La Cittadella: quis custodiet ipsos custodes?


Alessandria, di Guido Ratti 
Leggo su “Il Piccolo” – e anche sulla pagina locale di “La Stampa”- del 3 maggio corrente una novità di cui né io, né molti altri alessandrini eravamo a conoscenza. Nell’illustrare l’iniziativa del grande raduno regionale dei giovani di Azione Cattolica in Cittadella, tutti e due i giornali hanno insistito sull’adesione entusiasta alla manifestazione del FAI e del suo Delegato locale in qualità di “custodi della fortezza”: in molti abbiamo inteso che in qualche modo il FAI aveva concesso la Cittadella per il raduno.
Ho immediatamente telefonato in Comune dove hanno smentito categoricamente di aver
rinunciato alla custodia della Cittadella e tantomeno di averla ceduta al FAI: e identica smentita mi attendo lunedì prossimo quando porrò formalmente la stessa domanda all’Autorità del Demanio di Torino.
Dal canto suo l’Associazione Bersaglieri – che pure esercita un qualche controllo su apertura e chiusura della fortezza e per incarico del Comune gestisce il museo delle divise – non ne sapeva assolutamente nulla.
Credo dunque l’informazione data dalla stampa locale e regionale sia inesatta e fuorviante: perciò, insieme a molti
altri alessandrini, gradiremmo che la faccenda venisse chiarita e corretta una volta per tutte.
Questo senza nulla togliere – sia ben chiaro - alla meritoria attività del Fondo, ma solo per amor di precisione: e soprattutto perché non vorrei che a forza di sentir ripetere che altri custodiscono, altri gestiscono (talvolta anche in cambio di un’offerta), altri coordinano, altri decidono, altri restaurano, gli alessandrini alla fine non rinuncino ad aver voce in capitolo sulla Cittadella e dentro.
Come è loro diritto-dovere di concessionari (attraverso il Comune) di questo bene del Demanio.
Se invece il termine “custode” è stato usato dai giornalisti in senso metaforico-morale, direi
che è comunque errato: e che sarà opportuno rettificare utilizzando per il caso specifico termini giuridicamente meno impegnativi.
Ciò detto, auspicherei che d’ora in poi “custodia” e “tutela” fossero correttamente coniugati al plurale dai giornali e da quanti già operano in Cittadella: e magari senza ostracismi nei confronti di chi vorrebbe operare senza dover subire gerarchie prestabilite (ma da chi?); auspicherei anche e soprattutto che “custodia” e “tutela” corrispondessero a direttive e ipotesi di lavoro esplicite e condivise; magnifico sarebbe condividere i nuovi inquilini, che siano una scuola di golf piuttosto che un club di ricamatrici all’uncinetto.
In questo senso l’esperienza di“Rilanciamo Alessandria” ha dimostrato quel che pareva
impossibile fino a ier l’altro in questa città che pare ormai consapevole che tutti gli
strombazzamenti mediatici dell’ultimo anno non hanno portato né porteranno una lira in Cittadella; e che per ora le risorse necessarie – braccia, pecunia e attrezzi - le hanno fornite solo e soltanto loro, gli alessandrini.
Io credo che una bella azione collettiva di “custodia” e “tutela” della Cittadella, ad esempio,
potrebbe essere esercitata per impedire la proliferazione di quel parallelepipedo giallo-verde che ormai deturpa e blocca la visuale della fortezza per chi viene da Astuti (ci sono tante altre aree commerciali e industriali intorno alla città): non si tratta di demolire l’obbrobrio paesaggistico ma almeno di arrangiare il tremendo impatto visivo dei colori …. (ma non c’era nessuno in Comune tra eletti ed amministrativi ad accorgersi di quello che stavano lasciando fare? Possibile che nessuno abbia mai alcuna responsabilità?)
Altra bella azione collettiva potrebbe essere quella di convincere il Comune a ricollocare in
posizioni di minor impatto negativo i cassonetti , i gabinetti chimici, i serbatoi e altre strutture posticce che deturpano il volto del “carré” interno della fortezza.
Una volta ben chiaro a tutti che la Cittadella è una risorsa per Alessandria (non per altri “custodes”!), e osservando le regole della civile convivenza, sarà senz’altro più facile collaborare e gestire e “custodire” la Cittadella in collettivo: accorgendoci che anche riviverla e rivitalizzarla e tutelarla e restaurarla sarà assai meno difficile di quel che qualcuno ha interesse a far credere.

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