PAPA FRANCESCO: IL ’68 COLONIZZAZIONE IDEOLOGICA DEI PIÙ RICCHI A DANNO DEI PIÙ POVERI
PAPA
FRANCESCO, DISCORSO AI MEMBRI DEL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA
SEDE PER LA PRESENTAZIONE DEGLI AUGURI PER IL NUOVO ANNO, Sala Regia, Lunedì, 8
gennaio 2018: "Nel corso degli anni, soprattutto in seguito ai
sommovimenti sociali del “Sessantotto”, l’interpretazione di alcuni diritti è
andata progressivamente modificandosi, così da includere una molteplicità di
“nuovi diritti”, non di rado in contrapposizione tra loro. Ciò non ha sempre
favorito la promozione di rapporti amichevoli tra le Nazioni[8], poiché si sono
affermate nozioni controverse dei diritti umani che contrastano con la cultura
di molti Paesi, i quali non si sentono perciò rispettati nelle proprie
tradizioni socio-culturali, ma piuttosto trascurati di fronte alle necessità reali
che devono affrontare. Vi può essere quindi il rischio – per certi versi
paradossale – che, in nome degli stessi diritti umani, si vengano ad instaurare
moderne forme di colonizzazione ideologica dei più forti e dei più ricchi a
danno dei più poveri e dei più deboli. In pari tempo, è bene tenere presente
che le tradizioni dei singoli popoli non possono essere invocate come un
pretesto per tralasciare il doveroso rispetto dei diritti fondamentali
enunciati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
08/01/2018 - Anche i rapporti fra le Nazioni, come i rapporti
umani, «vanno regolati nella verità, nella giustizia,nella solidarietà
operante, nella libertà»[2]. Ciò comporta «il principio che tutte le comunità politiche sono uguali per dignità di natura»[3], come pure il
riconoscimento dei vicendevoli diritti,unitamente all’adempimento dei rispettivi doveri[4]. Premessa
fondamentale di tale atteggiamentoè l’affermazione della dignità di ogni persona umana, il cui
disprezzo e disconoscimento portano ad atti di barbarie che offendono la coscienza
dell’umanità[5]. D’altra parte, «il riconoscimentodella dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana
e dei loro diritti, uguali ed inalienabili,costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e
della pace nel mondo»[6], come afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.A tale
importante documento, a settant’anni dalla sua adozione da parte dell’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite,
avvenuta il 10 dicembre 1948, vorrei dedicare il nostro incontro odierno. Per laSanta
Sede, infatti, parlare di diritti umani significa anzitutto riproporre la
centralità della dignitàdella persona, in quanto voluta e creata da Dio
a sua immagine e somiglianza. Lo stesso SignoreGesù, guarendo il
lebbroso, ridonando la vista al cieco, intrattenendosi con il pubblicano,
risparmiando la vita dell’adultera e invitando a curare il
viandante ferito, ha fatto comprendere
come ciascun essere umano, indipendentemente dalla sua
condizione fisica, spirituale o sociale,
sia meritevole di rispetto e considerazione. Da una
prospettiva cristiana vi è dunque una
significativa relazione fra il messaggio evangelico e il
riconoscimento dei diritti umani, nello spirito
degli estensori della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo.Tali diritti traggono il loro presupposto dalla natura che
oggettivamente accomuna il genereumano. Essi sono stati enunciati per
rimuovere i muri di separazione che dividono la famigliaumana e favorire
quello che la dottrina sociale della Chiesa chiama sviluppo umano integrale,poiché
riguarda la «promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo […] fino a comprendere
l’umanitàintera»[7]. Una visione riduttiva della persona umana apre
invece la strada alla diffusione dell’ingiustizia,
dell’ineguaglianza sociale e della corruzione.Occorre tuttavia
constatare che, nel corso degli anni, soprattutto in seguito ai sommovimenti
sociali del “Sessantotto”, l’interpretazione di alcuni diritti è andata
progressivamente modificandosi, così da includere una molteplicità di
“nuovi diritti”, non di rado in contrapposizione tra loro. Ciò non ha
sempre favorito la promozione di rapporti amichevoli tra le Nazioni[8], poichési
sono affermate nozioni controverse dei diritti umani che contrastano con la
cultura di molti Paesi, i quali
non si sentono perciò rispettati nelle proprie tradizioni socio-culturali, ma
piuttosto
trascurati di fronte alle necessità reali che devono
affrontare. Vi può essere quindi il rischio – per
certi versi paradossale – che, in nome degli stessi diritti
umani, si vengano ad instaurare moderne
forme di colonizzazione ideologica dei più forti e dei più
ricchi a danno dei più poveri e dei più
deboli. In pari tempo, è bene tenere presente che le
tradizioni dei singoli popoli non possono
essere invocate come un pretesto per tralasciare il doveroso
rispetto dei diritti fondamentali
enunciati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo.A settant’anni di distanza, duole rilevare come molti diritti
fondamentali siano ancor oggi violati.Primo fra tutti quello alla vita,
alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana[9]. Non sonosolo
la guerra o la violenza che li ledono. Nel nostro tempo ci sono forme più
sottili: penso anzitutto ai bambini innocenti, scartati ancor prima di
nascere; non voluti talvolta solo perché malati o malformati o per
l’egoismo degli adulti. Penso agli anziani, anch’essi tante volte scartati,
soprattutto se malati, perché ritenuti un peso.
Penso alle donne, che spesso subiscono violenze e
sopraffazioni anche in seno alle proprie famiglie. Penso poi
a quanti sono vittime della tratta dellepersone che viola la proibizione
di ogni forma di schiavitù. Quante persone, specialmente in fuga
dalla povertà e dalla guerra, sono fatte oggetto di tale
mercimonio perpetrato da soggetti senza
scrupoli?Difendere il diritto alla vita e
all’integrità fisica, significa poi tutelare il diritto alla salute della
persona e dei suoi familiari. Oggi tale diritto ha assunto
implicazioni che superano gli intendimenti
originari della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo, la quale mirava ad affermare il diritto
di ciascuno ad avere le cure mediche e i servizi sociali
necessari[10]. In tale prospettiva, auspico
che, nei fori internazionali competenti, ci si adoperi per
favorire anzitutto un facile accesso per tutti
alle cure e ai trattamenti sanitari. È importante unire gli
sforzi affinché si possano adottare politiche
in grado di garantire, a prezzi accessibili, la fornitura di
medicinali essenziali per la sopravvivenza
delle persone indigenti, senza tralasciare la ricerca e lo
sviluppo di trattamenti che, sebbene non
siano economicamente rilevanti per il mercato, sono determinanti
per salvare vite umane.
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