Sicilia, il settore dei rifiuti in emergenza da vent’anni: tra debiti miliardari, clientelismo e l’ombra di Cosa nostra

Nei giorni scorsi l'allarme del neogovernatore Musumeci: "La situazione della gestione dei rifiuti è assai grave. Ho bisogno di poteri speciali. A settembre le discariche saranno piene". Ma la commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti ha ricostruito due decenni di gestione: tra commissariamenti, super consulenti dallo stipendio d'oro, enti regionali creati con il solo obiettivo di dare nuovi posti di lavoro che in tempi di elezioni diventavano voti
Il primo stato di emergenza risale al 1999. L’ultimo vorrebbe ottenerlo a breve il neogovernatore Nello Musumeci. In mezzo c’è praticamente di tutto: commissariamenti a ritmo continuo, super consulenti dallo stipendio d’oro, enti regionali creati con il solo obiettivo di dare nuovi posti di lavoro che in tempi di elezioni diventavano voti. E, ovviamente, l’ombra lunga delle tangenti, della corruzione, di Cosa nostra. È in questo modo che sono stati gestiti i rifiuti in Sicilia negli ultimi vent’anni. Governi di destra, sinistra e – soprattutto – centro hanno sempre promesso che avrebbero risolto la questione. Risultato? Sono stati spesi venti miliardi di euro e oggi il settore dello smaltimento sull’isola è indebitato per 1,8 miliardi. Quanto è cresciuta la differenziata nel frattempo? Lo ricorda Antonio Fraschilla sull’edizione palermitana di Repubblica: si è passato dal 3 al 15percento. Solo per fare un esempio, nello stesso periodo la Campania è passata dal 3 al 46 percento. Continua a leggere…..


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