Le cose che contano, di Cristina Saracano

Come ogni giorno si trovava al solito posto: nella stanza enorme illuminata dai neon appesi al soffitto in maniera perfettamente regolare, come lo spazio tra un operatore e l’altro, col divisorio di plastica colorata di blu cobalto che impediva di vedere chi e cosa facesse chi si trovava a pochi centimetri da noi;  l’insieme di voci maschili e femminili ben assortite sempre più fastidioso e monotono. Nulla era mutato rispetto a ieri, quindi non fece altro che raggiungere la sua postazione, sedersi e indossare immediatamente le cuffie per isolarsi da tutto e da tutti e incominciare“il suo lavoro”.Elena da un anno aveva ottenuto “quel posto”: il contratto poteva essere rinnovato ogni tre mesi, cosa che finora era sempre stata fatta perché aveva dimostrato “grandi capacità umane, innate gentilezza e cortesia con la Clientela”, così l’aveva elogiata il suo responsabile, che soddisfazione!Era davvero gratificante dopo sedici anni passati sui libri e uno in Inghilterra sapersi una ragazza,  diciamo pure: una donna,  affabile al telefono con degli sconosciuti dai differenti accenti italiani e non, generalmente molto adirati con compagnie telefoniche o assicuratrici, o, semplicemente, alle prese con i “nuovi problemi che affliggono la parte opulenta dell’umanità” apparentemente lineari, ma che ben presto divengono scogli insormontabili. Continua a leggere….



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