Un Natale di Maigret Gino Landi


by Barbara Rossi  
(Le inchieste del commissario Maigret, serie tv, prima stagione, 24 gennaio 1965)
Per i nostalgici della televisione (rigorosamente in bianco e nero) che non c’è più, quella, per intenderci, dei grandi sceneggiati (allora si chiamavano così) trasmessi dalla tv nazionale, merita una nuova visione, in questo periodo natalizio, “Un Natale di Maigret”, episodio della serie “Le inchieste del commissario Maigret”, prima stagione, andato in onda per la regia di Gino Landi il 24 gennaio 1965.
La serie, divenuta ora di culto sia per chi ama le avventure del poliziotto nato dalla penna di Georges Simenon (il racconto da cui la puntata è tratta si intitola Un Noël de Maigret, e fu composto il 20 maggio 1950 a Carmel, in California), sia per gli ammiratori del compianto Gino Cervi, ebbe alla sua prima messa in onda un successo tale da spingere gli sceneggiatori della Rai a metterne in cantiere altre tre, sino al 1972.
Lo stesso Simenon, del resto, ebbe a dichiarare che il Maigret di Cervi era quello che più si avvicinava all’idea che lui stesso si era fatto del suo personaggio, superando
persino il “mostro sacro” Jean Gabin.
Qual è il fascino di questo Natale del celeberrimo commissario? Lo stesso che connota l’intero sceneggiato, dovuto in gran parte allo straordinario connubio attoriale nato tra Cervi e Andreina Pagnani, efficacissima interprete di una signora Maigret dimessa, sottotono, quasi succube (ma felice di esserlo) del geniale ma spigoloso consorte. 
Conquistano, facendoci scivolare rapidamente nella storia, la descrizione del ‘menage’ matrimoniale dei due, assolutamente banale, quasi noioso a volte, nell’assoluta ordinarietà delle discussioni, delle piccole tensioni e scaramucce, della complicità impalpabile eppure evidente; il naturalismo della recitazione degli interpreti, dai protagonisti Cervi e Pagnani sino alle figure di contorno, espressione di un saldo mestiere d’attore di origine teatrale, ma adattato al contesto e alle esigenze del piccolo schermo; la tensione che scaturisce dalle trame, nell’efficacia della trasposizione dai romanzi di Simenon; l’accuratezza e il fascino della ricostruzione d’ambiente, la Parigi tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, sia negli interni, l’appartamento decisamente demodé del commissario Maigret, l’affollato e fumoso commissariato, i locali alla moda, crocevia di faccendieri e loschi traffici, gli uffici e i luoghi pubblici, sia in esterno: il lungosenna, con la sua varia umanità, le strade e le piazze, il centro affollato, i giardini pubblici (teniamo d’occhio, a questo proposito, la passeggiata in notturna di Maigret a Place Pigalle che accompagna la sigla d’apertura di quest’episodio natalizio).
E, alla fine, lasciamoci catturare dall’atmosfera festosa ma vagamente perturbante della mattina di Natale di Maigret, che si snoda sin dalle prime scene come un’infinita attesa: del risveglio del celebre commissario, del caffè preparato nella macchinetta nuova di madame Maigret, della neve che sembra sempre lì lì per cadere, di due sconosciute vicine di casa, venute a turbare la pace domestica di casa Maigret con il racconto impossibile di un babbo natale che fa un buco nel pavimento della camera da letto di una bambina, per lasciarle una bambola in dono…e, come in ogni poliziesco che si rispetti, della risoluzione dell’enigma.

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