A morte i poveri, di Shumona Sinha
Recensione di Cristina Saracano. Alessandria
Una storia d’immigrati. Una ragazza indiana passa la notte in
commissariato per aver rotto una bottiglia in testa a un immigrato. Qui rivive
la sua storia: anche lei, immigrata, ora si guadagna da vivere come interprete
per i richiedenti asilo.
L’autrice, indiana che vive a Parigi, vince a soli diciassette
anni il premio come miglior poeta del Bengala. Anche questo romanzo ha uno
stile essenziale, che richiama la poesia, che mi è piaciuto particolarmente.
Crudo e sconvolgente, persino nel
titolo, ripreso da una poesia di Baudelaire, invita a riflettere ancora una
volta sulle storie attuali e reali, sui problemi, le speranze, le sconfitte
degli immigrati
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