Omicidio Mattarella, 38 anni dopo le targhe dei Nar sono scomparse. Grasso: “Fu convergenza d’interessi”
Il presidente della Regione Siciliana, fratello dell'attuale
presidente della Repubblica, venne ucciso la mattina del 6 gennaio 1980 mentre
stava andando a messa per l'epifania. Per quell'omicidio vennero condannati i
boss della Cupola mafiosa, come mandanti, mentre con l'accusa di essere i
killer finirono alla sbarra Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, esponenti
del gruppo terroristico di estrema destra dei Nar, assolti in via definitiva
C’è chi
rilancia l’ipotesi di riaprire le indagini. Chi vorrebbe addirittura costituire
una commissione parlamentare d’inchiesta per indagarci sopra. E chi coglie
l’occasione per proporre persino una riforma della commissione Antimafia. È quasi
un escamotage politico
giudiziario l’anniversario numero
38 dell’omicidio di Piersanti
Mattarella. Il presidente della Regione Siciliana, fratello
dell’attuale presidente della Repubblica, venne ucciso la mattina del 6 gennaio
1980 mentre stava andando a messa per l’epifania. Per quell’omicidio vennero
condannati i boss della Cupola mafiosa, come mandanti, mentre con l’accusa di
essere i killer finirono alla sbarra Giusva
Fioravanti e Gilberto
Cavallini, esponenti del gruppo terroristico di estrema destra dei
Nar, assolti in via definitiva.Da qualche anno, però, la procura di Palermo
valuta alcuni elementi che potrebbero portare alla riapertura delle
indagini sulla pista nera. Come ha scritto Il
Fatto Quotidiano già nel gennaio del 2016, uno degli elementi nuovi
valutati dagli inquirenti è legato alle targhe d’automobile ritrovati nel covo
di via Monte Asolone e a
Torino, gestito dai terroristi di Terza
Posizione.
Sono due spezzoni – “PA 53” della prima targa e
“0916” della seconda – che sarebbero stati utilizzati dai killer per fabbricare
la targa falsa della Fiat 127 utilizzata per l’agguato. Solo che, come scrive
il quotidiano Repubblica, oggi quelle targhe sono scoparse, probabilmente
distrutte dopo un lungo pellegrinare tra uffici giudiziari di mezza Italia. Lo
spunto su quelle targhe venne raccolto da Loris D’Ambrosio, magistrato esperto
in trame nere, e pubblicato per la prima volta dal giornalista Giovanni Grasso,
oggi portavoce del Quirinale, nel suo libro sull’omicidio Mattarella. Continua
a leggere….
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