Cover Cup girone 8: la cover vincitrice

Intervista a Vincenzo Monfregola vincitore della Cover Cup girone 8 con la copertina di “Maschera”
  1. La tua cover ha vinto la nostra Cover Cup, che sensazione ti da sapere che è stata scelta fra altre sette copertine?
E’ straordinariamente indescrivibile quello che si prova in momenti dove il “tutto” prende forma, mi piace l’idea che sia stato un voto popolare e sapere sia stata scelta principalmente da chi rappresenta un potenziale lettore, rende veramente imprevedibile ogni aspettativa il lettore che ti segue, ti appoggia diventando sostegno costante per quanto in versi riesco probabilmente a dare, è un’emozione forte da mandarti i sensi in tilt.
  1. La cover è il biglietto da visita di ogni libro e ne dovrebbe caratterizzare il contenuto, la tua che cosa rappresenta?
La silloge “Maschera” vuole rappresentare un invito a non indossar maschere nel proprio quotidiano, è una riflessione che nasce per non perdersi di vista.
La foto che rappresenta il mio edito è un artista di strada, un uomo che inizia a truccarsi per lo spettacolo da tenere sui marciapiedi, ciò che lega questa foto al contenuto dell’intera silloge è il truccarsi ma non troppo magari coprendo il volto con una cera per il pubblico, ma mai arrivare sino ai confini del cuore, là dove l’incontro con se stessi diventa intimità a 360°, là dove non v’è alcun motivo di mentire persino a sé stessi.

  1. Alcuni, talvolta, scelgono un’immagine per la loro cover che esprima il loro pensiero, per te che significato ha questa particolare immagine?
E’ innanzitutto un segno del destino, un messaggio letto tra le righe della casualità, un forse volersi illudere che nulla di tutto quel che siamo finisce veramente, neanche dopo la morte.
E’ una foto d’autore, una foto arrivata per caso nel momento giusto, è una foto che racconta tanto di me non per quanto rappresenta ma per quanto mi racconta nel tempo della mia infanzia, quando un uomo in marina che chiamavo “zio” mi ha insegnato ad apprezzare quello che gli altri non vedono, e quindi ciò che i suoi occhi catturavano, i barboni per strada, gli artisti di strada, la bellezze della natura… il niente che diventa tutto.

  1. Spesso vengono proposte diverse alternative, tu hai avuto difficoltà nello scegliere?
Affatto, è bastata una ricerca su Google. Appena l’ho vista ho pensato fosse adatta, c’è tutto persino quello che non si vede.
  1. Molti scelgono di avvalersi di un grafico, altri lasciano fare alla Casa Editrice, altri ancora preferiscono provvedere personalmente, nel tuo caso, chi ha deciso per questa cover?
Sì ho deciso io e poi ho avuto l’assenso dalla David and Matthaus
  1. Con il tempo, a volte, cambiano le prospettive e le esigenze, tornando indietro la sceglieresti ancora?
Sì la sceglierei nuovamente, è perfetta per la mia raccolta.
  1. Alcune copertine vivono di vita propria e potrebbero raccontare una storia parallela alla trama del romanzo che rappresentano, hai qualche aneddoto particolare riguardo alla tua cover?
Ricordo quando c’era da scegliere la foto della copertina, una storia inverosimile direi, feci una ricerca su google, cercavo qualcosa di particolare che mi ispirasse e facesse giustizia al titolo della mia raccolta, il destino ha voluto capitassi in uno di quei portali di fotografi con vere e proprie gallerie web, una community per tutti quegli scatti che raccontano cosa cattura l’occhio di colui che è dietro l’obbiettivo.
Trovai “Mimo”, è questo il titolo della foto che oggi rappresenta la copertina di Maschera, bellissima era perfetta per la mia silloge, ma non esitarono ad arrivare i brividi dietro la schiena quando vidi chi fosse l’autore… Antonio Cacciola… mio zio, il fratello di mia madre che ci aveva lasciati da poco, una persona meravigliosa che ha catturato ogni momento della mia vita con i suoi meravigliosi scatti fotografici, un punto di riferimento. Ho maturato anche grazie a lui la mia voglia di fare arte, mi avvicinai per un lungo periodo alla fotografia, mi insegnò a regolare l’obbiettivo, mi regalò la sua prima Canon compresa di cavalletto, che tuttora custodisco gelosamente tra i regali di valore inestimabile, mi fece vedere come si sviluppano le fotografie e di quelle in b/n me ne sono follemente innamorato.
Antonio Cacciola ancora una volta mi ha preso per mano e mi ha regalato una delle sue foto più belle per la mia raccolta in versi, lo fece già in passato, quando era in vita, regalandomi “I colori della Toscana” – foto di copertina Nel tempo dei girasoli, ed è qui che si rafforza la mia idea di destino, è con questi eventi che del mistero ne faccio una certezza, tra tutte le gallerie, tra tutte le foto del web a me è giunta proprio quella immortalata da un fotografo d’arte che mi ha cullato, cresciuto ed accompagnato nell’arte del viversi e nonostante la sua assenza fisica continua a farlo, i suoi consigli arrivano dal cielo e attraverso quelle stelle che tutte le notti cerco nel manto di seta blu della notte.

Sono tante le storie che raccontano le mie sillogi, sono tanti i momenti velati tra i versi delle mie poesie, sono tante le emozioni che urlano in ogni pagina che le compone.
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