Lo spirito del tempo, by Giannunzio Visconti

Lo spirito del tempo, by Giannunzio Visconti
    “Non voglio vivere la mia vita seguendo questi canoni imposti dalla società, da quegli oscuri manovratori che guidano la nostra esistenza, la nostra crescita”.
La storia di un adolescente che si redime, dopo una vita dissoluta, attraverso la scoperta dell'amore vero per una donna meravigliosa. In sintesi una storia d'amore struggente e rivoluzionario rispetto allo spirito del tempo, al tempo che non concede tregua a nessuno, spazza via ogni cosa in modo inesorabile. Luca era un adolescente inquieto, nel paese lo conoscevano tutti per il suo porsi sempre come il migliore, un non so che di narcisismo lo invadeva nelle sue azioni, nei comportamenti, nelle relazioni interpersonali. 
Un’indole particolare lo distingueva dagli altri, forse era il frutto della sua capacità di riuscire a brillare in tutte le attività in cui era coinvolto, e in particolare aveva fatto della seduzione la sua arma vincente. 
Per lui era tutto alquanto facile, primeggiare laddove gli altri facevano fatica ad arrivare, così assumeva atteggiamenti arroganti, presuntuosi, irriguardosi nei confronti dei suoi coetanei, degli amici. A volte si trattava di comportamenti ironici, volti a far risaltare le timidezze, le difficoltà degli altri adolescenti, in altre occasioni diveniva irriconoscibile, metteva una velata cattiveria quando riusciva a catturare l’attenzione delle fanciulle più belle, dimostrando ai suoi amici che la sua abilità nell’arte della conquista era impareggiabile. 
Non si trattava di un ragazzo qualsiasi, Luca era molto bello, un volto che sprigionava un fascino irresistibile, una bellezza disarmante da giovane con la pelle vellutata, i capelli biondi, gli occhi avevano una sinistra capacità di ammaliare, il sorriso era così tenero che lasciava supporre che dentro di lui ci fosse del buono, ci fosse l’innocenza della sua età. In realtà era complicato capire cosa si nascondesse dentro la personalità di un giovane che si affaccia verso l’età della maturità ma resta ancora ancorato ai comportamenti spensierati e irrazionali di quei momenti di giovinezza, quando ci si sente liberi e padroni della propria vita.

Luca sapeva di avere delle qualità ed era certo anche che per vincere doveva sfruttarle, doveva sbattere in faccia agli altri il proprio sano egoismo, il problema che a volte eccedeva, andava al di là dell’esuberanza del ragazzo ancora immaturo, faceva anche male, faceva soffrire, quelle sofferenze che appaiono poco all’esterno, ma dentro lasciano dei vuoti incolmabili, delle solitudini che possono condurre verso devianze pericolose. Non capiva, o almeno non aveva la percezione di quello che era, di quello che trasmetteva agli altri, del dolore che poteva arrecare una personalità così strabiliante, così eccentrica, così vanitosa. Non trapelava fragilità in lui, ogni comportamento appariva come sostenuto da una sicurezza naturale, ottenuta senza cercarla, senza sforzi, per questo gli amici lo seguivano, per certi versi lo ammiravano, lo stimavano, lo consideravano un piccolo principe, uno che non si arrendeva dinanzi alle avversità, un combattente, un vincente. La vita quotidiana era fatta di scherzi, di scuola, di feste, di uscite la sera, di vacanze, di dialoghi, di fantasie. 
