A proposito dei compro oro, by Graziano Canestri
by Graziano Canestri
Torna prepotentemente all’attenzione dell’opinione pubblica
e dei media la situazione dei compro oro, che stanno nascendo in maniera
esponenziale in tutto il paese. La crisi economica ne ha portato una
crescente diffusione. L’Italia è diventata un paese esportatore d’oro pur non
avendo miniere aurifere.
Nella provincia alessandrina, negli ultimi anni sono sorti
parecchi compro oro e per alcuni di loro sono state riscontrate, in passato
delle irregolarità. Più precisamente, un’inchiesta aveva portato alla chiusura
per 90 giorni di 3
negozi compro oro a Casale, Acqui Terme ed Arquata. L’accusa
per i 3 negozi era di acquistare preziosi senza effettuare alcuna
registrazione. In molti casi si tratta di coperture per ricettazione e riciclo
di denaro, dove le organizzazioni criminali guadagnano milioni attraverso
negozi, che offrono agli italiani colpiti dalla crisi, di scambiare l’oro per
pochi euro.
Le famiglie italiane vendono facilmente il loro oro per
contanti. Secondo alcuni dati, dei circa 20.000 punti vendita Compro Oro in
Italia, una minoranza risulta correttamente registrata. I giornali, le radio e
le televisioni sono pieni di pubblicità che esortano a vendere oro in cambio di
liquidità. Secondo alcuni rapporti di Confindustria, l’Italia è diventata una miniera
d’oro e quindi è essenziale combattere contro gli elementi criminali del
settore. Gli italiani sono tra i maggiori possessori d’oro; le famiglie a
corto di contanti possono vendere i loro vecchi gioielli facilmente.
Ultimamente si è arrivati ad un punto di svolta a causa
della crisi. Gli italiani, vendono i loro oggetti d’oro per sopravvivere alla
crisi. La persistenza della crisi, estende l’onere della povertà anche a fasce
di popolazione, che in precedenza non ne erano toccate. Alla diminuzione del reddito
disponibile e della ricchezza, si accompagna un’importante perdita del potere
d’acquisto ed un calo significativo della spesa per consumi sempre meno
sostenuti dal ricorso ai risparmi. Inoltre, il settore ha creato un
mercato nero che richiede un monitoraggio costante degli ambienti
criminali praticanti usura, ricettazione e riciclo di denaro sporco, che
in certi casi possono servire a coprire patrimoni generati dal “malaffare”.
Diverse attività investigative, nel tempo, hanno rivelato l’elevato rischio di
riciclaggio e da più parti si chiede una massiccia intensificazione dei
presidi.
Nel novembre del 2012, un’operazione della Guardia di
Finanza denominata “Fort Knox”, ha permesso di smantellare un’organizzazione
dedita al riciclaggio, ricettazione, frode fiscale ed esercizio abusivo del
commercio del prezioso metallo. Questa massiccia operazione che era coordinata
dalla Procura di Arezzo ha portato a sequestri in tutta Italia per circa 163
milioni di euro. Questa stima è fatta dagli inquirenti sulla base del presunto
volume d’affari realizzato nell’anno in questione (2012), derivato dagli scambi
tra oro e denaro da riciclare dai gruppi organizzati. Come ricostruito dalla
Guardia di Finanza, tutte le forniture del metallo prezioso, avvenivano al di fuori
dei circuiti ufficiali e mediante scambi di oro contro denaro contante in
banconote di grosso taglio.
L’Associazione strutturata secondo uno schema a piramide,
aveva il proprio vertice in Svizzera e bracci operativi nei distretti orafi di
alcune città italiane. Praticamente, l’oro raccolto nei negozi, veniva fuso e
trasformato in lingotti all’interno del territorio elvetico, dove sono
presenti centri specializzati per realizzare lingotti da investimento, con
timbro ufficiale, acquistati anche da Banche e Stati.
Invece, per quanto riguarda l’argento, raccolto nei compro
oro, veniva trasformato in barre in A proposito dei compro oro | Appunti
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e rivenduto direttamente sul territorio italiano dove erano già pronti gli
acquirenti.
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