Fratelli anche tra figli unici
Gli auguri per questo Natale nascono da una frase di Enzo Biagi, che ricordava come fosse "difficile sentirsi fratelli, ma grave considerarsi figli unici". La nostra speranza, il nostro impegno, partono da qui: buone feste a tutti!
ALESSANDRIANEWS - Sul Natale s'è detto tutto e il contrario di tutto. Che dobbiamo essere più buoni, che ormai è solo apparenza, che è bello solo quando ci son dei bambini, che "non vedo l'ora sia passato". Mi perdonerete, allora, se per questo Natale prendo in prestito le parole di un grande giornalista scomparso qualche anno fa, Enzo Biagi, e provo a vedere come stanno addosso a questa città e alle sue contraddizioni. "Qualche volta - scriveva - è scomodo sentirsi fratelli. Ma è grave considerarsi figli unici". Al di là dello spirito natalizio, al di là delle ovvietà da panettone, al di là anche della morale cristiana, questa frase suona come un promemoria che è difficile ignorare, che non può lasciarci indifferenti.
C'è un fratello in chi cerca un impiego da tempo, collezionando solo dei rifiuti. Ce n'è uno in chi fatica ad arrivare a fine mese, un altro in chi non ha più un tetto sopra la testa. C'è un fratello in chi rischia di perdere il proprio posto di lavoro, ce n'è uno in chi lotta contro ogni sorta di discriminazione, spesso figlia di luoghi comuni e scarsa conoscenza. C'è un fratello anche in chi arriva da lontano, con un bagaglio di speranza. C'è un fratello in chi si scontra quotidianamente contro il muro della burocrazia e delle sue
contraddizioni, c'è un fratello in chi si chiede, ogni giorno, se ha fatto qualcosa per rendere questa città un posto migliore. Siamo fratelli quando collaboriamo, quando ci confrontiamo, quando ci scontriamo con un fine più alto del semplice gusto di litigare. Sentirsi fratelli, è vero, è scomodo: ci sono dolori da condividere, incomprensioni da sciogliere e fatiche da sopportare. Avere un fratello, considerare qualcuno sangue del proprio sangue, al di là della genetica, non è cosa facile, soprattutto in tempi come questi.
L'alternativa, però, Biagi ce lo dice, è peggiore: sentirsi figli unici, masticare egoismo, non è semplicemente complicato, è grave, ci opprime. A considerare il prossimo un fratello, insomma, si fa fatica, ma a non farlo ci si appesantisce di quella tristezza, di quella rabbia, che non si manda via tanto facilmente. L'augurio per questo Natale, alla fine, è proprio questo: che ognuno abbia il coraggio di riconoscere nel prossimo un fratello, che nel cuore di ciascuno ci sia la serenità, la consapevolezza, di aver fatto qualcosa di difficile, certo. Ma non di grave.
25/12/2014
Stefania Cava - stefania.cava@alessandrianews.it
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