A Luca piaceva leggere, aveva una vocazione alla lettura, gli autori classici erano la sua passione, ma non disdegnava sicuramente i contemporanei. Diceva ai suoi compagni: tra tutti i poeti, amo il “Leopardi”, lo amo perché lui ha fatto della poesia l’essenza della sua vita, l’ha plasmata, ha assegnato al poeta il compito difficile di spiegare il significato della verità, provate a leggere “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia” che ricchezza d’idee, che genialità, che grandezza nella descrizione del dialogo con la luna. Proseguiva affermando che nonostante l’eccellenza della sua arte creativa a questo poeta mancava il piacere, non poté mai conoscere la pace che albergava nella sua anima, la sua idea dell’amore non riuscì mai a realizzarla, ci fu una continua ricerca in questa direzione, tale da divenire lo strumento ispiratore della sua creatività. Ancora, era a dire, a me le donne non mancano, spesso m’imbatto in ragazze che s’innamorano della mia immagine, che m’implorano di amarle, di soddisfarle completamente, di essere il loro uomo. Preferisco le avventure, adoro dominare le emozioni, non mi legherò mai a nessuna di loro, non voglio essere turbato nelle mie azioni, nei miei pensieri da motivi sentimentali, è così bello provare donne sempre diverse, situazioni variegate, entusiasmi, dialoghi, il fascino dell’infedeltà, la trasgressione del conformismo borghese, andare al di là dei comportamenti morali, appiattiti intorno a vetuste credenze sulla bontà delle tradizioni, del rispetto dell’altro, della dignità della persona come entità etica. Non voglio vivere la mia vita seguendo questi canoni imposti dalla società, da quegli oscuri manovratori che guidano la nostra esistenza, la nostra crescita. Voglio essere immune da imposizioni, da frustrazioni, da falsi moralismi che impediscono il pieno sviluppo delle capacità intellettive, per me le regole morali sono solo il retaggio del passato, non ancorerò la mia vita a esse, voglio ispirami alla meditazione, alla ricerca del tutto attraverso il dialogo, lo studio, l’amore.   L’amore è per me la linea direzionale che mi porterà lontano, mi darà lo slancio per arrivare verso lidi sconosciuti. Non posso amare una sola donna, le voglio tutte, tutte quelle che mi piacciono, coltivo il piacere, non coltivo il romanticismo, il sentimento. 
L’amore sentimentale non mi appartiene, è per gli uomini piccoli, essi s’inteneriscono, si affezionano, così diventano deboli, il loro pensiero ammuffisce, in preda all’ossessione, alla paura di non farcela da soli, al terrore di soffrire la mancanza della persona amata. Amare è una debolezza, aveva solo diciotto anni, bello come il sole, armonioso come il suono di un violino, pieno di fantasie, amante infaticabile della poesia, dimostrava un’intelligenza acuta, brillante, sovversiva, quasi rivoluzionaria, per la sua età. I coetanei impallidivano a sentirlo parlare, erano attratti dal suo verbo, argomenti diversi, sembrava che stesse recitando la storia della loro tenera esistenza quando parlava, le donne lo adoravano, volevano soprattutto baciarlo, quelle labbra così sensuali lasciavano sulle ragazze un desiderio forte di passione. Ma non poteva accontentarle tutte, non poteva soddisfarle senza lasciare dietro di sé delle macerie, delle terribili sofferenze. Si lascia andare a una vita decadente, a un’incessante frequentazione di ragazze per un puro piacere materiale, lui che si nutriva di letteratura e poesia, in campo amoroso lasciava spazio agli istinti più primitivi, la sua natura artistica cedeva il passo al richiamo dei sensi.  Questi erano bei giorni, e Luca li condivideva con i suoi amici, soprattutto durante le vacanze estive erano soliti andare in località di mare come Rimini: mi piace questa città, diceva, perché è viva, piena di voluttà e di slanci e non dimentichiamo che è la città di Fellini, il suo “Amarcord” è un gioiello del nostro cinema. Infatti, apprezzava molto l’espressione cinematografica, quello di qualità, quello che poneva dei dubbi, che invitava a riflettere e a vedere in faccia i problemi del mondo. L’estate era un divertimento continuo, una vita vissuta intensamente, serate di piacere, vita notturna fino all’alba, in questi momenti lui si lasciava andare a una maggiore considerazione degli amici, aveva bisogno di loro, o almeno di qualcuno con cui amava dialogare, confrontarsi, un bisogno forte di essere capito lo divorava, così doveva necessariamente cercare delle persone con cui argomentare. In genere non si rivolgeva alle donne per rendere comprensibile i suoi pensieri più remoti, con loro amava stare nel modo in cui si è in natura, libero nella dimensione etica, ma pieno di desiderio carnale, un autentico seduttore, un amante dell’estetica, della bellezza. La sua vita era intensa, studio, viaggi, anche in parti del mondo molto distanti dalle mete turistiche tradizionali, amicizie, ma soprattutto amori, tanti amori, erano le donne a cercarlo, a invitarlo, si facevano concorrenza per averlo.                Quest’atteggiamento delle ragazze era per certi versi comprensibile, considerando la sua stupefacente bellezza, la sua capacità di essere gentile, coinvolgente, divertente.  
