Marcello Veneziani: “Grillini, primo bilancio di mezza estate”
By Paolo Baratto: "Di Maio in rampa di lancio costante, piace sempre di più quello che viene definito da molti come il futuro premier".
Avreste
mai pensato che il primo partito italiano sarebbe diventato il
movimento 5 stelle di Grillo? E
avreste mai immaginato che il
politico oggi più gradito sarebbe stato il giovane Luigi Di Maio?
No, non lo avremmo mai detto. E mai avremmo detto che i grillini dopo
l’exploit di qualche anno fa sarebbero ancora cresciuti e sarebbe
stata loro affidata la guida di città come Roma e Torino. Certo, si
è ristretta la democrazia: la metà degli elettori non va a votare,
e “solo” un terzo della restante metà votante si è espressa per
l’M5S. Un fenomeno importante ma non maggioritario, almeno in
valori assoluti. Che però ha fatto saltare il bipolarismo, l’unica
conquista politica degli ultimi 24 anni.
Di
fronte al loro imprevisto successo non ho alcun pregiudizio
favorevole o sfavorevole; nutro curiosità, tifo perchè abbiano
successo per il bene delle città da loro amministrate, benché
preveda più probabile il loro flop. Ma la curiosità, il tifo o la
previsione non rientrano nella critica del giudizio. Avventuriamoci
allora dentro il fenomeno. Lasciamo da parte le considerazioni
scontate che spiegano il loro successo col fallimento della politica
e dell’Europa, dei governi e dei partiti, la rabbia e la sfiducia
di chi è governato; e ripetono che il loro voto è trasversale e
integrabile a senso alterno (attinge a destra quando il competitore è
di sinistra e viceversa), anche se buona parte del loro consenso
risale a un voto impolitico più destrorso e populista mentre la loro
rappresentanza politica ammicca più a un ambito radical,
protestatario, alla “Podemos” per capirci.
Ma
quali sono i nodi irrisolti di questo movimento? Io ne individuo
soprattutto tre. Il primo è il modello di democrazia diretta tramite
rete. È una finzione, seppur non in malafede, perché la
legittimazione delle loro scelte è tutt’altro che democratica,
deriva in realtà da micro-sondaggi veicolati e circoscritti tra
militanti, che non sono rappresentativi della maggioranza dei
cittadini. Parlare nel nome assoluto della Rete, è pura mistica o
impostura demagogica, perché la Rete non è il popolo sovrano ma è
un campione partecipe nell’ambito di una minoranza di
simpatizzanti, che è a sua volta una parte giovanile della pur
corposa minoranza di assidui della rete nell’ambito del popolo
sovrano. Alla fine il giudizio perentorio della Rete, del Garante o
del Comitato che ne filtra gli esiti e ne applica i responsi, ha ben
poco di democratico, non è espressione della volontà popolare. La
democrazia diretta è un inganno, almeno come la democrazia delegata.
Decide sempre uno o pochi.
Il
secondo nodo riguarda gli eletti. Che non sono i migliori, i più
competenti, i più bravi ma rispondono a un solo requisito che li
rende vincenti nell’epoca dell’antipolitica: devono essere puri
nel senso che non devono avere alcun tipo di precedenti,
incontaminati ma telegenici, privi di curriculum e di passato. È
questo l’unico ambito in cui la verginità è ancora un valore
assoluto: è la Virtù che consente alla Raggi e alla Appendino di
essere le più votate, e a Di Maio di essere oggi il politico più
popolare. Ho personale, istintiva simpatia per loro, come per Di
Battista, ma mi accorgo che il giudizio è solo “televisivo”,
basato su apparenza. Nient’altro, non una storia politica alle
spalle, non la prova di aver saputo amministrare o guidare altri
ambiti, non prove precedenti di governo o di saggezza, non eccellenze
in qualcosa. Nulla. Solo la purezza di non avere precedenti e di non
provenire da nulla. Nè destra né centro né sinistra, nè politica
né tecnocrazia, nè ideologia né tecnocrazia. Solo giovani e
freschi, appena scesi in campo, col candore e l’ardore dello stato
nascente.
Qui
arrivo al terzo nodo, più delicato, sui contenuti. Sfumata la piega
tipo Ufo & scientology o la più seria critica ai consumi
sfrenati del Grillo-Savonarola, il loro valore assoluto è l’Onestà,
non la competenza, l’efficacia o l’efficienza. E la parola
d’ordine ossessiva, a ogni livello, è mandare a casa i potenti e
bocciare ogni impresa, perché chi è al potere è per forza un
agente dal Male e ogni grande opera da realizzare è destinata alla
corruzione, alle mafie, alla speculazione. Utopia residua è il
reddito di cittadinanza che è economicamente insostenibile perché
costa troppo, è eticamente inaccettabile perché è uno schiaffo a
chi lavora e guadagna due soldi, ed è socialmente pericoloso perché
sdraia una società e una generazione. Si può testare, ma non è
certo La Svolta.
A
fronte di questo integralismo della purezza e questo radicalismo, c’è
però un aspetto inverso del movimento 5 stelle; tanto sono radicali
e antisistema nei loro pronunciamenti quanto sono allineati e
conformi sui grandi temi discriminanti: la biopolitica e i diritti
civili, i costumi, la droga e le eredità intoccabili del ’68, i
gay e trans, il permissivismo etico e l’intolleranza del
politicamente corretto, l’accoglienza ai migranti; e nutrono gli
stessi tabù sull’ordine pubblico, il revisionismo storico, la
difesa della famiglia e dell’identità nazionale, il senso
religioso, la tradizione. Qui i grillini sono solo una costola
silente e subalterna del pensiero unico o dominante, non pongono
minimanente in discussione il potere culturale, l’egemonia
intellettuale radical o sinistrese, i canoni, i totem e i tabù della
società politica e civile. È tutta qui la vostra rivoluzione?
Finisce così presto il vostro anticonformismo, la vostra voglia di
trasgredire e di cambiare? Esclusa l’esperienza e ogni provata
capacità, in nome di che, per quale visione, per quale passione
civile e ideale preferirvi agli altri, in cosa differite?
Infine
torno a lui, al vecchio leone con la criniera bianca, che come tutti
i vecchi leoni dorme molto e ruggisce tanto. Ricordo i suoi cabaret
tragicomici di satira e denuncia, a cui già nel ’98 dedicai la
copertina di un settimanale, visto come un messia politico-religioso.
Denunce sacrosante, radicali, seppur velleitarie. Poi l’incontro
con Casaleggio, la new age dell’antipolitica, il vaffanculismo come
collante del movimento, le invettive-show, il boom elettorale, le
rinunce alle indennità, belle e “morali” ma del tutto inadeguate
ad arginare il Debito. Poi, a sorpresa, un movimento che sembrava un
monologo ad personam, legato all’icona di Grillo e il resto in
ombra, muto e invisibile, partorisce invece facce e voci a cui gli
italiani prestano fiducia e affetto. Ma con quei nodi irrisolti dove
andrà il M5S? Alle sue spalle è una strage: fallirono politici e
antipolitici, tecnici e pragmatici, imprenditori ed emissari
d’Europa, destre e sinistre. Ci sorprenderanno, malgrado le
premesse? Spero di si, ma temo proprio di no.
https://infosannio.wordpress.com/2016/07/25/marcello-veneziani-grillini-primo-bilancio-di-mezza-estate/
Commenti
Posta un commento
Grazie per il tuo commento torna a trovarci su Alessandria post