Effimero spira ed è sussurro del vento,
così torna ‘na lacrima a ritroso nel tempo...
son miliardi e indelebili istanti vitali
talvolta giocondi altre volte infernali.

Colgo lampi di luce tra mille lacune
quando giovin era il sogno e mirava le lune,
or che colmo di crepe è l’argento riflesso
è novello il sorriso che ancor m’è concesso.

Così ancor mi ritrovo, mia dolce azzurrina
nel tuo sguardo sgranato e nell’agir da fatina,
in quel broncio improvviso e fanciullesche pretese,
nel capriccio insensato e lacrimone sospeso.

Ma quel tender la mano ancor paffutella,
e il querulo andar come gaia farfalla,
quel sorriso che allampa come raggio di sole,
mi rabbona e seduce come un’ape con fiore.

Anch’io torno fanciulla nel tuo acerbo volo
e nel tuo agire aggraziato ch’è già civettuolo
e tra bambole e boccoli e altalene sospese
tra quei cirri si librano novelle e vecchie le attese.

E sciorinano risa e ritornelli nel vento
con folli rincorse e storielle d’incanto,
danza il cor ch’è di bimba, greve quello di donna
fondono dunque i tuoi sogni nell’abbraccio di nonna.

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