CRESCI ITALIA: PROPOSTA DI INTERVENTO TESO A FAVORIRE NEL BREVE TEMPO LAVORO E CRESCITA


Ricevo e pubblico un interessante e condivisibile proposta di Mauro Traverso, per dare lavoro ai disoccupati:
La situazione economica del Paese continua ad essere critica. Le recenti iniziative assunte dai due Governi, prima Berlusconi poi Monti, con manovre economiche correttive dei conti pubblici, attraverso un aumento delle entrate tributarie ed una riduzione dei costi , hanno rimesso in condizione di sicurezza il sistema.
Le ultime disposizioni legislative di urgenza ed ordinarie assunte dal Governo nei primi tre mesi del 2012, tendono a creare i presupposti normativi per favorire la crescita economica del Paese. Liberalizzazioni, semplificazioni, ed in ultimo interventi sul mercato del lavoro e la preannunciata riforma del sistema fiscale, rappresentano in estrema sintesi i campi di intervento attuati o in corso di attuazione.
In questa quadro di azione, a mio avviso, manca e necessita urgentemente un intervento straordinario, seppur temporalmente limitato, che determini una forte “sferzata” alla situazione occupazionale contingente ormai stagnante e in continua regressione. In quanto caratterizzata da una disoccupazione in termini assoluti costantemente sopra i 2 milioni di persone in cerca di lavoro ed una messa in cassa integrazione, in tutte le sue forme e sfaccettature, di altrettante centinaia di migliaia di lavoratori.
Questo ci conferma che se non si riesce a far ripartire una ripresa economica, la sola dovuta, ma insufficiente, azione sulle entrate e sui risparmi diventa una soluzione monca destinata ad essere più volte reiterata sino ad un punto, estremizzando, di impossibile applicazione in quanto nulla più  si potrà chiedere sia sotto l'aspetto delle entrate (pressione fiscale) sia sotto l'aspetto dei risparmi che, esauriti gli sprechi e le inefficienze, dovrà colpire i servizi essenziali. Si innescherebbe così un circolo vizioso di non ritorno simile alla situazione della Grecia: si può avere sempre più entrate, si può ottenere sempre più risparmi, ma tutto ciò non economicamente possibile sino all'infinito!     
Ora, a prescindere dal dovere etico, costituzionalmente inserito nei Principi Generali, di operare per garantire a tutti di accedere al lavoro, intendo esporre una riflessione prettamente economica del problema in un ottica anche di convenienza economica per il Paese.
Costo effettivo del lavoro:
ANALISI SITUAZIONE DATA
L'ipotesi programmatica prende spunto dalla breve analisi economica esistente dovuta alla situazione di disoccupati disponibili all'impiego e di lavoratori totalmente o parzialmente posti in situazione di Cassa integrazione, mobilità, disoccupazione indennizzata.
Disoccupati in cerca di impiego.
Questi soggetti attualmente non producono e non percepiscono, loro malgrado, reddito da lavoro. Quindi non contribuiscono al finanziamento delle spese dello Stato, nel più ampio termine, versando imposte dirette. Ovviamente ricevono dalla P.A. i servizi universali.
Cassa integrati e disoccupati indennizzati.
Questi altri lavoratori non producono direttamente reddito ma percepiscono, dai fondi appositi alimentati o da contribuzione o da fiscalità generale, reddito assimilabile in forma di sussidi. Su tali provvidenze subiscono le ritenute fiscali partecipando al finanziamento delle spese dello Stato. 
Oltre alla situazione descritta, analizziamo anche il problema dei problemi, ormai storico:il costo del lavoro. Conosciuto volgarmente come “cuneo fiscale”, rappresenta quanto globalmente è il costo a carico dell'impresa rispetto a quanto di netto percepisce il lavoratore. Qui il rapporto è veramente pesante sia comparando il valore assoluto ed il rapporto percentuale tra il costo impresa  ed il lordo in busta paga (mediamente il 135%) ed ancora di più il rapporto con il netto in busta paga (mediamente il 180%).  In altri termini, per ogni € 100,00 lordi in busta paga al lavoratore, all'impresa costa € 135,00 ed ancora più macroscopico per ogni € 100,00 netti in busta paga al lavoratore, all'impresa costa € 180,00.
La difficoltà per le imprese sui mercati interni ed internazionali, nonostante la riconosciuta ed indiscutibile qualità dei prodotti italiani è in parte importante rappresentata proprio dal costo del lavoro.
Ora, la domanda è: ha senso avere un grande numero di disoccupati in cerca di lavoro senza cercare di attivare un
sistema temporaneo di grande facilità e convenienza ad occupare tali soggetti per le imprese di tutte le categorie e dimensioni e per ché no anche la P.A.?
