Alexis Tsipras: "Fine del circolo vizioso"
by Pier Luigi Cavalchini Città
Futura on-line
Il riferimento è chiaro: fine delle politiche di
penalizzazione al limite dello strozzinaggio per le economie del sud Europa, e
per quella greca in particolare, ritornando a considerare le “cose” da un altro
punto di vista.
Addirittura arriva – il nostro Tsipras - a definire
“rimanenze del passato” ciò che la “troika” economica ha prescritto in questi
lunghi recenti anni di povertà diffusa.
La vittoria è stata schiacciante e al di là delle
prospettive e permette al neo premier Tsipras di guardare direttamente negli
occhi coloro i quali hanno
concesso, non certo a fondo perduto, quasi
centocinquanta miliardi di euro per interventi vari di “salvataggio
dell’economia greca”. Iniezioni gigantesche di denaro che, però, in mancanza di
riforme strutturali rischiano di essere la classica goccia nel mare… A meno che
non si cambi prospettiva e, di conseguenza anche regole di ingaggio e tutto
quanto ne deriva. La scommessa di Tsipras, al di là della sterile polemica se
si tratti di una vittoria della “sinistra radicale” o di “un movimento in via
definizione nell’ampio mondo del riformismo europeo”, sta tutta qui. Riuscirà a
far “cambiare verso” (…sul serio) ai paludati economisti del centro europa,
dentro e fuori la BCE, oppure si tratterà solo di qualche aggiustamento locale
evitando che il “contagio” dilaghi.
Fra i commenti a caldo sicuramente il piu’ promettente è
stato quello emesso da Bruxelles a firma della Direzione del Partito Socialista
Europeo: “Il debito greco non deve essere un tabu’” qualcosa di intoccabile e
senza alternative. Chiaro segnale per chi vorrebbe mantenere il tutto nel
piccolo ambito di un angolo del Mediterraneo.
Ma, come si diceva, un altro punto di vista è possibile?
…
Provo a dare qualche piccolo suggerimento che può aiutare
nell’interpretazione del momento.
.1. Grecia vince (nel 2015) e invece Thatcher (e il
thatcherismo) vince e segna la nuova linea del “rigore” a metà anni Ottanta
dello scorso secolo. Confronto simile nelle premesse, forte scontento sociale,
capacità di organizzazione di massa sia in termini politici che sindacali ma la
Grecia di Tsipras vince, l’Inghilterra della Thatcher – alla lunga – stravince…
Dove sta la differenza? Il massacro, la macelleria sociale in Inghilterra ha
salvaguardato gran parte della middle class inglese impiegatizia e
terziarizzata, mentre la classe media greca (piu’ o meno come quella
italiana) è stata ed è terreno di coltura per tassazioni, vessazioni e
penalizzazioni di ogni tipo. Ergo…
.2. Se il problema, quindi, sta nella particolare
organizzazione della politica finanziaria moderna che non finanzia nulla nell’economia
reale ma gioca su fallimenti e rilocalizzazioni, oltre a rastrellare il piu’
possibile con false politiche di austerità e di “necessita’ “, lì si dovrà
intervenire a livello
internazionale, dove “internazionale” deve essere mondiale e
non europeo, perché l’Europa, pur essendo il principale consumatore mondiale su
tutti i piani di spesa (dal “lusso” alla “distribuzione a prezzi bassi”), non
intende oggi avere quel peso economico che il numero di abitanti, la ricchezza
totale e la ricchezza aggiunta (in termini di promozione culturale e di
fruizione turistica) le consentirebbero.
3. E, di nuovo con un’ipotesi, se così fosse,
dovrebbero essere fortemente penalizzati tutti i movimenti tesi a
esternalizzare le crisi (a cominciare dalla vergognosa tendenza delle industrie
(medie e grandi), anche italiane , a portare all’estero segmenti di
produzione per “abbassare i costi” di personale e globali (dove, nel termine
“globali” ci stanno aggressioni libere al territorio e alla salute di chi si accolla
parte delle produzioni altrui).
Le facilitazioni in termnini di oneri di
urbanizzazione e di avvio attività che stanno offrendo Albania, Romania,
Turchia, la stessa Russia e l’onnipresente Cina (ma l’elenco è, purtroppo,
lunghissimo), dovrebbero essere considerate come un deterrente pericoloso che
non favorisce un “cambio di verso” ma che ripropone dinamiche di
sfruttamento – giustamente – condannate dal voto greco.
L’itinerario da intraprendere è solo all’inizio e speriamo
(…già solo “speriamo”) che l’entourage attuale e prossimo di Tsipras sia
di
un livello tale da poter “cavare il ragno dal buco”.
Sulle “ricadute in Italia”, sui “se”, sui “ma” e sui
“forse”, lasciamo volentieri ad altri.
Non ci dobbiamo nemmeno sognare per un secondo, pero’, che
il nostro debito pubblico (millimiliardario) e il nostro ritorno alla
grande della pratica, tanto cara alle mafie, del “lavoro nero”, vengano risolti
da altri… Il danno è tutto nostro, ed è frutto di decine di anni di incapacità
e acquiescenza politica… Pertanto sta solo a noi ribaltare le cose e, per
esempio, iniziare con una sana “patrimoniale” o con un’indagine a tappeto sui
fondi neri italiani
presenti in Svizzera come in decine di altri paradisi
fiscali.
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