Senato, ok all’accusa di vilipendio per il pm Robledo e la funzionaria. Salvi i parlamentari indagati
Palazzo Madama ha confermato con 119 sì e 35 no la proposta
della Giunta per le immunità di procedere contro l'ex procuratore aggiunto di
Milano accusato nell’ambito della contesa giudiziaria l’ex sindaco della città.
Via libera alla richiesta di procedere per lo stesso reato anche contro una
funzionaria del tribunale di Catania che aveva diffuso una foto su facebook.
Salvi invece i senatori Taverna (M5s) ed Esposito (Pd)
Sì alle indagini sul magistrato e la
funzionaria. Salvi invece i due senatori. Sono vendette di fine legislatura
quelle andate in scena a Palazzo Madama. L’aula del Senato ha
confermato con 119 sì e 35 no la proposta della Giunta per le immunità di
procedere contro il pm Alfredo Robledo accusato di vilipendio nell’ambito
della contesa giudiziaria tra il magistrato, all’epoca dei fatti aggiunto
a Milano, e l’ex sindaco della città, attuale senatore di Ap, Gabriele
Albertini. Votano contro Mdp e M5s. “Il
vilipendio è un retaggio antistorico. Il Parlamento più che entrare
in vicende giudiziarie simili dovrebbe difendere la propria onorabilità con
il lavoro, tenendo sempre presente i criteri di dignità previsti dalla nostra
Costituzione”, dice Felice Casson di Mdp. “Per
la prima volta il Senato si appresta a far sì per punire chi avrebbe vilipesol’assemblea
legislativa. Qui siamo fuori dalla portata delle norme: quelle di
Robledo sono opinioni“, è la difesa Maurizio Buccarella del Movimento
5 stelle.
Pd e Fi votano a
favore – Toni diversi
invece quelli degli esponenti del centrosinistra e del centrodestra. “Troppe
volte i magistrati oltraggiano organi dello Stato e questo non
possiamo più accettarlo“attacca Enrico Buemi –
socialista eletto nelle liste del Partito democratico – che
invece vota a favore. “L’attacco del dottor Robledo era diretto all’intero Senato.
Si tratta di un attacco veemente e duro con un invito al disprezzoe
alla disubbidienza: ci ha accusato di voto di scambio,
ci ha accusato di avere commesso un reato”, dice Giuseppe Cuccaannunciando
il sì del Pd e lamentandosi: “Oggi siamo presi di mira nel
nostro operato quotidiano“. Per Nitto Palma, invece, le
“dichiarazioni di Robledo” sono “farneticanti“. “Io – spiega l’esponente
di Forza Italia – non voglio bloccare le
indagini dell’autorità giudiziaria per questo motivo voterò a favoredell’autorizzazione
a procedere”
Le parole sotto accusa
– Quella
tra l’ex procuratore aggiunto di Milanto e Albertini è una vera e propria sfida
a distanza e a colpi di carte bollate che va avanti da mesi. Il presunto
vilipendio è motivato da alcune parole usate da Robledo dopo che si stava prospettando il
sì all’insindacabilità delle parole di Albertini nei suoi
confronti. Diffondendo una petizione in suo
favore promossa da Paolo Pollice, ordinario di Diritto Civile alla Federico II, Robledo
aveva scritto tra l’altro che la giunta per le immunità si era inventata
“la bestialità dell’immunità retroattiva per salvare
la pelle a Gabriele Albertini”. Per Robledo si trattava di “un abuso
da casta di un privilegio bello e buono:
all’epoca dei fatti oggetto del processo, non era senatore”. “Non possono
sguazzare nei loro privilegi – aveva aggiunto il procuratore –
ricattare le istituzioni con la loro posizione e rimanere sempre impuniti”.
Anche perché, aveva concluso Robledo, “Albertini aveva minacciato di togliere
supporto al governo se non gli avessero concesso l’immunità per questa
questione sua personale: è un voto di scambio, una cosa che
fa orrore“.
Le origini dello scontro – Per tutto questo Albertini, sostenuto
dallo studio legale Colucci e Colonnelli che lo ha sempre
rappresentato nella lunga guerra con l’ex viceprocuratore di Milano, ha
presentato una denuncia per vilipendio perché, è il
ragionamento, non è stato offeso solo lui, ma l’intero Senato, cioè
l’istituzione. Un profilo, secondo gli avvocati dell’ex sindaco, che emerge
soprattutto nei passaggi sui “privilegi” e sul “voto di scambio“. Alla fine questa tesi è stata accolta ieri dalla
maggioranza della giunta per le autorizzazioni del Senato, con il voto
favorevole del Pd, di Forza Italia e dei partiticentristi, affidando il mandato di relatore alla democratica Rosanna Filippin.
