Lo spread BTp-Bund scende sotto quota 100: è l’effetto-Bce


di Vittorio Carlini 27 febbraio 2015
Andamento contrastato per le Borse europee. Il movimento più rilevante, a ben vedere, riguarda i titoli di Stato. Lo spread BTp-Bund sulla scadenza decennale è sceso, durante le contrattazioni e secondo il terminale Bloomberg, sotto la soglia dei 100 punti base. Una dinamica che il presidente del consiglio Matteo Renzi ha commentato con un Tweet «Spread sotto quota 100, mille ex precari assunti a Melfi col JobsAct, via segreto bancario non solo in Svizzera, dai che e' #lavoltabuona». 

L’impatto della politica monetaria 
A ben vedere, tuttavia, si tratta dell’effetto-Qe della Bce. Il piano di acquisto di bond governativi da parte della Banca centrale europea, infatti, schiaccia sempre di più i rendimenti degli stessi. In particolare, di quelli dei Paesi periferici di Eurolandia. 

Così, ad esempio, il BTp decennale ha un tasso intorno all’1,36%. Quello della medesima scadenza spagnola è invece a circa l’1,28%. Si tratta di valori, fino a non molto tempo fa, assolutamente
impensabili. I quali, inutile negarlo, non hanno alcun riferimento con il rischio-Paese e la solidità socio-economica dei due Stati emittenti. La riprova? Arriva dal T-Bond statunitense. Il titolo decennale di Washington, infatti, ha un rendimento superiore al 2%. Certo, come indica Mps Capital service, si tratta di un andamento dovuto «ai dati sull’inflazione che, pur scendendo sotto le attese, evidenzia una crescita sostenuta dei salari in termini reali». Il che rafforza l’idea dell’eliminazione dal proprio comunicato dell’aggettivo « “paziente” in riferimento all'atteggiamento della Fed sul timing di un rialzo dei tassi». E, tuttavia, non può nascondersi che avere il tasso sul BTp molto sotto a quello del T-Bond è una forte contraddizione. La quale può comprendersi esclusivamente con l’effetto, per l’appunto, dell’allentamento quantitativo che parte a marzo. 

Peraltro è stata proprio Maria Cannata, capo della direzione del Debito pubblico del MeF , a confermarlo. «Adesso che sono stati annunciati i dettagli del Qe -ha detto ieri in un’audizione alla Camera - assistiamo ogni giorno a un ribasso dei tassi» oltre che che ad un «grande appetito per i titoli della periferia». 

La situazione in Grecia 
Quell’appetito che invece, nella giornata in cui il Parlamento tedesco vota sull’intesa per la proroga degli aiuti ad Atene, non sembra coinvolgere il debito pubblico della Grecia. Ci sarà stato anche l’accordo tra il governo del premier Tsipras e l’ex Troika . Il mercato però non sembra crederci, indicando un forte senso di pessimismo. La curva dei rendimenti ellenica infatti è molto invertita. La scadenza a 1 mese rende il 10,6%. Quella a 3 mesi scende al 4,7%; a sei mesi, poi, il tasso cala ancora al 3,6%. Il governativo a 2 anni, dal canto suo, rende il 13,7% mentre il 5 anni vanta lo yield del 12%. Il decennale, infine, è sotto il 10%. Insomma, è chiaro che questi numeri segnalano il persistere dell’incendio in quel di Atene. Una dinamica che, per adesso, non sembra però disturbare gli investitori nel loro complesso. Tutti sono in attesa della droga monetaria di Mario Draghi. 

L’andamento dell’inflazione...
Un mare di liquidità che, dal punto di vista tecnico, è giustificata dall’obiettivo di fare tornare l’inflazione dell’Europa verso il valore del 2% previsto dallo statuto della Bce. Ebbene, su questo fronte in Italia i prezzi al consumo sono saliti in febbraio dello 0,3% congiunturale (-0,4% a gennaio) mentre, a livello tendenziale, sono scesi dello 0,2% (-0,6% a gennaio). Insomma, c’è una attenuazione della flessione su base annua. Una dinamica che è replicata anche in Spagna. Nel complesso, però, non si tratta di movimenti tali da indurre ripensamenti sul fronte della politica monetaria della Banca centrale europea. 

...e quello dell’euro 
La quale, con le sue mosse, ha riportato a livelli «sensati» il cambio euro-dollaro. Un cross che oggi vede la moneta unica ritornare sopra quota 1,12 verso il biglietto verde.

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