Stati Uniti, Russia e Cina: il 2018 è l’anno dell’assalto al petrolio e al gas del Circolo polare Artico
Trump cancella altri pezzi dell'eredità di Obama e
liberalizza le trivellazioni laddove il predecessore aveva imposto vincoli.
Putin conta su tecnologia navale e nucleare per accaparrarsi le rotte migliori
e i giacimenti sottomarini. Mentre Pechino, forte di investimenti miliardari,
cerca una soluzione alla dipendenza dal carbone
Dagli Stati Uniti a Russia e Cina: il 2018 sarà l’anno
dell’assalto al Circolo polare Artico. Una corsa
accelerata dallo scioglimento dei ghiacci. Lo ha già annunciato a più riprese
il presidente Vladimir Putin e lo dimostra la decisione di Donald Trump di mandare al macero un altro
pezzo della politica ambientalista di Obama. L’inquilino della Casa Bianca ha spianato la strada ai
petrolieri: su sua indicazione il governo concederà nuove autorizzazioni per
l’estrazione di greggio e gas al largo di quasi tutte le coste degli Stati
Uniti. La decisione del dipartimento dell’Interno, che si occupa di gestire le
risorse naturali, riguarda un’area di oltre 4 milioni di chilometri quadrati tra Oceano Atlantico, Oceano
Pacifico e Mar Glaciale Artico. E anche nelle acque di Florida e California,
per la prima volta dopo decenni. Le concessioni dureranno cinque anni, dal 2019 al 2024. Questo nonostante
i prezzi del petrolio non siano certo un incentivo per l’estrazione offshore. Avviene tutto negli stessi giorni in cui, grazie ad
autorizzazioni arrivate negli anni sia da Stati Uniti (anche
nell’era Obama) sia da Alaska, l’italiana Eni ha iniziato a
trivellare in cerca di petrolio a Oliktok Point, località che
affaccia sul Mare di Beaufort, la stessa da cui aveva provato nel 2015 anche la
compagnia anglo-olandese Shell, prima di arrendersi davanti a difficoltà
tecniche e vincoli ambientali. Continua a leggere….
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