I grillini e l’arte del possibile
Non è il passato che non passa, ma che ritorna. Oltre a
segnare una svolta del M5S dal percorso duro e puro seguito fin qui, e a
dimostrare che anche Grillo e Casaleggio si muovono nella logica del
proporzionale, stile Prima Repubblica, l’offerta di Di Maio di infrangere la
severa regola del «no» a qualsiasi alleanza con i partiti tradizionali, per
aprire a un eventuale governo di coalizione, con «Liberi e uguali» e se
necessario con un Pd derenzizzato, ha uno storico precedente, che risale a
trentacinque anni fa. Nel novembre 1982, dopo la caduta del governo
Spadolini a causa della famosa «lite delle comari» tra i ministri Formica e
Andreatta, alle consultazioni che si aprirono per risolvere la crisi, il leader
del Pci Berlinguer fu autore di una strana uscita. «Accetteremmo un governo
diverso, che segnasse una discontinuità», disse, rivolgendo a De Mita la
proposta di varare un governo Dc-Pri, senza i socialisti, e con l’appoggio
esterno dei comunisti. I democristiani non potevano accettare di rompere la già
compromessa collaborazione con il Psi, così non se ne fece niente e si andò
alle elezioni anticipate. Ma il passaggio segnò egualmente una fibrillazione
dei cristallizzati rapporti politici del tempo, e nella nuova legislatura,
complice un forte calo elettorale dello Scudocrociato, i socialisti alzarono il
prezzo e ottennero la presidenza del consiglio per Craxi. Continua a
leggere……
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