La fusione? Rinviata. E gli enti camerali restano a guardare…
Se qualcuno aveva
riposto delle speranze, sarà deluso. La fusione delle Camere di Commercio in
Italia e quella fra Alessandria e Asti in Piemonte, dovranno attendere.
Nonostante fosse il sesto punto all’ordine del giorno della Conferenza
Stato-Regioni del 21 dicembre, è stato rinviato. E a questo punto con il
prossimo scioglimento delle Camere e le elezioni politiche previste per il 4
marzo, il lungo processo avviato dopo anni di discussione dovrà ancora una
volta attendere.Tutto nasce dal fatto che la Corte Costituzionale ha accolto
parte di un ricorso presentato dalle Regioni Toscana, Liguria, Lombardia e
Puglia contro il decreto attuativo 219/2016 che regola il processo di
aggregazione. La Consulta ha riconosciuto “l’illegittimità dell’articolo 3,
comma 4, che stabiliva che il ministro dello Sviluppo economico avrebbe emanato
il decreto ‘sentita’ la Conferenza Stato-Regioni, e non ‘previa intesa’ con
essa, dunque violando il principio di leale collaborazione”. Bisognava quindi
avere prima una ‘intesa’ con la Conferenza e non ‘sentire’ la Conferenza. Chi
doveva farlo?
Il Ministro dello sviluppo economico cui spetta la
“rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, l’istituzione delle nuove
Camere di commercio, la soppressione delle Camere interessate dal processo di
accorpamento e la razionalizzazione”.Per un cavillo e un formalismo rigidissimo
adesso tutto slitta di chissà per quanti mesi, benché la stessa Corte
Costituzionale riconosca che “l’intervento del legislatore statale sul profilo
in esame non è di per sé illegittimo, essendo giustificato dalla finalità di
realizzare una razionalizzazione della dimensione territoriale delle Camere di
commercio e di perseguire una maggiore efficienza dell’attività da esse svolta,
conseguibile soltanto sulla scorta di un disegno unitario, elaborato a livello
nazionale”. Gli enti camerali sono già in mezzo al guado di una riforma che ha
riorganizzato le competenze e ridotto le risorse. L’aggregazione avrebbe dovuto
rispondere non solo alla razionalizzazione di personale e servizi operativi
alle imprese, ma anche a rendere più efficaci quei pochi strumenti ancora a
disposizione che dovrebbero dare un senso all’attività che va oltre alla
normale amministrazione. Chissà, a questo punto, quando avverrà.
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