Mps positiva in Borsa, dubbi sull'ammontare dell'aumento

La banca senese deve rifilare gli ultimi dettagli per cedere 10 miliardi di sofferenze nette e dare quindi il via libera a un aumento fino a 5 miliardi di euro. Per gli analisti è una cifra troppo consistente rispetto alle disponibilità del mercato. Padoan: "Sistema in grado di offrire soluzione di mercato"
MILANO - Vendita di sofferenze per 10 miliardi e successivo aumento di capitale fino a 5 miliardi, anche se per gli analisti sarà già un successo riuscire a raccoglierne la metà. Sono i prossimi passi ai quali è chiamato il Monte dei Paschi, in vista dei risultati degli stress test dell'Eba che ne metteranno a nudo la debolezza nella serata di venerdì.Il titolo del Monte chiude in positivo del 2,66% a Piazza Affari: il mercato sembra apprezzare i passi avanti riportati dalla cronache nel progetto per la messa in sicurezza dell'istituto. Secondo le indiscrezioni, infatti, Mps si prepara ad annunciare, forse già venerdì dopo la comunicazione dei risultati dello stress test, il piano per la vendita di 10 miliardi di crediti deteriorati netti (anche grazie all'intervento del fondo Atlante), che comporterà un aumento di capitale fino a 5 miliardi.Mentre la prima parte della struttura pare tutto sommato chiara, con il fondo guidato da Alessandro Penati attivo sulle tranche di qualità mediana e un prestito ponte da Jp Morgan per mettere sul mercato i crediti migliori, assistiti dalla garanzia Gacs dello Stato, sul secondo aspetto restano ancora molti punti di domanda.
A partire dall'accoglimento dell'operazione da parte del mercato, unico che potrebbe evitare il coinvolgimento pubblico nell'operazione. Una rafforzamento patrimoniale così imponente, notano infatti gli analisti, resta un'incognita, soprattutto alla luce dell'attuale capitalizzazione di Borsa di Mps, pari a 850 milioni.Se il consorzio di collocamento composto da Jp Morgan e Mediobanca non garantirà l'aumento, come sembra, un intervento del Tesoro chiamerebbe in causa il "burden sharing", cioè la condivisione delle perdite per la svalutazione dei crediti da parte degli obbligazionisti subordinati. E sul loro possibile ristoro, magari attraverso la conversione dei loro titoli in azioni del Monte rafforzato, si lavora ancora. Il ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan, rispondendo alle domande della Camera ha detto che il sistema bancario "rimane solido e il problema delle sofferenze sarà affrontato ordinatamente nel tempo. I risultati degli stress test" potranno evidenziare "singoli casi di particolare attenzione" ma non di criticità "del sistema". Ha poi ribadito che le norme sul bail-in già prevedono flessibilità e non escludono di poter agire subito con un "backstop", una rete di protezione pubblica. Quanto al Monte, per il titolare del Tesoro il sistema bancario "è in grado di implementare soluzioni di mercato efficaci e sostenibili di fronte ad eventuali fabbisogni di aumento di capitale e di smaltimento delle sofferenze, anche sfruttando gli strumenti messi a disposizione dal governo come la Gacs e gli schemi che prevedono una accelerazione delle procedure concorsuali, e naturalmente strumenti privati come Atlante. Soluzioni che il governo segue con interesse e attenzione nel rispetto delle proprie competenze".Restano i dubbi degli addetti ai lavori. "Cinque miliardi di aumento sono secondo noi un ammontare target visto che le attuali condizioni di mercato permettono di raccogliere un importo ben inferiore", scrivono ad esempio gli analisti di Equita Sim. Secondo gli esperti, un campanello d'allarme arriva dal fatto che lo "sconto massimo sul Terp (il prezzo teorico dell'azione senza il diritto per la sottoscrizione dell'aumento) sarebbe del 14% contro il 38% delle ultime operazioni, a conferma di un rischio molto elevato di" poter portare a casa l'operazione. Nelle stime della sim milanese, l'aumento è limitato a 2 miliardi. Credit Suisse insiste piuttosto sugli aspetti positivi della vicenda e dice che la cessione del completo pacchetto di sofferenze ad Atlante e sul mercato ridurrebbe l'ammontare delle esposizioni non performing della banca a un tasso del 15%, sotto il 20% indicato come limite dalla Bce. Il Texas ratio, misura del peso dei crediti scaduti sul bilancio della banca, dopo l'aumento scenderebbe al 77% (la soglia critica è il 100%) e una banca così ripulita sarebbe un ottimo target per altri istituti. All'interno del report si calcola che, senza il fardello degli Npl, gli utili dell'istituto senese nel 2017 potrebbero salire da 230 a circa 800 milioni di euro.Sui destini del Monte in vista degli stress test Eba ragionano anche gli analisti di Barclays, che ritengono che se l'esercizio dell'Autorità bancaria non fungerà da elemento scatenante per risolvere il problema dello stock da 50 miliardi di crediti difficili di Mps, sarà visto allora come un fallimento dal mercato. D'altra parte, però, dalla banca inglese annotano che una soluzione tagliata su misura per la banca senese, e non replicabile su tutto il sistema, rischia di esser un tampone solo di breve respiro. I crediti scaduti del Monte dei Paschi rappresentano infatti solo il 13% dei 360 miliardi di npl (non performing loans) del sistema bancario italiano e alla prossima incertezza sulle prospettive economiche del Paese o della qualità del credito, potrebbero sopraggiungere dubbi su nuovi istituti. Insomma, non è risolvendo i problemi del solo Monte che si avrà un rilancio definitivo delle banche italiane.


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