Consip, i carabinieri Sessa e Scafarto sospesi dal servizio per depistaggio: “Distrutte prove utili a inquirenti”
Secondo le accuse, Sessa avrebbe chiesto aiuto a
Scafarto per eliminare il backup automatico dell’applicazione whatsapp, usata
dai due per scambiare informazioni sull'inchiesta. La contestazione avanzata da
piazzale Clodio è legata al proposito di "sviare l’indagine relativa
all’accertamento degli autori mediati e immediati della violazione del segreto
a favore dei vertici della Consip"
Sono accusati di depistaggio per
aver distrutto prove utili agli inquirenti su whatsapp. E lo
avrebbero fatto quando già sapevano di essere indagati. La procura di Roma avanza
nuove contestazioni per Alessandro Sessa e Gianpaolo
Scafarto, il colonnello e il maggiore dei carabinieri già indagati in uno dei filoni dell’inchiesta Consip.
Entrambi sono stati sospesi dal servizio per un anno a seguito
di un’interdittiva nata proprio dalle nuove accuse di depistaggio.La
richiesta avanzata dall’ufficio inquirente capitolino è stata accolta dal
gip Gaspare Sturzo che ha ritenuto doloso il
comportamento dei due militari. Secondo le accuse, Sessa avrebbe chiesto aiuto
a Scafarto per eliminare il backup automatico
dell’applicazione whatsapp, usata dai due per scambiare informazioni
sull’inchiesta. Il tutto sarebbe avvenuto quanto Scafarto era già indagato e il
suo smartphone era già stato sequestrato dagli inquirenti. Per gli
investigatori Scafarto reinstallò l’applicazione sullo smartphone del suo
superiore dopo aver distrutto messaggi e documenti
indispensabili all’indagine sullafuga di notizie che ha coinvolto
esponenti di spicco dell’Arma.
Secondo il gip il comportamento dei Sessa e
Scafarto fu deliberatamente volto alla distruzione di prove.“Non
c’è alcun dubbio che le revoca delle delega d’indagine del marzo 2017, fatto
rarissimo, e le pesanti espressioni di sfiducia in essa contenute avrebbero
dovuto consigliare ad entrambi gli indagati di agire in modo retto, probo e
osservante dei propri doveri verso la legge e le istituzioni di riferimento e
quelle di appartenenza. Invece, sembra essere stata proprio questa appartenenza
l’occasione prossima per consumare altri delitti, gravissimi per le finalità di
depistaggio”, scrive il gip accogliendo la richiesta di sospensione dal
servizio per un anno per i due carabinieri, avanzata dal procuratore aggiunto Paolo
Ielo e dal pm Mario Palazzi, responsabili del fascicolo.L’accusa
di depistaggio ipotizzata da piazzale Clodio, si
legge nell’ordinanza di interdizione, è legata al proposito di “sviarel’indagine
relativa all’accertamento degli autori mediati e immediati della violazione
del segreto a favore dei vertici della Consip”. Secondo gli
inquirenti, “Scafarto, che aveva subito il sequestro, in data 10 maggio 2017,
del proprio smartphone al fine di accertare la natura ed il contenuto delle comunicazioni sia
con gli altri militari impegnati nelle suddette indagini sia con con estranei
alle stesse, su richiesta ed istigazione di Sessa ed al fine
di non rendere possibile ricostruire compiutamente
le conversazioni intervenute con l’applicativo whatsapp, provvedeva a disinstallare dallo
smartphone in uso a Sessa il suddetto applicativo; con l’aggravante di aver
commesso il fatto mediante distruzione o artificiosa
alterazione di un oggetto da impiegare come elemento di prova o
comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento”.Per
il gip Sturzo questo episodio, aggiunto a quelli precedentemente contestati ai
due indagati, giustificano la misura dell’interdizione dalle funzioni di
pubblici ufficiale dei carabinieri anche per il pericolo di reiterazione del
reato e di inquinamentoprobatori. “Sappiamo – annota il
giudice – come l’accusa abbia accertato, addirittura la promozione a maggiore
dello Scafarto; ne deriva che, allo stato, entrambi gli indagati risultino
dagli accertamenti riferiti come ancora in servizio e, quindi, in grado di
trarre occasione prossima dall’uso attuale dei poteri di polizia giudiziaria connessi
al ruolo di ufficiali dei carabinieri”.Le nuove accuse si aggiungono alle
contestazioni per le quali Sessa e Scafarto sono sotto indagine da mesi. Il
primo, ex vice comandante del Nucleo operativo
ecologico, è accusato di depistaggio per
aver mentito nel corso di
un’audizione testimoniale con i pm. Il secondo, invece, risponde di falso e rivelazione del segreto, per la vicenda e per aver alterato in più punti
l’informativa sulla quale si basavano alcune accuse a Tiziano Renzi, a sua volta indagato per traffico
di influenze, in concorso con l’amico Carlo Russo.
Nell’atto d’indagine era stata attribuita la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho
incontrato” ad Alfredo Romeo, l’imprenditore ora in carcere percorruzione.
In realtà a pronunciare quella frase (senza che si riferisse a Tiziano
Renzi) era stato l’ex parlamentare Italo Bocchino, anche
questi indagato per traffico di influenze.Nel fascicolo legato alle
informazioni arrivate ai vertici Consip che erano a conoscenza di intercettazioni e pedinamenti in
corso, rispondono di rivelazione di segreto d’ufficio il
ministro dello Sport, Luca Lotti, il comandante generale dei
carabinieri, Tullio Del Sette e il generale di brigata
dell’Arma Emanuele Saltalamacchia, ascoltato ieri dagli stessi pm romani per quattro ore.
Inoltre è indagato di favoreggiamento il presidente di
Publiacqua Firenze, Filippo Vannoni.
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