POVERTÀ: UNA PERSONA SU 3 NON HA IL GABINETTO, LA DIARREA E LA DEFECAZIONE ALL’ARIA APERTA MIETONO VITTIME
Il 19
novembre di ogni anno le Nazioni Unite celebrano il World Toilet Day. La
mancanza di servizi sanitari colpisce 2,3 miliardi di persone e ne uccide
almeno 280 mila l'anno. Affrontare il problema in modo serio garantirebbe più
diritti alla salute e risparmi per la spesa pubblica
12/12/2017 - Una persona su 3 non ha il gabinetto. Può
sembrare strano e bizzarro, ma non lo è affatto. Oggi nel mondo 2,4 miliardi di
persone vivono senza un bagno domestico. Più precisamente 2,4 miliardi di
persone non hanno un bagno in casa come quello che conosciamo noi. Per questo
il 19 novembre di ogni anno è la Giornata mondiale del gabinetto, istituita
dall’Onu nel 2013 come obiettivo di sviluppo sostenibile: garantire che tutti
abbiano accesso a un bagno domestico gestito in sicurezza entro il 2030. Ciò
rende i servizi igienico-sanitari fondamentali per sradicare la povertà
estrema. La World Toilet Day è coordinata da UN-Water in collaborazione con
governi e partner.Il nome scelto può far sorridere qualcuno, ma la Giornata
mondiale del gabinetto (World Toilet Day) istituita dalle Nazioni Unite per il
19 novembre di ogni anno è una cosa seria. Nel mondo ci sono 2,3 miliardi di
persone che non hanno alcun accesso a servizi sanitari di base, come toilette o
latrine, nonostante servizi igienici in genere e l’accesso all’acqua siano
considerati diritti umani fondamentali. Una situazione che ha conseguenze
drammatiche. Secondo l’Onu, infatti, questa mancanza di servizi è strettamente
legata alla trasmissione di malattie come colera, diarrea, dissenteria, epatite
A, febbre tifoidea e poliomielite.L’assenza di servizi sanitari
adeguati, inoltre, è la causa della morte di 280 mila persone ogni anno ed è la
prima responsabile di varie malattie tropicali, spesso poco conosciuti, come
vermi intestinali, schistomiasi e tracoma. Ed è anche associata dagli esperti
alla malnutrizione (dati Organizzazione mondiale della sanità).
Giornata mondiale del gabinetto: l’accesso ai servizi
Questo problema, in realtà, riguarda tutti. Anche chi vive
alle latitudini più distanti da questo tipo di problemi. Basti pensare, per
esempio, che le Nazioni Unite fanno notare come almeno una persona su dieci al
mondo consuma cibo irrigato proprio con acque di scarico.Nel 2015,
secondo gli ultimi dati disponibili, circa il 39% della popolazione mondiale,
pari a poco meno di 3 miliardi di persone, aveva a disposizione gabinetti
sicuri e indipendenti, ossia non condivisi con altre case e gestiti in modo da
assicurare un trattamento adeguato del materiale.
Servizi sanitari e igienici riconosciuti come diritti umani
I servizi sanitari e igienici sono considerati dalla Nazioni
Unite tra gli elementi essenziali per garantire la salute pubblica. E anche se
il trend è positivo – dal 1990 al 2015 la percentuale di chi ha accesso a
questi servizi è salita dal 54% al 68% – l’Onu non considera accettabile che ci
siano ancora 2,3 miliardi di persone senza alcune servizio di questo genere.Per
ufficializzare l’importanza di perseguire miglioramenti su questo punto, nel 2010
l’Assemblea generale Onu ha riconosciuto come un diritto umano l’accesso
all’acqua sicura e pulita e ai servizi sanitari. Contestualmente, l’organismo
ha richiesto alla comunità internazionale uno sforzo aggiuntivo per sostenere i
paesi ancora indietro in questo campo ad assicurare questi servizi ai propri
cittadini. Ma nonostante questa chiamata all’azione, l’obiettivo del millennio
che mirava a dimezzare il numero di persone del mondo senza accesso ai servizi
igienici è stato fallito per circa 700 milioni di cittadini.
Diarrea: le vittime della mancanza di servizi igienici
Le Nazioni Unite stimano che circa 842 mila persone di paesi
con redditi medio-bassi muoiono a causa della mancanza di acqua, servizi
igienici e igiene adeguata ogni anno. Nello specifico, di questa vera strage,
ben 280 mila morti sono ricollegate direttamente proprio ai servizi igienici.
Gli obiettivi futuri contro la povertà
Le Nazioni Unite si sono date come obiettivo quello di
eliminare totalmente la pratica della defecazione all’aperto entro il 2025,
così come garantire a tutti acqua potabile.La sfida maggiore è
probabilmente rappresentata dalle grandi megalopoli dei paesi poveri, dove
milioni di persone sono ammassate in aree sprovviste di fognature o servizi di
altro genere. In alcuni casi, inoltre, la diseguaglianza di questi sistemi
arriva ad organizzare questi servizi in maniera tale da prevedere che i liquami
prodotti nelle zone più ricche delle città siano convogliati in sistemi di
drenaggio, canali o interramenti che finiscono con l’inquinare le aree più
povere.In generale, sottolinea infine l’agenzia Onu, la scarsità di dati
disponibili in materia suggerisce che una grossa quantità delle acque di
scarto, non trattate in alcun modo, finiscano direttamente in fiumi, laghi e
oceani.
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