La vita è meravigliosa e Una strega in paradiso di Barbara Rossi


by Barbara Rossi, La Voce della Luna
Visioni di Natale
Molti critici dell’epoca (il 1946), ma anche parecchi contemporanei, davanti alla visione di It’s a Wonderful Life, sollevano un sopracciglio. Sul tema del trionfo dei buoni sentimenti, dell’ottimismo e della logica dell’happy end spiegano, il film di Frank Capra è quanto di più autoreferenziale si possa auspicare, zeppo di una retorica consolatoria (e, di conseguenza, illusoria).
Eppure, in La vita è meravigliosa, il lieto fine, conquistato a caro prezzo, a costo della vita, addirittura, arriva dopo 129 minuti di travagli, peregrinazioni, rovelli interiori e peripezie di varia natura del protagonista (e tentato suicida) George Bailey (James Stewart), il middle man in piena rovina finanziaria cui l’angelo Clarence (spedito in missione sulla Terra dall’ente supremo in persona) mostra come sarebbe stata l’esistenza se lui non fosse mai nato.
Il film - tratto dal racconto The Greatest Gift di Philip Van Doren Stern - nonostante le accuse di superficialità, ottenne cinque candidature ai premi Oscar, ed è stato inserito, nel 1998, tra i migliori cento film americani di tutti i tempi.
In che cosa consiste, allora, il fascino sempreverde di La vita è meravigliosa? 
Forse nella recitazione intensa ma calibrata di James Stewart, in grado di conferire credibilità a un personaggio “comune” alle prese con le quotidiane avversità della vita; nella solarità, freschezza e determinazione della Mary Bailey di Donna Reed; nel - parafrasando Lubitsch - “Capra’s touch”, che nel contrasto tra la lievità della messinscena e la drammaticità dell’assunto, ammanta la visione di polvere di stelle (e di neve).
Quanto alla presunta autoreferenzialità, all’ottimistico pragmatismo tipicamente americano e alla poetica consolatoria della solidarietà sociale, è probabile che l’insieme di questi fattori non basti a squalificare una pellicola che è ormai divenuta un ‘classico’. Non solo di Natale.

Se amate l’aplomb di James Stewart, la sua recitazione compassata, elegante ma ironica; se vi seduce la bellezza algida ma misteriosa e, a tratti, inquietante di Kim Novak; se siete degli estimatori della sophisticated comedy americana, e delle sue atmosfere eleganti e raffinate; infine, se nel vostro animo cinefilo covate una segreta predilezione per quelle pellicole in cui parte integrante della storia si rivelano i gatti, non perdete l’occasione per godervi Una strega in paradiso (Bell, Book and Candle, 1958) di Richard Quine, tratto dalla pièce teatrale di John Van Druten.
Deliziosa e originale commedia romantica ambientata al Greenwich Village newyorkese, protagonista la bellissima strega Gil (Kim Novak), abituata a tessere le sue magiche trame nel proprio atelier antiquario, insieme al gatto Cagliostro, il film ha ricevuto nel 1959 una doppia candidatura ai premi Oscar, per la migliore scenografia e i costumi.   
L’atmosfera, seducente e maliziosa, in cui si snodano le schermaglie amorose tra Gil e il riottoso scapolo di cui è segretamente innamorata, il suo vicino di casa ed editore
Shepherd Henderson (James Stewart), scettico e razionalista per vocazione; le musiche, le scene e l’illuminazione, calda e scintillante, oltre all’affiatamento del quartetto di interpreti (oltre a Novak e Stewart, anche la zia Queenie - Elsa Lanchester - e Nicky - Jack Lemmon -  il fratello di Gil), rendono il film un piccolo gioiello natalizio. 
Su tutti spicca, ovviamente, Cagliostro, il siamese color fumo di Londra compagno prediletto di Gil, anch’esso dotato di magici poteri…ma, in fondo, che i gatti siano creature dai poteri straordinari e ancora inesplorati, da secoli fedeli compagni delle streghe di qualsiasi nazionalità è risaputo…no?
Felice 2015 di buoni film da La voce della luna!             

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