Ravetti Pd: Considerazioni e commenti sulla politica locale e nazionale 347.0


Domenico Ravetti è stato recentemente eletto Segretario Provinciale del Pd e attualmente è anche Sindaco di Castellazzo Bormida, recentemente lo abbiamo incontrato nel suo ufficio in Comune, per uno scambio di opinioni, nelle contesto delle quali ha tenuto innanzi tutto a sottolineare la sua soddisfazione per avere (grazie al lavoro della sua maggioranza e all’impegno di tutti i dipendenti comunali), realizzato, anche nel suo secondo mandato, che è ormai al termine, tutti gli obiettivi previsti dal programma elettorale.
Queste le altre risposte alle mie domande:
Castellazzo Bormida sembra godere di una condizione favorevole dal punto di vista del bilancio, quali sono i prossimi importanti investimenti in programma?
Il bilancio del Comune di Castellazzo Bormida presenta una struttura in entrata solida che genera una sostanziale efficacia ai servizi che eroghiamo, per altro nel tempo abbiamo definito un sistema che risponde ai principi di uguaglianza e solidarietà sociale. Abbiamo realizzato il
programma che avevamo presentato agli elettori, un programma sobrio e realistico che muoveva appunto dalle disponibilità del bilancio. Mancano pochi mesi dalla fine del mio secondo mandato, ora il problema è l’agonia in cui versano tutti i Comuni d’Italia causata da normative nazionali assurde che umiliano gli Enti Locali e non offrono futuro. Per il bene dei cittadini la Riforma dello Stato deve iniziare da un nuovo Federalismo Comunale.
Dal suo nuovo incarico di responsabile provinciale del Pd, come vede la situazione locale e nazionale del partito Democratico? 
Il Partito Democratico è una risorsa per l’Italia ma così com’è non basta più. Siamo stati travolti da un esito elettorale che non prevedevamo, siamo rimasti schiacciati tra il “tutti a casa” di Beppe Grillo e l’esaltazione dell’individualismo Berlusconiano. Siamo stati giudicati in larga misura come si è soliti giudicare la vecchia politica che non si occupa delle persone e delle loro difficoltà. Eppure avevamo giocato una partita coraggiosa con le Primarie e le Primarie per scegliere i Parlamentari. Ora abbiamo di fronte una nuova stagione congressuale per definire meglio il nostro profilo Riformista e per rispondere nei particolari alle domande “chi siamo?” e “ a chi serviamo?”. Se parleremo d’Italia e non dei percorsi individuali dei dirigenti nazionali allora il congresso sarà un’occasione utile per ultimare la costruzione di un grande Partito. Questo vale anche per i livelli territoriali dove abbiamo molti iscritti e tanti amministratori locali che rappresentano gli elementi di forza da cui ripartire.
Ravetti, lei è d’accordo con il Governo delle larghe intese?
Il Governo delle larghe intese era l’unico Governo possibile dopo l’esito delle urne. Il Presidente della Repubblica non aveva alternative e Enrico Letta è persona capace ed autorevole. Detto questo bisogna affermare con altrettanta sincerità che questo non è il Governo che avevamo in mente e che il centro destra solo in emergenza non è
alternativo al centro sinistra. Superata questa fase, quindi non per un’intera legislatura e per fare dell’Italia un Paese normale, dovremmo restituire la parola agli elettori; con una nuova legge elettorale.
Non sono pochi, fra i politici di sinistra, quelli che dicono che Matteo Renzi rappresenti il nuovo e il futuro del Pd e che se alle elezioni, al posto di Bersani, ci fosse stato lui come candidato premier, il Pd le avrebbe vinte, qual’è la sua opinione in merito? 
Non abbiamo scelto Pierluigi Bersani nelle segrete stanze del Partito. Lo hanno scelto milioni di elettori con le Primarie. Matteo Renzi è uno dei leaders nazionali del Partito, una straordinaria personalità che può coniugare i verbi al futuro con coerenza. Non so cosa deciderà di fare nel prossimo dibattito congressuale e se deciderà di accettare la sfida per la Segreteria Nazionale del Partito. Vedremo. So che abbiamo bisogno di un Partito al servizio dell’Italia e non un Partito al servizio di un leader.
Ravetti ci dice qual’è la sua posizione in merito alla TAV?
Sono decenni che ovunque si sostiene l’utilità del Terzo Valico per sviluppare le potenzialità del porto di Genova nel raccordo con il centro e il nord dell’Europa. Sui temi generali non ho dubbi, come non ho dubbi rispetto alla fondamentale cautela con cui si deve affrontare la discussione sui rischi ambientali. Penso però che per la provincia di Alessandria l’opzione della logistica retro portuale non è una scelta marginale. Un fatto è l’infrastruttura che collega Genova all’Europa e tutt’altro fatto è l’infrastruttura che genera anche benessere sociale ed economico nei nostri territori grazie ad un articolato progetto di logistica retro portuale. Oggi serve una progettualità differente e un più ampio coinvolgimento non solo della politica. 
