Chiamparino e Pd ai ferri corti: “Pronto a stracciare la tessera”

 Attorno alla vicenda dei rifiuti siciliani si consuma l'ennesimo strappo tra governatore e partito. Irritato dalla ribellione dei sindaci dem, contrari alla posizione della Regione, obbliga Morri a sconfessare gli amministratori. "Sta tirando troppo la corda"
Vada per il Movimento 5 stelle – “ancora privo di cultura di governo” – ma che ad opporsi all’arrivo dei rifiuti siciliani ci siano pure sindaci Pd “è impensabile”. E così Sergio Chiamparino dopo aver registrato l’intenzione dei primi cittadini dem di Beinasco (Mauro Piazza), Grugliasco (Roberto Montà), Rivoli (Franco Dessì) a “ricorrere in qualsiasi sede” assieme ai colleghi della cintura Ovest di Torino, ha alzato il telefono e posto il diktat al segretario metropolitano del partito: “Se non prendete una posizione netta, dissociandovi da loro, sono pronto a restituire la tessera”. A quel punto il povero Fabrizio Morri, già particolarmente fiaccato dalla débâcle elettorale, ha tirato fuori il calamaio e assieme al responsabile enti locali della federazione, Mimmo Carretta, e al capogruppo in Sala Rossa Stefano Lo Russo, ha steso un comunicato in cui si bolla la posizione dei sindaci Pd come “del tutto a titolo personale”.

 
Incidente chiuso? Mica tanto, visto che l’aut-aut del governatore pare non sia stato digerito né dagli amministratori “incriminato” né da una parte consistente del gruppo dirigente. “Chiamparino deve smetterla di dettare imposizioni – è lo sfogo di un esponente regionale di rango, sotto la garanzia dell’anonimato -. Su ogni vicenda, che si parli di sanità, di politiche economiche o di caccia, quando si profilano posizioni diverse dalla sua ne fa una questione personale, di lesa maestà. Sta tirando troppo la corda”. I rapporti, insomma, tra Chiamparino e il Pd sono a dir poco tesi, al punto da arrivare a minacciare di restituire la tessera. Tessera ripresa esattamente due anni fa, quando si iscrisse in pompa magna al Circolo 1 di via Mazzini, dopo che nel 2011 aveva abbandonato il Pd, deluso dalla piega che aveva assunto il partito ma soprattutto per dedicarsi al ruolo di “banchiere di complemento” al vertice della Compagnia di San Paolo.



   


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