Braccia rubate all’Etruria
By Paolo Baratto: "Banca Etruria, i conflitti d'interessi che coinvolgono il Governo di Matteo Renzi".
L’altro
giorno, incurante dell’amorevole consiglio dei sondaggisti di
sparire dalla circolazione per il
bene del Sì, la cosiddetta
ministra delle Riforme Maria Elena Boschi ha parlato a Termoli, con
gran sollievo delle restanti città italiane. E – riferisce l’Ansa
– ha illustrato l’impellente urgenza di “riformare la
Costituzione per vincere le sfide dell’Europa, del terrorismo
internazionale e combattere l’instabilità”. Il tutto – precisa
sempre l’Ansa – “davanti a una sala affollata di esponenti del
Pd e cittadini”, il che fa pensare che a Termoli gli esponenti del
Pd non siano cittadini, ma extracomunitari senza permesso di
soggiorno in attesa di rimpatrio. Quindi – par di capire –
l’incontro si è svolto tra le sbarre di un Cie.
La
povera aretina ha usato, al solito, argomenti formidabili: “Abbiamo
bisogno di un’Italia che sia più forte e di un’Europa che sia in
grado di rispondere insieme, unita, anche, diciamo, al terrorismo
internazionale, all’instabilità che può venire da tanti fattori,
purtroppo l’abbiamo visto anche nei fatti tragici di Nizza, le
sfide della crescita economica, le sfide dell’integrazione e della
gestione dei flussi migratori”.
Il
rapporto causa-effetto dell’abolizione del Cnel e del Senato
elettivo con la lotta al terrorismo dopo i fatti tragici di Nizza
sfuggiva ai più, soprattutto ai clandestini del Pd termolese. I
quali erano perfino disposti a intravedere un nesso causale tra la
mortadella e la deriva dei continenti, tra i jeans a vita bassa e il
buco nell’ozono. Ma non tra la “riforma” e l’Isis. Allora la
nota costituzionalista prestata alla politica (che purtroppo non l’ha
ancora restituita) non s’è persa d’animo. E, armata di santa
pazienza, l’ha spiegato con la consueta logica stringente: “Per
poter fare questo, abbiamo bisogno di un’Italia più forte verso
l’Europa, un’Italia che sia credibile, affidabile come lo è
stata in questi ultimi tre anni grazie al lavoro del nostro governo e
per avere un’Italia più forte abbiamo bisogno, però, anche di una
nuova Costituzione che ci consente maggiore stabilità e semplicità.
In questo senso dire Sì al referendum e Sì alle riforme dà anche
al nostro Paese la possibilità di essere più moderno e credibile”.
A quel punto, anche i più scettici fra gli astanti hanno dovuto
convenire con la giureconsulta di scuola etrusca. Anzi, più d’uno
si è rammaricato che il referendum non si sia già tenuto e non
abbia già vinto il Sì, circostanza che avrebbe senz’altro
dissuaso il folle attentatore dal fare strage sulla Promenade des
Anglais.
Pare
infatti di vederli, i sindaci e i consiglieri regionali italiani
promossi senatori dalla Costituzione boschian-verdiniana,
paracadutarsi in tempo reale su Nizza a un cenno convenuto della
Boschi e fare scudo con i propri corpi alle migliaia di turisti
minacciati dall’attentatore, garantendone l’incolumità. Il primo
a rendersene conto è proprio il califfo Al Baghdadi, ben conscio che
per lui e per l’Isis finirà la pacchia nel momento stesso in cui
in Italia vincerà il Sì. Tant’è che sta promuovendo Comitati del
No a tamburo battente in tutto il territorio dello Stato islamico.
Nei suoi videomessaggi ha sostituito la tradizionale formula “Allahu
Akbar” con “BastaunNo”. E ha deciso di accelerare il piano di
sbarco su San Pietro entro e non oltre fine ottobre, ben sapendo che
da novembre non ce ne sarà più per nessuno.
A
questo punto, qualcuno potrebbe far notare alla povera aretina che
l’Italia ha una certa esperienza, in fatto di lotta al terrorismo,
avendo combattuto con discreto successo quello nero e quello rosso
tra la fine degli anni 60 e la metà degli 80, e in seguito quello
mafioso, sempre con la Costituzione vigente, quella vera, quella del
1948. Sì, proprio quella che prevede quella bruttura del Senato
eletto dal popolo. Ogni tanto qualche politico – tipo Almirante e
La Malfa durante il sequestro Moro – invocava lo stato di guerra,
la pena di morte e le leggi speciali, cioè la sospensione delle
garanzie costituzionali dello Stato di diritto. Ma finiva
regolarmente in minoranza, tant’è che la Costituzione rimase
invariata: anzi, fu proprio la risposta ferma e decisa all’eversione
nell’alveo della democrazia l’arma vincente che sconfisse i
terroristi sia sul piano repressivo, sia su quello
politico-culturale, ridicolizzando le opposte propagande dei neri
sullo Stato troppo debole e dei rossi sullo Stato troppo autoritario.
Impresa impossibile se lo Stato fosse sceso sul loro terreno,
portando acqua al mulino di chi tentava di dimostrare che era giusto
abbattere il tiranno. E, quando qualche testa calda nelle forze
dell’ordine deragliò dai binari della legalità (vedi le torture
per far cantare i fiancheggiatori dei brigatisti che tenevano
sequestrato il generale Dozier e scoprirne il covo), subito
interveniva la magistratura, perché il fine non poteva giustificare
quei mezzi. Così la Costituzione si rivelò non solo elastica, ma
anche preziosa per un’efficace lotta a tutti i terrorismi, nel
rispetto dello Stato di diritto e della divisione dei poteri: il
Parlamento approva le leggi, il governo le applica, la Consulta ne
verifica la legittimità, la magistratura punisce chi le calpesta (da
una parte e dall’altra), la stampa controlla.
https://triskel182.wordpress.com/2016/07/20/braccia-rubate-alletruria-marco-travaglio/
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