Le storie (indubbiamente) vere e verissime di Cavazzoni
Le storie (indubbiamente) vere e verissime di Cavazzoni
Storie vere e verissime, Ermanno Cavazzoni
(La nave di Teseo, 2019)
https://ilrifugiodellircocervo.com(La nave di Teseo, 2019)
La raccolta si apre con una precisa avvertenza, un monito chiaro ed esplicito per tutti i potenziali lettori: in questa sua ultima opera, Cavazzoni intende raccontare la verità, soltanto la verità, nient’altro che la verità.
Un’antologia di storie narrate senza alcuna distorsione fantastica,
talmente autentiche che lo stesso autore si offre eventualmente di
mettere a disposizione del lettore più scettico nome, cognome e contatti
di tutti i personaggi coinvolti.
La tentazione di indagare ulteriormente
su certe identità un po’ ambigue è alta, ma tutto sommato bastano poche
pagine per accertare l’evidenza empirica: le Storie vere e verissime di
Cavazzoni sono sicuramente autentiche. E se fanno ridere non è perché
l’autore ha selezionato vicende particolarmente buffe, ma perché Cavazzoni è perfettamente in grado di far degenerare la narrazione verso lidi fantastici, irreali e satirici, senza per questo doversi scostare in alcun modo dalla verità dei fatti.
Certo, c’è da dire che in questo gioco di
verità fantastiche lo scrittore non si fa remore a imbrogliare, almeno
trasversalmente. Non perché le vicende non siano autentiche, ma perché difficilmente possono essere definite come delle vere e proprie “storie”.
L’elemento narrativo è secondario, talvolta persino assente – anche
quando la “trama” in sé non manca, il suo fine ultimo rimane quello di
stimolare riflessioni ulteriori, che trascendono la narrazione. Pensieri
talmente assurdi e improbabili da far inevitabilmente divertire anche
l’animo più freddo, perfino in quei casi in cui l’idea di fondo, lo
spunto storico reale, rasenti la tragedia.
Insomma, il cuore della raccolta non è la storia, ma l’assoluta imprevedibilità delle riflessioni che ne derivano.
Ecco allora che le vicende politiche italiane vengono reinterpretate
nella metafora, fin troppo realistica, di un autobus di gitanti
difficile da governare, mentre le vite di alcuni raccattatori ispirano
riflessioni più alte sull’aldilà e sulla proprietà privata, e la favola
di Pinocchio, pur involontariamente, sottolinea la relazione che
sussiste tra la lunghezza del naso e la propensione a mentire, tipica
dell’uomo Sapiens Sapiens.
Che le storie da cui traggono origine queste riflessioni siano vere è reso evidente quantomeno dal fatto che molti dei protagonisti sono ben noti al mondo: è il caso di Hitler, Mussolini e del pluri-citato Carlo Marx,
ma anche di alcuni grandi nomi della letteratura classica nostrana e
internazionale, tra cui Foscolo e il povero Pascoli, le cui poesie
vengono reinterpretate in termini molto meno innocenti di quanto non ci
si possa augurare. Alcuni fatti sono tratti dalle esperienze private dell’autore,
altre sono ispirate a persone da lui conosciute personalmente, alcune
delle quali vengono letteralmente messe alla berlina – basti pensare
allo scrittore Ugo Cornia, protagonista di un’accesa riflessione sulle
condizioni sanitarie della sua casa, infestata da scarafaggi.
Non ci sono veri e propri temi dominanti,
anche se la generale tendenza a voler speculare sull’ignoto porta più
volte a galla questioni come l’aldilà e l’esistenza degli
extraterrestri, mentre un generale disincanto nei confronti della
società non lascia scampo nemmeno alle ideologie. D’altro canto, non è necessario avere temi forti per avventurarsi in riflessioni brillantemente assurde:
sono più che sufficienti pochi dubbi banali. Perché sorridiamo in foto?
È davvero meglio essere milionari che squattrinati? Come si generano le
perversioni? Come funziona un miracolo?
Non è sempre necessario prendersi sul
serio per scrivere opere di qualità – se poi ne deriva una raccolta di
testi assurdi, vari, un po’ casuali, molto caotici e sempre fuori dagli
schemi, l’unica cosa che rimane da fare è goderseli uno a uno.
Anja Boato
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