LMCA: La crosa e il Betale


by Piercarlo Fabbio
Rimasti in piazza del Municipio nella puntata del 9 dicembre, da qui riparte ‘La mia Cara Alessandria‘ – trasmissione curata e condotta da Piercarlo Fabbio, in onda ogni martedì dalle 12,15 alle 13,15 dalle frequenze di Radio Bbsi e disponibile nella sezione podcast dei siti www.fabbio.it oppure (solo per la parte storica) www.ritrattidallalba.it – in quella del 16 dicembre, rimarcando un altro nome dell’attuale piazza della Libertà, oggi al centro di furiose polemiche, con tanto di richiesta di dimissioni dell’assessore “competente (?) per improvvise e improvvide chiusure al traffico in modo da far posto ad improbabili piste per pattinaggio su ghiaccio e a chiusure spot di una fetta di strada”. 
Siamo in piazza ad ammirare l’arco della Contrada del Carmine con l’originaria Porta Ravanale. Siamo a fine Settecento, visto che l’arco sarà demolito insieme alla Cattedrale di San Pietro nel 1803. Alla destra il Broletto. Non è ancora stata costruita la facciata che oggi caratterizza l’ex distretto militare divenuto sede della Fondazione Cassa di Risparmio, poi, proseguendo verso il Teatro Comunale e gli uffici fatiscenti di Palatium Novus, perché ci vorrà ancora qualche decina d’anni per vedere terminato il Municipio, incontriamo via Larga (l’attuale via dei Martiri) e poi una strada che è un po’ l’alter ego di via Larga. È la via principale
della ‘Contrada o sii Isola detta la Crosa’ o via Ferrara.
A spiegare meglio è, ancora una volta, lo storico Piero Angolini: “…Crosa trova origine in tempi antichi. La sua denominazione deriva da fosso o scavo. Dicono infatti le vecchie carte: nei primi secoli correva dalla Crosa acqua in fossato scoperto che circolava dietro al Duomo (vecchio) ed entrava nella Contrada Marengo (via Dante); ed eranvi parecchi ponti, ossia carrarole, per attraversarlo …”. 
Così, quasi per caso, giunge un altro significato di carrarola o cannarola, nome che poi distinguerà quel labirinto di cortili tra via Tripoli e corso 100 Cannoni, ancora oggi, pur ristrutturato, mantenuto indenne. Perché qualche nostro autore aveva indicato che “carrarola” stesse ad indicare il maleodorante canale che scorreva vicino a quelle case (il Carlo Alberto e qualche sua derivazione, che oggi chiameremmo “allacciamenti”.) Ma ritornando in Platea Major, attraverso la lettura di alcune parti della traduzione del Codex Statutorum - la raccolta di leggi che regolavano la vita in città fin dalla a fondazione - era conosciuta la presenza di un canale di una certa consistenza che attraversasse la piazza. Il canale della Crosa si chiamava “Betale”, anche questo nome diffuso in molte variabili, basta pensare al rione di Spinetta Marengo.
Passa il tempo e le cose cambiano. Nel 1592 il Governatore spagnolo Toledo, fece pavimentare via Larga, mentre rimaneva il Betale. È probabile che la Crosa avesse una pendezza più accentuata dell’odierna via Ferrara, in quanto nella sua parte più bassa era presente un mulino. Scavi novecenteschi hanno infatti rivelato la presenza di piantoni, catene e mole di pietra. Un’altra caratteristica della via erano le osterie con le loro insegna che sporgevano sulla via stessa. 
Iniziamo dalla piazza, d’angolo, vi era l’osteria più importante, si chiamava ‘I tre re’ e aveva 12 stanze, lo stallaggio e fienile per ben 28 cavalli. Ospitò continuamente le corti dei Reali che giungevano in città e rimase in esercizio per circa 300 anni. Fino al 1825. Di fronte, a inizio via, il ‘Falcone’, aperto fino a quasi una decina di anni fa, con 12 camere e una stalla per 10 cavalli. Infine d’angolo con la piazzetta la casa e l’Osteria del Cavallino Bianco, dotata di 6 stanze e di scuderia per 16 cavalli. 
Un ultimo aspetto: il palazzo che fa angolo con la piazza. Era lì fin da 1300 e apparteneva ai nobili Merlani, ghibellini. Famiglia importante, visto che la piazzetta accanto al vecchio Duomo portava il loro nome. Dopo alcuni passaggi tra eredi e comodatari, nel 1846 inizia l’attività di dolciere e liquorista Domenico Boratto. E’ il primo passo di una fortunata attività che porterà il Boratto ad acquistare la casa dei Merlano, ad ingrandirvi la propria attività e ad aprire un dehor e un affaccio su piazza, costituendo un punto di ritrovo specialmente nei giorni di mercato. Per le specialità prodotte si ricorda uno slogan a parafrasare un’aria de La Tosca di Puccini, ‘L’ora è fuggita e muoio disperato per non aver mangiato il cioccolato di Boratto’. La pasticceria-bar venne poi rilevata da Gigi Capra, che la mantenne fino al 1961, quando chiuse definitivamente i battenti. 
E da via Ferrara, spostandoci ‘Stra per Stra’ arriviamo in via Lucia Gavigliani, da corso Acqui a corso Marx (quarta parallela a via Maggioli). L'antica famiglia Gavigliani discende dai feudatari di Ussecio, nome antico di Belforte. Gavigliani è uno dei più importanti nomi dell’antica curtis regia di Rovereto. Concorse fortemente alla fondazione di Alessandria; discesero uomini insigni nelle armi, nella pietà, negli studi, nella cura della pubblica amministrazione. (N. Basile, op. cit.). Tra i discendenti è da segnalare Lucia, donna di acclamata filantropia e di rara virtù dello spirito. Figlia del conte Antonio Gallia Dal pozzo e di Marianna Crivelli, nasce nel 1716 e muore nel 1756 in Alessandria. 
Dopo i proverbi – “Per quaronta dì la fioca a l’è bouna, dop la dventa na matrouna” e “Quand cu fioca nenta tic i pionsu” – e la storia dell’Almanacco del giorno prima, fatti successi tanti, tanti anni fa in Alessandria; la playlist della settimana rende omaggio a Natale: ‘A Christmas Carol Main Title’, Alan Silvestri; ‘PanisAngelicus’, Luciano Pavarotti; ‘Valzer dei Pattinatori’; ‘Greensleeves’, eseguita dall’orchestra di Mantovani; ‘Away in a Manger’, Frank Chacksfield Orchestra; Francesco Manfredini: Concerto Grosso In C, Op. 3/12, ‘Christmas Concerto - 1. Pastorale, di Francesco Manfredini.

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