L'idea è quella di annullare il delta di costo aggiuntivo che le imprese sopportano rispetto al netto che in busta paga percepisce il lavoratore ex disoccupato nuovo assunto. Quindi, nell'esempio sopra brevemente richiamato e quantificato, l'impresa assumendo il disoccupato dovrà corrispondere unicamente il NETTO senza alcun altro aggravio indiretto o diretto. Condizione per l'impresa è che l'assunzione dovrà avvenire unicamente a tempo indeterminato (ed eventualmente stagionale per alcuni ben determinati settori) con una previsione di  non computo per il periodo sperimentale. Ciò per permettere alle imprese piccole di crescere senza timore di entrare in un mercato del lavoro rigido, che a detta loro, da sempre ha scoraggiato la crescita.
La agevolazione sul costo del lavoro varrà per 3 anni dall'assunzione.   
Esemplifichiamo il concetto:
1. Disoccupati:
1. attraverso una puntuale attivazione dei Centri per l'Impiego, organizzare l'incontro della domanda e dell'offerta di lavoro al fine di monitorare sotto tutti gli aspetti il progetto per evitare possibili deviazioni dalla regola;
2. il neo assunto sarà inquadrato sulla base dei CCNL di categoria maggiormente rappresentativi. Quantificato il compenso lordo previdenziale teoricamente applicabile dedotto degli oneri sociali e previdenziali, ottenuto così l'imponibile fiscale che dedotto unicamente degli oneri di produzione del reddito, previsti dalla normativa fiscale, senza altra deduzione o detrazione, rappresenterà per il lavoratore il netto in busta paga  (su cui non dovrà subire alcuna ritenuta fiscale principale ne addizionale) e per l'impresa l'unico costo del lavoro   (su cui non dovrà aggiungere nessun altro onere ne previdenziale ne fiscale);
3. sotto l'aspetto previdenziale, non essendovi versamento di contributi ne da parte del lavoratore ne da parte dell'impresa, il periodo di lavoro così agevolato varrà come contribuzione figurativa;
4. sotto l'aspetto fiscale, il lavoratore non percependo un reddito lordo ma solo netto non sarà tenuto a versare alcuna imposta diretta o addizionale. Analogamente l'impresa non corrispondendo retribuzione lorda ma solo netta non opererà trattenuta alcuna ed il costo di questo lavoratore non sarà imponibile ai fini Irap o di altre imposte.
5. Per il sistema Paese il progetto sopra descritto comporta da una parte un mancato introito fiscale (ne da versamenti del lavoratore ne dell'impresa) ma dall'altro un introito fiscale indiretto poiché l'ex disoccupato privo di reddito avrà un reddito disponibile da spendere e quindi immettere nel circuito economico comprando beni e servizi che per chi li fornirà rappresenteranno un incremento fatturato e quindi di utile soggetto a tutte le ritenute previste dalle leggi. 
Analogamente l'impresa, che ha assunto in regime agevolato l'ex disoccupato, sarà in grado da una parte di produrre beni e servizi ad un costo inferiore e quindi sarà più competitiva e la maggiore produzione ottenuta dal lavoro del nuovo occupato creerà un aumento di fatturato e pertanto di utile da sottoporre a normale tassazione fiscale.
2. Cassaintegrati ecc.:
1. anche per questi lavoratori in una situazione di inattività involontaria ma temporaneamente indennizzata con interventi di sostegno al reddito a carico dell'Inps o di altri enti pubblici, prevedere un accesso a nuovo impiego o rientro all'impiego con le stesse caratteristiche retributive, previdenziali, e fiscali  descritte per i disoccupati e per le imprese possa rappresentare un utile sistema per l'economia.
2. Da una parte, si risparmierebbero i fondi per il loro sostegno al reddito e dall'altra si innescherebbe lo stesso circolo virtuoso nell'economia sopra descritto,.
In conclusione, per il sistema Paese, un siffatto progetto potrebbe rappresentare uno sviluppo  economico, una diminuzione della disoccupazione e della inoccupazione, una garanzia positiva e produttiva di reddito per la popolazione in età lavorativa e non un sistema di sussidi, un volano per tutta la economia.
Sotto l'aspetto fiscale, se ad un primo e sommario aspetto parrebbe un mancato introito (che comunque è reale) ad una più attenta e precisa analisi  innescando gli introiti indiretti derivanti dagli aumenti di fatturato può realizzare  un vero e proprio pareggio tra – entrate dirette + entrate indirette creando una partita di giro. O quanto meno, un diverso approccio virtuoso per un dovere di aggredire due problemi connessi: la disoccupazione e la crescita economica.
Concludendo la proposta, credo che non esistano impedimenti legislativi di alcun genere se non eventualmente superabili con un altrettanto provvedimento avente forza di Legge istitutivo del sistema agevolato descritto.
Sono personalmente disponibile a qualunque confronto sull'argomento al fine di dibatterne la fattibilità o meno in qualsiasi sede Istituzionale, mediatica o culturale.
Mauro Traverso

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