Ma la sua anima era diversa da come appariva, era corrotta, in cuor suo aveva delle forti sofferenze, cadeva spesso in preda a terribili angosce, si sentiva spesso insoddisfatto, inappagato, nonostante avesse già avuto tutto dalla vita, non aveva l’armonia, la pace, la tranquillità di un giovane che sta per diventare uomo. Carattere tracotante, altezzoso, irascibile, narcisista, egoista, metteva tuttavia a loro agio gli interlocutori, che restavano estasiati dalla sua personalità, perché questo suo modo di essere, la sua vera natura, non traspariva in tutta la sua realtà, non traspariva poiché lui sapeva parlare, e soprattutto aveva il sorriso dell’amore, quello che ti porta verso il sole, che ti fa sognare. Ecco, lui riusciva a far sognare, a far per un momento pensare alla vita come alla cosa più bella che esista. Ma in realtà dentro di sé viveva tanti turbamenti, tante ferite, tutte le ragazze che aveva posseduto le dimenticava con un’estrema facilità, ma queste non lo dimenticavano, anzi soffrivano per lui, lo desideravano a tal punto da non riuscire più a toglierlo dai loro pensieri, ma queste sofferenze arrecate, iniziano a turbarlo, a incrinare la sua coscienza, ad aggredire la sua anima. Una sorta di celata irrequietezza lo comincia a torturare, non riesce a capire l’origine di tale inquietudine, perché è tutto preso dal suo egoismo, dall’indifferenza verso i reali problemi della vita, da una rincorsa sfrenata verso l’edonismo più gratuito. Una vita dissoluta lo stava degradando, lo stava portando verso un impoverimento etico e morale, rischiava di perdersi in una sorta di solitudine interiore e culturale. Tanti erano i suoi talenti, le sue qualità, le sue potenzialità, ma non erano sfruttate adeguatamente, un po’ a causa del carattere, ma soprattutto perché la ricerca del piacere fino a se stesso aveva invaso la sua mente, annebbiando quello spirito razionale che doveva guidarlo verso la maturità. Ma la vita riserva tante sorprese, tante possibilità, tanti ripensamenti, così Luca, divenuto adulto, si lasciò alle spalle dopo gli studi le sue amicizie adolescenziali, comincia a cercare lo spirito del tempo, si strappa di dosso i panni dell’uomo senza regole, per iniziare un nuovo percorso, vuole capire di più sulla vita, sulle cose, sulla gente. Questa è una storia, una di quelle storie che ti lasciano qualcosa, che t’inducono a riflettere, a pensare, che un uomo può essere diverso, può avere la possibilità di migliorarsi, di dare un senso alle proprie azioni, di trovare dei valori profondi in cui credere. Il tempo è un ottimo alleato in questo e lo diventa anche per Luca che cerca la sua dimensione e il suo equilibrio soprattutto viaggiando, in terre lontane, in luoghi sempre diversi, dove conosce tradizioni e culture differenti. Ama soprattutto l’Oriente ed è proprio in quest’affascinante terra, in una delle sue città più spirituali, simbolo della cultura indù “Benares”, che casualmente conosce per uno strano scherzo del destino, la persona che cambierà la sua vita per sempre. La vede salire sull’autobus che da un piccolo paese dell’India porta a Benares, era vestita con un abito semplice, di colore verde, che rendeva evidente i suoi capelli biondi e il colore azzurro dei suoi occhi, aveva con sé tanti libri e una grossa valigia in cuoio, il che faceva pensare che la sua destinazione non fosse temporanea. Greta, si stava recando nella città Santa, come medico della Croce Rossa, perché questo era il suo lavoro, impegnata a prestare assistenza sanitaria nei posti più svariati a beneficio degli ultimi, dei poveri. Anche Luca come archeologo era solito girare, viaggiare, spostarsi da un luogo all’altro, quel giorno i loro sguardi s’incrociarono per un attimo e tanto bastò per far scattare in loro un desiderio smisurato di conoscenza. Si guardarono per tutto il viaggio, appena scesi a Benares non poterono far altro che avvicinarsi, Greta aveva la voglia di vivere stampata sul volto, appariva di una leggerezza aggraziata, con i capelli che si muovevano sotto la direzione del vento, il sorriso le dava un non so che di simpatia, di sensualità, di accattivante bellezza. Timidamente, arrivarono l’uno vicino all’altro, e con molta sobrietà cominciarono a dialogare pronunciando qualche parola non posso crederci, sei un sogno, o l’effetto dei colori del sole che irrompono in questi paesaggi ancora selvaggi; proseguono nella discussione, si sentono molto vicini, si lasciano andare a una conoscenza profonda e dal quel giorno non si lasceranno più.
  Fu amore a prima vista, uno di quelli veri, che ti lascia senza fiato, non smettevano di guardarsi, si erano talmente concentrati su quell’incontro, che avevano dimenticato i compiti che dovevano svolgere in quella terra.  
