Perché Putin no?, by Giancarlo Patrucco
by Giancarlo Patrucco
Oggi già siamo nuovamente sommersi dalle notizie riguardanti
la scelta del nuovo Presidente della Repubblica, ma io ho ancora un rospetto
che mi è rimasto in gola da ieri e vorrei provare a levarmelo.
Dunque. Ieri, martedì 27 febbraio, era il Giorno della
Memoria, data scelta perché quel 27 gennaio 1945 avvenne la liberazione del
campo di sterminio di Auschwitz da parte delle avanguardie della LX Armata
Sovietica. Nella loro fuga precipitosa, i nazisti non riuscirono a distruggere
le installazioni, né tanto meno a nascondere
quanto restava di quell’orrenda
fabbrica di morte: un milione e cinquecentomila vittime, per lo più ebrei, che
andarono ad aggiungersi alle altre centinaia di migliaia, sparse fra Treblinka,
Belzec, Sobibor, Chelmo, Majdanek, per fermarsi solo ai campi in territorio
ucraino e polacco. Sei milioni è l’attuale stima dell’Olocausto. Una cifra
terribile, che non potrà, non dovrà mai essere dimenticata.
Ieri, martedì 27 gennaio, ad Auschwitz si sono riuniti, per
non dimenticare, i rappresentati di 38 Paesi e 300 superstiti, con il loro
numero ancora ben visibile sul braccio. C’era l’Italia, rappresentata da Pietro
Grasso, la Francia, rappresentata da Hollande e, naturalmente, i rappresentanti
dei governi polacco e ucraino. C’era anche, il ministro degli esteri russo,
Sergey Lavrov, che si è trovato di fronte a una polemica miserevole. – Sono
state le truppe ucraine a liberare il lager – ha detto il ministro degli esteri
polacco Schetyna. – In maggioranza, i soldati che hanno aperto i cancelli erano
ucraini – ha sottolineato il rappresentante di Kiev.
Ora, ognuno sa che a quei tempi l’Armata Rossa era composta,
oltre che dai soldati Russi, anche dai contingenti che provenivano dai
diversi paesi satelliti. E, ognuno può facilmente capire come avvenne che l’avanzata
per la riconquista dei territori ucraini vedesse in prima fila proprio reparti
composti da soldati originari di quelle zone.
Ma perché questa polemica in un giorno così importante?
Perché Putin non è stato nemmeno invitato? La disputa in corso tra Russia e
Ucraina è tale da far dimenticare che Putin, con tutti i suoi limiti, è pur
sempre il legittimo Presidente della Federazione Russa? Che l’Unione Sovietica
contò nel suo complesso 6.000.000 di morti militari e 13.000.000 di
vittime civili? Che, senza l’eroica resistenza a Stalingrado, forse non saremmo
ora qui a contarvela?
Se vogliamo conservare questa Europa, pur piena di difetti e
di inquietudini, forse dovremmo fare qualcosa di meglio. Magari, proprio nel
giorno della memoria, ricordare l’Europa di allora. Settant’anni fa. Ma i
drammi, consumati una volta, restano come incubi perché possono ripresentarsi
ancora.
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