Una recensione ... senza tempo

Giuliana Callegari, intellettuale dalla vasta e originale cultura, che riguardava cinema, teatro, arte, letterature italiana, antiche e straniere, insegnante memorabile all'ITG "Nervi",  coinvolta nell'impegno politico, infaticabile organizzatrice culturale, eccellente nello scrivere e nell'eloquio, ove la sua ironia e intelligenza le consentivano di scoprire particolari e accostamenti originali, considerava Laura una sua figlioccia, avendola frequentata fin dalla sua prima infanzia.  Quando Laura debuttò al Macallé come regista, venne col marito Nuccio a vedere lo spettacolo.  Ricordo che risero dall'inizio alla fine, essendo tra i pochi che conoscessero Max Aub.  Giuliana chiese a Nuccio di scrivere la recensione, il quale me la mandò, ma rimase inedita; con lunghe ricerche l'ho ritrovata, e credo valga la pena leggerla; dopo 18 anni, le considerazioni sul teatro che vengono espresse sono ancora attuali.      Elvio Bombonato
"DELITTI ESEMPLARI"  di  Max AUB
Con la messinscena di "Delitti esemplari" di Max Aub, Laura Bombonato  ha saputo dimostrare che la sua personale motivazione nel fare teatro va ben al di là della decisione, maturata a lungo e attraverso le giuste vie - prima la scuola dell'A.T.A di Alessandria, poi quella di Luca Ronconi a Torino-  di trasformare la vocazione dell'attrice in una professione.
Dopo le nette prestazioni pubbliche dei saggi conclusivi dell'una e dell'altra scuola,  Laura era " esplosa" come interprete l'autunno scorso al "Franco Parenti" di Milano", debuttando nel difficilissimo ruolo del titolo, in un allestimento assai felice che Monica Conti aveva tratto da "La mite" di Doatoevskij, a fianco di un partner saldamente affermato come Roberto Trifirò.  Premessa e promessa di una carriera felice, ben messa a fuoco peraltro dalla critica milanese più attenta e prestigiosa, da Giovanni Raboni a Ugo Ronfani.


Nell'arco della Bombonato c'erano altre frecce, meno immediatamente visibili, ma a lunga gittata, forse più promettenti ancora.  Quelle di un amore "complessivo" per il fatto teatrale, che va ben oltre il gusto dell'esibizione personale in scena, innanzitutto.  Una conoscenza dei testi non convenzionale, anzi addirittura sofisticata, e rivelante un livello culturale non consueto nella vita teatrale italiana, anche di primo piano.  Una volontà, infine, tanto calorosa quanto modesta, di lavorare con gli altri per il gusto di giungere insieme a un risultato condiviso.
L'occhio che ha saputo cogliere in un libretto Sellerio, tra i primi usciti e piuttosto inosservato, appunto "Delitti esemplari" di Aub, la potenziale origine d'uno spettacolo aggressivo e dinamico fino all'irresistibilità, tanto per cominciare, è davvero un Signor Occhio.  Ma la carta vincente di Laura è stata saper vedere e sfruttare fino in fondo doti, caratteristiche e attitudini peculiari dei suoi cinque giovanissimi compagni di avventura, coinvolgendoli in una pérformance dal ritmo irresistibile e insieme rigorosa, che travolge letteralmente lo spettatore in una festa di ironia "nera", di "gioia" ora schietta ora un po' perversa, che sembra ritrovare magicamente, in modo primigenio, tutta la carica di raggelato tripudio dell'intelligenza che sostanziò gli anni d'oro delle avanguardie storiche.

I cinque ragazzi e la loro regista-cointerprete, che riesce oltretutto a dirigerli anche in scena (quando non impegnati nei rispettivi soliloqui separati) senza farsene assolutamente avvedere, dànno luogo e un intrattenimento lucido e "cattivo", di quelli che si ha la coerenza adamantina di pensare e proporre solamente a vent'anni, capace di deliziare letteralmente lo spettatore.  Ciascuno dei sei multiformi personaggi di assassino virtuoso parla, tace, mima, suona, canta, balla, con una professionalità e una disinvoltura spesso sorprendente, in qualche passaggio persino sconcertante.  I debuttanti e gli "imparati" di svariati corsi di recitazione si fondono magnificamente, e l'inavvertito non li distingue.
La loro guida risalta senza spadroneggiare, e si pone con naturalezza, non uscendo mai dalle righe, con un'intelligenza autoironica che strappa davvero l'ammirazione.
Pierfrancesco Manca, Barbara Passalacqua, Claudio Pirolo, Carlo Orlando e Giacomo Bombonato le dànno la replica, spesso altrettanto irresistibilmente.

In definitiva, un'ora di spettacolo che dimostra ancora una volta come le distinzioni tra teatro "maggiore" e "minore" siano ormai assai spesso labili, quando non rovesciate (come nel calcio, anche qui i valori si livellano, e si diffonde il giocare bene e il dare filo da torcere, anche al di fuori del ristretto gotha delle équipes blasonate, anzi...) e che il felice connubio tra la gioia dell'occasione  di esprimersi  e il rigore della sua applicazione a un testo valido è la premessa più robusta per uno spettacolo riuscito.
Se lo spettatore, dal suo sorridere...fino alle lacrime, trarrà voglia di andarsi a cercare  e leggersi i fulminanti apologhi di Aub, tanto di guadagnato: era dai tempi lontanissimi (inizio anni '60) della traduzione nei mondadoriani "Quaderni della Medusa", del suo geniale saggio biografico su un pittore inventato ma spacciato per "vero", Julius Torres Campalans. che in Italia, a torto, sul suo nome corrosivo si accumulava la polvere dell'oblio.   Averla dissolta non è l'ultimo dei meriti di Laura Bombonato e dei suoi complici di assassinii virtuosi.


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