PREZZO DEL GRANO AI MINIMI STORICI: LA PROTESTA A TORINO

A Torino, in via Roma, la mobilitazione di Cia – Agricoltori Italiani e Confagricoltura per denunciare le condizioni del settore cerealicolo e le quotazioni sempre più basse
La protesta del grano si è spostata a Torino dove, questa mattina, si sono recati per manifestare numerosi agricoltori alessandrini; insieme a loro erano presenti anche i due presidenti provinciali Gian Piero Ameglio (Cia Alessandria) e Luca Brondelli (Confagricoltura Alessandria), i quali sono stati il riferimento e il punto di partenza sulla protesta del grano in Piemonte. 
Prezzi del grano a picco rispetto a un anno fa, speculazione selvaggia e import in costante aumento penalizzano il settore cerealicolo. 
Nella quarta settimana di luglio, facendo una media nazionale dei listini, il frumento duro ha fatto registrare una quotazione di 18,4 euro al quintale, pari al 43% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e il frumento tenero è stato quotato a 16 euro al quintale ovvero il 19% in meno rispetto alla fine di luglio 2015. Nei primi quattro mesi del 2016, inoltre, le importazioni di grano sono cresciute del 10% nonostante in Italia, nel 2016, si registri una produzione straordinaria di 9 milioni di tonnellate di grano, a fronte di una media annua di 7 milioni di tonnellate. 
L’Italia è il primo importatore di grano e il primo esportatore di pasta. Le importazioni sono aumentate soprattutto dall’Ucraina (grano tenero) e dal Canada (grano duro). Da evidenziare che le esportazioni del Canada verso l’Italia sono a dazio zero, mentre le nostre esportazioni in Canada sono soggette all’11% di tassazione. 

Un quadro che peggiora se i dati vengono rapportati agli ultimi dieci anni. Nel 2006 in Piemonte il grano tenero era quotato a 18,5 euro al quintale, per un valore complessivo della produzione che si aggirava sugli 87,81 milioni di euro. Quotazione che nel 2010 è scesa a 15,5 euro al quintale (valore complessivo 78,01 milioni) e nel 2016 si è ulteriormente ridotta a 14 euro al quintale, per un valore complessivo di 67,47 milioni di euro
La caduta vertiginosa dei prezzi ha riguardato però soltanto il grano e non le farine, il pane e la pasta, che hanno mantenuto un andamento stabile originando un divario sempre più ampio tra la materia prima e i prodotti finiti: oggi infatti 100 chilogrammi di frumento valgono quanto 5 chili di pane
Spiega Gian Piero Ameglio, presidente Cia Alessandria: “Il prezzo del grano è arrivato a livelli insostenibili che non consentono più di remunerare i produttori a fronte di un prezzo delle farine che non è affatto diminuito, è evidente che qualcosa non quadra nella filiera. Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione del fatto che coloro che stanno all’origine della filiera non ricavano nulla, come accade anche in altri comparti agricoli". Aggiunge Lodovico Actis Perinetto, presidente regionale Cia Piemonte: "La Cia chiede al ministro Martina di bloccare per due settimane le importazioni e dare così ossigeno ai produttori piemontesi. Annunciamo anche lo ‘Sciopero della semina’ nel caso in cui i prezzi del grano, attualmente inferiori ai costi di produzione, non dovessero tornare a salire. Contestualmente chiediamo il blocco delle importazioni di grano per due settimane”. 
Commenta Luca Brondelli, presidente provinciale Confagricoltura Alessandria: “I problemi vengono da lontano. Le commodities sono state quasi dal tuto rinnegate dall’agricoltura italiana, come se questi prodotti non fossero alla base della produzione nazionale. Questo atteggiamento lo scontiamo oggi. Le misure annunciate dal ministro Martina al tavolo della filiera cerealicola, pur andando nella giusta direzione, rischiano di essere insufficienti e tardive, in particolare per il grano tenero, considerato il livello di sofferenza raggiunto nelle nostre campagne". Dichiara Gian Paolo Coscia, presidente di Confagricoltura Piemonte: "Confagricoltura ribadisce la necessità di riorganizzare i sistemi agricoli, che così non possono più reggere, gestire gli stoccaggi e la programmazione. Dobbiamo delineare un piano cerealicolo che prenda in considerazione tutta la filiera e sia in grado di valorizzare la nostra produzione, che è di qualità”. 
Cia e Confagricoltura Alessandria


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