Etruria, Renzi: “Boschi? Caccia alla donna. No al passo indietro, decideranno elettori”. Lei inaugura la difesa semantica
Il segretario del Pd difende a spada tratta l’ex ministra. Ma
omette che basta un posto nel listino per evitare guai. La sottosegretaria
tenta con le preposizioni: "Non sono stata io a chiedere a Ghizzoni di
acquisire. Io mi sono informata sul se, non ho chiesto di. É una informazione,
non una pressione". Ma i sondaggi fanno crescere i malumori tra le varie
correnti dem
La vicenda legata a Banca
Etruria? “È priva di conseguenzepenali“. La commissione
parlamentare d’inchiesta sulle banche? “Sembra una commissione
d’inchiesta solo su una singola banca“. L’eventuale non
ricandidatura di Maria Elena Boschi? “Questa discussione per noi
non esiste”. È una difesa totale quella che Matteo Renzi fornisce
al suo ex ministro delle Riforme. Una difesa che arriva addirittura rilanciare
l’intervista della sottosegretaria al quotidiano La Stampa. “Questa
è una caccia alla donna“, ha detto Boschi al giornale
torinese. “Condivido le parole che il ministro Boschi ha detto oggi sulla
Stampa, non ho niente altro da aggiungere. Pensiamo davvero che tutta la
questione bancaria italiana sia risolta sulla base di incontri del tutto
legittimi e privi di alcuna pressione?”, dice qualche ora dopo il segretario
del Pd a TgCom24.Un intervento quasi dovuto nel day
after dell’audizione davanti alla commissione banche di Federico
Ghizzoni.
“Il ministro Boschi mi chiese se
era pensabile per Unicredit valutare un’acquisizione o
un intervento su Etruria: risposi che non ero in grado di
dare nessuna risposta”, ha detto l’ex ad di Unicredit, confermando
totalmente il racconto di Ferruccio de Bortoli, denunciato dall’ex
ministra della Riforme che non intende ritirare la causa contro
l’ex direttore del Corriere della Sera. E che è ormai arrivata
all’estrema autodifesa: quella semantica. ‘”Non sono stata io
a chiedere di acquisire. Io mi sono informata sul se,
non ho chiesto di. É una informazione, non una pressione.
C’è una differenza abissale“, è la linea della Boschi.Una linea
rilanciata appunto dallo stesso Renzi. “Io non guardo alla polemicuccia ma alle
straordinarie potenzialità di questo Paese. Io andando in giro non incontro nessuno
che mi domanda di me, la gente mi dice ‘lavoro, lavoro, lavorò, poi vanno sulle
tasse e sulla sanità. Parliamo di questioni di merito, non pensiamo: ah, c’è
l’editoriale”, dice il numero uno del Pd, che cita non a caso articoli di
giornale nei giorni infuocati delle audizioni davanti alla commissione banche.
Prima il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, poi il
governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, quindi l’ex ad di
Unicredit, Federico Ghizzoni: tre deposizioni in cui alla fine
emergeva sempre il ruolo tenuto da Boschi nei mesi neri della crisi di Etruria,
la banca in cui suo padre era vicepresidente. “Ogni dieci ore di audizione
si parlava dieci minuti dell’agenda del ministro. Si è cercato di guardare il
dito quando noi indicavamo la luna. È legittimo ma sembra una commissione
d’inchiesta solo su una singola banca. È giusto fare chiarezza,
perché chi ha sbagliato sulle banche paghi davvero e mi sembra surreale che
la colpa sia solo di una piccola banca di provincia. Le banche non sono il problema
principale del Paese”, si lamenta Renzi, che sottolinea più volte
come “quella di Banca Etruria è una vicenda priva di conseguenze
penali“.Parole che somigliano da vicino a quelle utilizzate quando
nell’occhio del ciclone era finita un’altra ministra, Federica Guidi,
citata nell’inchiesta della procura di Potenza su Tempa
Rossa. In quel caso, però, l’allora presidente del consiglio chiese e
ottenne le dimissioni di Guidi. “Non puoi reggere. È una posizione
complicata da difendere, perché le opposizioni ci sono già saltate
addosso”, le diceva chiedendole di farsi da parte e blindare così la stessa
Boschi, citata nelle intercettazioni. E adesso, che invece, le opposizioni sono
“saltate addosso” alla sottosegretaria del governo Gentiloni? Ora che la stessa
Boschi – inaugurando la “difesa semantica” – si trova in una “posizione
complicata da difendere”, cosa fa Renzi? Spinge per le dimissioni per tutelare
il partito? Tutt’altro. “Un politico si fa giudicare dai cittadini,
saranno gli elettori a giudicare non solo Maria Elena Boschi ma tutti noi.
Questa discussione per noi non esiste. Saranno gli elettori a
decidere se Boschi debba essere riportata in Parlamento oppure no”, è la
blindatura del segretario: basterà inserire Boschi tra i capilista dei listini
bloccati per garantirne la sicura rielezione.Un’opzione
che non viene vista di buon occhio, però, nel resto del partito. Come racconta
il Corriere della Sera, infatti, nel Pd“serpeggia un
certo scoramento“. I renziani, ovviamente, provano a tenere botta,
ma tra le altre correnti c’è addirittura chi sottolinea che la storia di Banta
Etruria stia facendo perdere al partito un punto percentuale al
mese. Una stima che Repubblica accredita direttamenta a Matteo
Renzi. “Siamo all’apice del casino. E noi rischiamo
di perdere un punto a settimana“, dice il segretario del Pd,
inseguito al telefono dai vari big del partito mentre i sondaggi toccano la
pericolosa quota del venti percento. È per questo motivo che
la ricandidatura della Boschi è in bilico.“Se chiedono a me, io darò la
disponibilità a correre in qualsiasi collegio con l’entusiasmo e la forza di
chi non ha niente da temere. La decisione però spetta al Pd e
ai cittadini: io nel frattempo lavoro e vado avanti”, dice invece la diretta
interessata, consapevole di essere finita sotto processo all’interno del
partito. Il ministro Andrea Orlando chiede una direzione
straordinaria, mentre renziani come Graziano Delrio e Luca
Lotti – secondo Repubblica, iniziano a sostenere la tesi del passo
indietro. Le dimissioni della Boschi trovano fan anche tra i ministri tecnici
come Pier Carlo Padoan, ma anche politici come Anna
Finocchiaro e Dario Franceschini. “Noi dobbiamo
difendere i nostri dirigenti”, dice Matteo Orfini. “Vogliono macchiare l’
onorabilità di Maria Elena Boschi”, si lamenta il tesoriere Francesco Bonifazi.
Uno dei più grandi sponsor dell’ex ministro. Secondo soltanto allo stesso
Renzi.
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