Un mondo che non esiste più, di Lia Tommi
Sono
cresciuta in una piccola e stretta strada di Borgo Rovereto. Allora molte case erano quasi
fatiscenti, i muri scrostati, le ringhiere arrugginite, i cortili
bui e umidi, con le cassette della posta sparse un po’ ovunque, l’odore
vago di muffa, mischiato a quello del soffritto. Rampicanti improbabili
in certi angoli. I panni stesi in fila ad asciugare davano colore a
scenari un po’ squallidi .Le finestre quasi sempre aperte, quando per
areare, quando per far uscire l’odore dei cibi, lasciavano
rimbombare strilli di bambini, urlare di litigi, musica dalla radio e dal
televisore: canzonette, le sigle dei telegiornali, di Carosello, della TV
dei ragazzi, dei programmi sportivi storici , come ” 90°minuto” e
“La domenica sportiva”.I miei genitori, con tanti sacrifici, avevano comprato
un piccolo alloggio di ringhiera, poi, col passare degli anni e il
miglioramento delle condizioni economiche, ampliato e restaurato, fino a
trasformarlo in un grazioso appartamento, dotato di ogni comodità. Il cortile, dapprima riservato al solo
gioco dei bimbi, al transito delle biciclette, di un’Ape e qualche carretto,
gradualmente diventò spazio destinato al parcheggio
delle auto, con l’avvento di due 850, di due 127, una 128, una 500, acquistate
con entusiasmo dai condomini.Il progresso era evidente:con le prime auto,
i primi telefoni (duplex, per risparmiare), e poi i televisori a colori e
i mega impianti stereo.La vita era corale, ogni evento come tale vissuto:
nascite, matrimoni, lutti. Non si era mai veramente soli: a 7/8
anni rimanevi da solo in casa, e in caso di necessità qualche
vicino avrebbe provveduto.In questi ricordi ci sono anche i vecchi artigiani:
le due botteghe di calzolaio, una a destra e una a sinistra del mio
portone, piccole, buie, poco pulite, col nero nelle pareti e
nelle loro mani. E il materassaio, che si metteva sotto l’androne
di casa sua a imbottire di lana e cucire materassi. E il ciclista
Giulio, zoppo, ma che sulla sua bici correva come un fulmine, e appena
avevi un problema di freni o una ruota bucata, faceva miracoli e aveva pure una
caramella da regalarti. Nel vicolo dietro casa c’era persino un anziano
carbonaio, non ricordo fino a quando in attività.E poi le latterie che
passarono dalle ghiacciaie ai frighi, il profumo di naftalina nella merceria e
quello intenso della drogheria. Le donne in bicicletta col foulard in
testa e la sirena della Borsalino che scandiva i momenti della giornata.Tanti ricordi, di un
mondo che non esiste più.
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