     Decidono di andare a pranzare insieme, sembrava si conoscessero da sempre, avevano tante cose da dirsi, avevano trovato una sintonia perfetta, con ironia, con grazia discutono, si fanno domande, si scoprono, si conoscono, si pongono interrogativi, si piacciono in modo irresistibile. Luca si era sempre chiesto cosa fosse l’amore, aveva condotto un’esistenza turbolenta e lussuriosa, senza trovare pace, in quell’istante capisce che esisteva qualcosa di più grande, di più importante del potere e del denaro, della notorietà; in Greta scopre l’amore autentico, l’amore che fa assaporare la felicità. In lui sempre freddo e distaccato entra il romanticismo, il sentimento, la forza del bene, dell’amore, a causa di Greta subisce un cambiamento profondo nelle sue idee e nelle sue analisi, comincia una nuova vita, un nuovo percorso che si annunciava bello ed elettrizzante. Anche Greta subisce il suo fascino, s’intendono alla perfezione, talmente era forte quell’intensità interiore che li accomunava da far comprendere che da quel giorno non si sarebbero mai più separati.  Decidono di andare a vivere insieme, prendono un’abitazione modesta nelle campagne vicino a Benares, perché entrambi impegnati sul lavoro in quel luogo. Furono giorni giusti, bei giorni, pieni di una felicità disarmante, per Luca il cambiamento fu totale, era un’altra persona, mise a fuoco tutti gli errori del passato, capì di aver vissuto calpestando tutte le regole, di aver recato sofferenza a molti, ma adesso si era ravveduto, si era pentito. Avrebbe voluto chiedere scusa a tutti, domandare perdono se avesse potuto, ma non era possibile purtroppo tornare indietro, non si può mai cambiare ciò che è stato, si turbava per questo, si dispiaceva fino sentirsi un senso di colpa che gli pesava. Non si può cambiare un destino, nessuna forza al mondo lo può fare, pensava, ma quello che certamente posso fare è prendere spunto dagli errori del passato per evitare di farne di nuovi, per evitare di vivere nella cattiveria e nella malvagità. L’amore per Greta, aveva fatto esplodere in lui tutto il buono che nascondeva, tutta la sua raffinatezza, generosità, era riuscito a venir fuori dall’opprimente tracotanza che gli oscurava il cuore. Dedicarono molto tempo al lavoro, ma anche ad aiutare gli altri, i più deboli, gli sfortunati, s’immedesimarono in loro, soffrendo con i loro problemi. La sera erano stanchi, stanchissimi, ma vivendo assieme ritrovavano una forza di volontà che generava impegno, grinta, determinazione. Si amavano, avevano necessità di sentirsi molte volte durante il giorno, anche il sentire il semplice suono della voce per loro era importante, non potevano, non avrebbero mai potuto dividersi, erano diventati una parte integrante dell’altro.
L’intensità della loro passione andava al di là di ogni ragionevole immaginazione, un amore forte, spregiudicato, sempre sereno, mai ossessivo li accompagnava durante ogni giorno, in ogni istante. Vivevano insieme anche quando non si vedevano, il pensiero dell’altro era sempre presente, capitava che Greta si dovesse allontanare per qualche giorno in località diverse, Luca di questo ne soffriva, ma di una sofferenza leggera, quasi impercettibile, come il vento freddo del nord che ti accarezza la faccia nei giorni d’inverno, così si sentiva, una leggera paura che potesse accadere qualcosa lo accompagnava, ma poi tutto svaniva quando pensava che il giorno dopo sarebbe tornata da lui. L’amore trasmetteva loro una fiducia verso il mondo, verso la vita, più forte della roccia, avevano un nutrimento che regalava loro immaginazione, creatività, volontà, voglia di vivere. Si amavano e come se si amavano, erano sempre stretti, sorridenti, belli, gentili, trasmettevano speranza e quiete. Un giorno dovettero abbandonare Benares per ragioni di lavoro e recarsi a Calcutta, anche lì il loro legame era uno stimolo per affrontare quella dura realtà che veniva fuori da quei luoghi poveri, indigenti. Vissero a Calcutta per alcuni anni, conobbero molte persone, la sera avevano a volte anche l’opportunità di uscire, per una festa organizzata dalla croce rossa, lì trovavano interesse a dialogare con gli altri, a scoprire altre realtà, a parlare dell’Italia, sì perché anche Greta era italiana, di Macerata per la precisione, mentre Luca era nato in montagna, a Pratola Peligna, un piccolo borgo in terra d’Abruzzo, tutti avevano piacere a discutere con loro, perché erano persone perbene, stimate, generose. Tuttavia le uscite erano poco frequenti poiché la loro vita si svolgeva di giorno, al lavoro, al volontariato, in mezzo alla gente, per consigliare, dare conforto, assistere. Anni bellissimi, irripetibili, pensava tra sé e sé Luca, non voleva pensare allo scorrere del tempo, non voleva pensare al giorno in cui si sarebbero dovuti lasciare a causa del tempo che fugge, questo lo impensieriva, riusciva negli ultimi periodi, a scacciare, con grande difficoltà questa terribile consapevolezza. E’ difficile rinunciare alla felicità, ma lui cominciò ad accettare anche questa eventualità, perché questa era la vita, era inevitabile, così a volte diceva a Greta “ti aspetterò amore mio, ti aspetterò sempre al di là di dove scorrono le acque agitate, sarò sempre lì ad aspettarti quando le forze della natura dovessero catturarmi”, erano pensieri tristi questi che si rincorrevano nella sua mente.