Il M5S è una forza politica che rappresenta il 25% degli elettori, qual’è la sua opinione su questo movimento a livello nazionale e sopratutto a livello locale?
Il Movimento 5 Stelle non è solo il contenitore della protesta contro il vecchio sistema politico. C’è anche quella ma sbaglieremmo se ci limitassimo ad una sola definizione. C’è Grillo e la sua vocazione allo spettacolo populista, ci sono attivisti capaci e con buone intenzioni e “arrivisti” che vedono il movimento come una scorciatoia per il loro successo. Ci sono e sono interessanti alcune idee per lo sviluppo delle comunità locali ma molte altre sono assolutamente impraticabili. Insomma, buone cose e altre meno. Però mi incuriosisce e mi interroga l’entusiasmo che ha accompagnato il M5S al 25% del consenso. Ma la Politica che serve è quella che compie le scelte a favore del prossimo. Su quel fronte non basta urlare “vai via, io sono meglio di te”.  
Siamo ormai vicini alla fine dell’Amministrazione Provinciale di Paolo Filippi, quali sono le sue valutazioni, sul passaggio prossimo delle competenze a Comuni e Regioni?
Non va bene. Non è così che si progetta il futuro delle comunità locali. Sono anni che, legge dopo legge, i cittadini utilizzano servizi pubblici locali più costosi con una qualità sempre più bassa. E’ obbligatorio offrire uno scenario nuovo di Riforme coraggiose e utili per le persone prima che per certa burocrazia. 
Serve un nuovo “paniere dei servi pubblici locali” e serve definire l’ambito territoriale ottimale per garantire un costo adeguato per servizi di buona qualità. Ci accorgeremmo che alcune attività potrebbero ancora essere svolte dai Municipi, altre dalle Unioni fra Comuni, altre, soprattutto per la programmazione, da Enti con dimensioni territoriali più ampie delle attuali province. Serve rivedere il ruolo e le funzioni delle Regioni e, infine, serve una sola Camera che si occupi di materie di interesse Nazionale e una Camera o Senato delle Autonomie, composta da Amministratori Locali. Così si eviterebbe di rincorrere il consenso del giorno dopo e si strutturerebbe uno Stato moderno ed efficiente.
Facciamo un passo indietro, a suo avviso a quando risalgono, e quali sono le principali cause e responsabilità del dissesto di Alessandria?  
La storia è lì a dimostrare che l’Amministrazione che ha preceduto l’attuale è quella che ha smarrito la rotta di una navigazione già compromessa.
Negli ultimi quinquenni sono state compiute scelte che appaiono oggi incompatibili con le finanze comunali; sono state decisioni sempre a favore del consenso del giorno dopo e mai con una visione e una prospettiva. Ammetto però che non mi affascina il livello della discussione posizionato sul terreno delle opinioni, in quel terreno c’è sempre qualcuno che ha buone ragioni. Sono più interessanti le analisi contabili, quelle normative e le conseguenti soluzioni possibili. Sono le uniche azioni che servono per un futuro diverso.
Però il M5S, afferma che il Pd e la sinistra, siano stati corresponsabili del dissesto di Alessandria, lei cosa risponde?
Rispondo per amor della verità: non sono nemmeno paragonabili le dimensioni delle responsabilità in capo al centro destra rispetto a quelle che negli anni hanno coinvolto il centro sinistra. Il punto è che sostenere questa tesi serve alla mia parte politica ma non serve a risolvere i gravi problemi della città.
Le partecipate del Comune di Alessandria, pare che rappresentino il problema principale,  lei concorda e se si, come andrebbe risolto?
Le partecipate sono state tempo fa una soluzione e per me possono tornare ad esserlo purchè si riconosca la fondamentale esigenza di realizzare un nuovo scenario normativo per il personale e per la funzionalità dei servizi che i Comuni in dissesto, come quello di Alessandria, devono erogare. Per essere chiaro, il risanamento è un prezzo che non devono pagare i lavoratori. Nessun lavoratore. 
Per finire, data la situazione, ritiene che Alessandria riuscirà ad evitare il dissesto 2.0?
Se la domanda fa riferimento al Consiglio Comunale in cui verrà votato il Bilancio riequilibrato rispondo così: il Sindaco presenterà al Consiglio Comunale un documento contabile che determinerà un Bilancio riequilibrato.
Pier Carlo Lava

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