Chiudono le stalle? Apriamo le aziende di latte vegetale!


Spettabile redazione, leggo i comunicati della Coldiretti che escono con un ritmo incalzante e che pubblicate puntualmente e mi chiedo come faccia un’associazione di categoria a essere così granitica nella sua politica agricola. In questi giorni la Coldiretti è zavorrata alla questione latte: dopo la grottesca sceneggiata allestita nelle piazze italiane con la mungitura pubblica, piange la chiusura delle stalle e la perdita di parecchi posti di lavoro.
Paola Re Tortona
“Dall’inizio della crisi è stata chiusa una stalla italiana su cinque con la perdita silenziosa di 32mila posti di lavoro e il rischio concreto della scomparsa del latte italiano e dei prestigiosi formaggi con effetti drammatici anche sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. E’ quanto emerge dal dossier “L’attacco alle stalle italiane” presentato dalla Coldiretti in occasione della più grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata in Italia e nel mondo con Ministri del Governo, Governatori delle Regioni, Sindaci, politici, esponenti della cultura, dello spettacolo e del mondo economico e sociale nelle stalle allestite venerdì scorso nelle principali città italiane, per mungere, dare da mangiare e custodire gli animali, con la collaborazione tecnica dell’Associazione italiana allevatori che ha seguito l’allestimento e ha curato, nel rispetto del benessere, la partecipazione degli animali all’evento…..” Nonostante io disapprovi ogni politica di sfruttamento animale, non riesco a gioire per la perdita di 32.000 posti di lavoro perché
penso che quei posti potrebbero essere impiegati in altro modo se la Coldiretti fosse un po’ più lungimirante sulle sue scelte economiche. Quella delle stalle è una vergogna mondiale e io mi auguro che chiudano tutte, guardando a una produzione di latte e latticini vegetali, senza alcun sfruttamento di esseri senzienti che in quelle stalle trascorrono una vita indegna di essere vissuta.
“Difendere il latte italiano significa difendere un sistema che garantisce 180mila posti di lavoro, ma anche una ricchezza economica di 28 miliardi di euro pari al 10 per cento dell’agroalimentare italiano. La chiusura di una stalla non significa pero’ solo perdita di lavoro e di reddito, ma anche un danno con il 53 per cento degli allevamenti italiani che si trova in zone montane e svantaggiate…”  La Coldiretti parla di posti di lavoro, di ricchezza economica, di danno… ma il massacro di vitelli per produrre latte, la condizione delle “mucche a terra” che non riescono più a reggersi in piedi per le troppe gravidanze, la prigionia a vita delle mucche ridotte a rubinetti sono argomento tabù.
Ed ecco che si arriva a EXPO, quel gran baraccone che si è dimostrato e si dimostrerà essere EXPO, eccellente esempio di corruttela e boccone goloso per il profitto e lo sfruttamento di esseri umani e non umani: “Nell’anno dell’Expo, la chiusura delle stalle rischia di far perdere all’Italia il primato nella produzione di formaggi a denominazione di origine (Dop) che in quantità è addirittura superiore quella francese e  contribuisce a forgiare l’identità nazionale in campo alimentare con oltre 48 specialità riconosciute a livello comunitario sparse lungo tutto lo stivale.” Non sarebbe forse il caso, proprio in occasione di EXPO, di guardare a nuove soluzioni? Nutrire il pianeta con cibi vegetali è la soluzione sempre più plausibile: solo le associazioni di categoria che supportano lo sfruttamento animale non vogliono proprio prenderla in considerazione e a farne le spese sono i posti di lavoro.
Ma la Coldiretti ha un piano tutto suo: “Tra gli obiettivi della mobilitazione per salvare le stalle italiane ci sono:... Attuare le misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano Nazionale di Sviluppo Rurale. Realizzare un piano organico di promozione (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, (in Italia e all’estero) del latte e delle produzioni italiane, a partire da Expo 2015. Promuovere iniziative nazionali per il consumo del latte e dei formaggi di qualità, soprattutto  nelle scuole e nelle mense pubbliche.” Abbiamo capito che il consumo di latte è in crisi e la Coldiretti vuole crearsi un vivaio di piccoli consumatori a partire dalla scuole. Bisogna però convincere i pediatri… molti dei quali ormai prendono posizione netta contro il latte, purtroppo non per motivi etici, ma per ragioni salutistiche. Sempre più persone, soprattutto in giovane età, manifestano intolleranza e allergia a latte e latticini: ci sarà una ragione. Inoltre molti pediatri hanno sfatato la secolare frottola secondo cui il latte animale sia la migliore fonte di calcio: se così fosse, il mio scheletro non starebbe neanche in piedi, dato che non mi sono mai nutrita di latte animale.
Spero che la Coldiretti usi buona parte del tempo impiegato a scrivere comunicati per informarsi meglio su ciò che scrive.
Cordiali saluti.
Paola Re
Tortona (AL)

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