CORTE DEI CONTI: FONDI UE ALL’ITALIA DA 12,07 MILIARDI A 11,3 (-6%)
Relazione
annuale al Parlamento su “I rapporti finanziari con l’Unione europea e
l’utilizzazione dei Fondi comunitari” sull’esercizio finanziario 2016”
Roma, 5 gennaio 2018 - La Corte dei conti ha inviato al
Parlamento la Relazione annuale su “I rapporti finanziari con l’Unione Europea
e l’utilizzazione dei fondi comunitari”, predisposta dalla Sezione di controllo
per gli affari comunitari ed internazionali, con riferimento all’esercizio
finanziario 2016. La Relazione ha esaminato i flussi finanziari e gli stati di
attuazione delle politiche economiche, raffrontando ove possibile i dati
relativi alla Programmazione 2007-13 con quella della Programmazione in corso
2014-20.
Con riferimento ai flussi finanziari tra l’Unione Europea e
l’Italia, con specifico riferimento all’esercizio 2016, si è constatata una
diminuzione dell’apporto italiano al finanziamento del bilancio dell’Unione:
15,7 miliardi, che corrispondono a una flessione del 4,7 per cento rispetto al
2015. Anche sul versante delle somme accreditate all’Italia per
l'attuazione delle Politiche europee, si è registrato un decremento rispetto al
precedente esercizio (da 12,07 miliardi a 11,3, pari a -6%), frutto di un minor
assorbimento di risorse dai Fondi europei dopo l’accelerazione di spesa dell’anno
2015, ultimo del ciclo di Programmazione 2007-2013, e pertanto fortemente
condizionato dalle esigenze di pagamento della fase conclusiva. Ne è risultata
sostanzialmente invariata la posizione di contributore netto (propria degli
Stati membri che ottengono assegnazioni di entità inferiore rispetto alle
contribuzioni che versano al bilancio comunitario), nella quale il nostro Paese
si trova da molti anni. Il contributo netto dell’Italia - pari a
4,4 miliardi nel 2016 – è risultato analogo a quello registrato nel 2015,
collocando il nostro paese al quinto posto tra i maggiori contributori netti,
dopo Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi.Tuttavia, la sola
considerazione dei saldi finanziari, costantemente negativi per il nostro
Paese, non esaurisce l’analisi economica dei costi e dei benefici derivanti
dalla partecipazione all’Unione Europea. A rendere più evidenti i benefici,
potrebbe contribuire in futuro un più diretto collegamento tra risorse devolute
all’Europa e finanziamento di “beni pubblici europei” (quali ad esempio la
stabilità finanziaria, lo sviluppo sostenibile, la protezione ambientale), nel
quadro della riforma del sistema delle risorse proprie attualmente in corso di
discussione.L’analisi si è dunque focalizzata sui livelli di attuazione
delle politiche di coesione socio-economica, di cooperazione territoriale,
della pesca e agricola comune, costruendo un’analisi degli effetti, in termini
di attuazione, delle innovazioni procedurali che hanno interessato il nuovo
periodo di programmazione 2014-2020. Il dato comune che emerge da tale analisi
è che la Programmazione 2007-13, pur partita con forti ritardi, ha poi
recuperato, sul piano dell’attuazione, rispetto agli obiettivi di spesa,
chiudendosi con un risultato vicino all’integrale assorbimento delle risorse
europee assegnate all’Italia (anche se per la politica agricola comune e per
quella della pesca si sono osservati risultati disomogenei, sia nel dettaglio
territoriale, che per tipologia di intervento). Si tratta di un risultato indubbiamente
positivo, specialmente in un contesto di generale contrazione degli
investimenti pubblici, in cui le risorse programmate nel quadro delle Politica
europee hanno rappresentato la principale fonte di finanziamento della spesa di
sviluppo. Tale risultato è frutto di un notevole sforzo gestionale
da parte delle autorità responsabili dei Programmi e di innovative soluzioni di
flessibilità concordate con la Commissione Europea. Altrettando comune appare
il dato relativo al ritardo strutturale nell’attuazione degli interventi
previsti nel nuovo periodo di Programmazione 2014-2020, dove la capacità di
spesa e di pagamento è ben lungi da registrare i livelli attesi, considerando
che si è giunti a metà del ciclo di Programmazione, e presenta il rischio di
compromettere seriamente gli intenti di miglioramento delle performance
rispetto al ciclo precedente, promossi dalle innovazioni procedurali poste in
essere.La relazione, si è, peraltro, soffermata sul tema delle
infrazioni, delle irregolarità e frodi, nonché delle iniziative di promozione
della legalità e della correttezza, nelle procedure di attuazione e di spesa
delle amministrazioni coinvolte. Con riferimento alle infrazioni, anche nel
2016, continuano a destare preoccupazione i dati relativi alle procedure aperte
contro l’Italia per violazione della normativa europea e ai riflessi finanziari
a carico del bilancio nazionale, in termini di ingenti esborsi per penali
(oltre 400 milioni negli ultimi 5 anni).Con riferimento alle
irregolarità e frodi, a danno del bilancio dell'UE, nel 2016, gli importi
irregolari da recuperare sono risultati elevati (la casistica più ricorrente ha
interessato la violazione della normativa sugli appalti), con un’incidenza
maggiore per i Programmi Operativi Nazionali (65,6%) rispetto ai programmi
regionali (34,4%) e con situazioni di maggiore criticità nel Meridione. A
conclusione del rapporto, infine, per tracciare un quadro più completo del
ruolo di controllo svolto dalla Corte dei conti, è presentata una sintesi delle
analisi e dei dati emersi dalle attività delle Sezioni regionali di controllo,
in relazione all’utilizzazione dei fondi comunitari nelle singole regioni.
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