Solvay, quando l’innovazione fa rientrare anche i ‘cervelli’
Innovazione
continua di processo e prodotto, brevetti, ricerca applicata, aumento
dell’occupazione (qualificata) e rientro di ‘cervelli’. Alcuni numeri sono
imponenti, come il fatturato 2017 che tocca il mezzo miliardo di euro, altri
sono importanti, come gli addetti diretti che sono passati da 560 a 625 con una
età media di 41 anni, altri ancora sono apparentemente minimali, due, per
profili altamente specializzati per l’analisi dei dati. La Solvay Specialty Polymers Italy finisce l’anno a pieno ritmo, incassa il
premio ‘Imprese per l’innovazione’ assegnato da Confindustria alle aziende che
hanno investito con successo in ricerca e innovazione e riceve il ‘Premio dei
premi’ da Confindustria e Fondazione Cotec (Fondazione nazionale per
l’innovazione tecnologica). Dietro ai simboli, pur importanti, non c’è solo un
riconoscimento formale, bensì la certificazione di come sia concreto il
passaggio “dall’innovazione progettata a quella vissuta nello stabilimento”
come spiega Stefano Bigini, direttore del polo chimico di Spinetta Marengo di
proprietà della Solvay Specialty Polymers, società attiva con tre realtà
industriali: il centro direzionale e ricerca di Bollate, gli stabilimenti di
Spinetta Marengo (il più grande) e Porto Marghera. Solvay Specialty Polymers
occupa circa mille dipendenti diretti di cui 250 nel milanese, 625 ad
Alessandria e la parte rimanente a Venezia e ha chiuso il 2016 con un fatturato
globale di 835 milioni di euro (Spinetta Marengo ha fatto la parte del leone).
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