L’intera vicenda della guerra tra
Robledo e Albertini nasce da una querela del 2012 presentata dal del pubblico
ministero quando Albertini, con un esposto inviato al ministero della
Giustizia, aveva voluto spiegazioni su tre casi giudiziari gestiti dagli uffici
di Robledo e – secondo Albertini – non portati avanti
correttamente. Si trattava dell’inchiesta sulla questione degli emendamenti
in bianco, quella sull’acquisto dell’Autostrada Serravalle da
parte della Provincia di Milano allora guidata da Filippo
Penati e l’inchiesta sui contratti derivati sottoscritti dal
Comune ai tempi dell’amministrazione Albertini.
L’immunità retroattiva
– Le
iniziative giudiziarie di Robledo avevano prodotto una condanna nei
confronti di Albertini in sede civile a 30mila euro e un processo
penale per calunnia. Nel frattempo però il Senato aveva
votato una sorta di “immunità retroattiva” (una ricostruzione che
Albertini e i suoi legali contestano). La tesi in questo caso è che le
dichiarazioni di Albertini su Robledo erano in tutto 38 – all’inizio da
sindaco, poi da eurodeputato – ma andavano giudicate come un tutt’uno. In Aula
il Sì aveva avuto un sostegno ampio (185 favorevoli, 65 contrari e 2 astenuti),
al quale aveva contribuito anche il Pd, anche se il gruppo si era spaccato.
Il M5s aveva paragonato quel voto a quello sul no alle
perquisizioni che la Camera espresse spiegando che Berlusconi era
davvero convinto che Ruby Rubacuori fosse la nipote di
Mubarak. Morale della favola: con l’insindacabilità, la pena
inflitta ad Albertini in sede civile è stata
vanificata, mentre il processo per calunnia è
terminato con un’assoluzione piena perché il giudice di
Brescia, Anna Di Martino, ha ritenuto che l’improcedibilità decisa
da Palazzo Madama fosse applicabile solo in caso di
condanna e non in caso di assoluzione. §
Salvi di fine
stagione: Taverna ed Esposito – E mentre adesso Robledo rischia addirittura di
essere processato per vilipendio con un voto
a sorpresa il Senato dice no alla proposta della Giunta per le Immunità e “salva”
la senatrice M5S Paola Taverna che invece era stata dichiarata
“sindacabile“. La Giunta aveva deciso cioè che lei avrebbe dovuto
rispondere in Tribunale a una querela per diffamazione. Trattamento
diverso aveva riservato invece al senatore Pd Stefano Esposito le
cui “offese” a una manifestante “No Tav” erano state considerate da
Giunta e Aula “insindacabili”, cioè espresse nell’esercizio della sua
funzione di parlamentare. L’Aula, dunque, ha uniformato salvando sia
l’esponente pentastellata che quello del Pd.
Processare la
funzionaria – Approvato
con 116 si e 36 no, ivnece, la proposta della Giunta per le immunità di
procedere per vilipendio contro il pubblico funzionario di Catania, Sabrina
Angelico “rea” di aver postato su facebook l’immagine di un dito
medio alzato rivolto nei confronti dei parlamentari. Votano
contro Mdp, come annunciato sempre da Casson (“basta con
questi atteggiamenti da Casta” è l’appello di Corradino
Mineo), Sinistra italiana e M5s. Il 19 luglio 2017, il procuratore di Cataniaaveva
chiesto al presidente del Senato l’autorizzazione a procedere nei confronti di
Sabrina Angelico per il reato di vilipendio delle Assemblee legislative. Il
presidente del Senato aveva investito della questione la Giunta presieduta
da Dario Stèfano (Misto) e questa ha esaminato la richiesta
nelle sedute del 20 e 21 dicembre 2017 deliberando a maggioranza di proporre
all’Assemblea la concessione dell’ autorizzazione a procedere contro la
funzionaria. “È più pericolosa una bottiglia con la faccia del Duce o
un gesto come questo?” chiede Lucio Malan di Forza Italia che
dichiara in Aula di difendere la democrazia affermando, tra l’altro, che “in
fondo si tratta di una pena minima di appena 5000 euro“.
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