     Prima di addormentarsi, si soffermava a guardare il suo amore con gli occhi chiusi, era completamente perso per lei, l’adorava, ma una strana malinconia lo cominciava ad assalire, l’idea che quell’incantesimo potesse terminare, così si rifugiava nei ricordi, rammentava i giorni dell’adolescenza, di com’era in quel tempo passato per sempre e di com’era ora, di quanto tempo avesse sprecato a commettere errori, ad inseguire le follie più ardite, a non tener conto di nessuno, dei suoi amici di cui riusciva ancora a percepire i volti, a non capire che le ferite aperte nella sua anima, erano il frutto dell’indolenza, del narcisismo, del cinismo che albergava in lui.
      Non avrei mai potuto immaginare, pensava, che la mia sofferenza avesse potuto trovare fine, e che l’amore, quale espressione più appassionante e veritiera della vita avrebbe potuto offrirmi in dono la salvezza, la conoscenza della bellezza, della purezza. L’amore per Greta mi ha curato le ferire aperte e mi ha restituito la saggezza, di essere consapevole dell’importanza della compassione, della bontà, di come si possono superare le angosce terrificanti dell’oblio in cui è facile precipitare, quando si è ancora incapaci di comprendere l’essenza dell’esserci, il valore dell’amore, il percorso da seguire per non vivere invano, ma per dare senso alle proprie azioni, alle proprie idee, alla propria forza interiore. Queste riflessioni erano ricorrenti per Luca prima del sopraggiungere della quiete della notte, poi, dopo aver baciato le labbra sensuali della sua donna, sprofondava in sonno profondo e sereno. Le giornate trascorrevano senza eccessi, nella tranquillità spirituale tipica di quei luoghi ai confini del mondo, paesaggi selvaggi ammantati di verde, il colore di Greta, era solita indossare abiti di tal fatta quando era in giro per le vie della città, attraente, allegra, fascinosa, gioviale destava l’attenzione dei passanti, ma incurante dei loro sguardi, si soffermava a comprare oggetti artigianali di antica tradizione indiana, emanava una bellezza in tutto ciò che faceva, si capiva che era felice al solo ammirarla, la sua forza era l’amore per un solo uomo, egli era entrato nel suo cuore per sempre. Questo trionfo dell’amore non conobbe soste, per tutto il tempo che rimasero a Calcutta, fu un susseguirsi di frenetiche, intense attività lavorative, Greta era un ottimo medico, conquistò la stima e la riconoscenza degli abitanti per quanto si prodigasse per loro, ma oltre al lavoro si dedicavano all’arte, alla conoscenza delle abitudini e dei costumi di quel posto, conobbero le genti, anzi amavano parlare con loro, dialogare di tutto con quelle persone umili ma piene di dignità. A Calcutta imperava una vita magra, povera, non c’era il benessere conosciuto nei paesi ricchi, ma le persone avevano una ricchezza interiore, riuscivano a trovare una grande forza interiore nelle piccole cose, nella quotidianità, Luca e Greta erano completamente immersi in questo mondo d’intensa meditazione, di stenti, di rinunce, di saggezza. Nella povertà loro trovavano una linfa per giungere all’armonia, alla felicità. Il loro amore era il risultato di questa consapevolezza, di questo rendersi conto che tutto ciò che è di questo mondo non è di nessuno. 
          Solo l’amore può sopravvivere allo spirito del tempo che tiranneggia la barbara esistenza dell’uomo. 
     Il tempo inesorabile remava contro quell’amore assoluto, loro sapevano che gli anni erano trascorsi, seppur nella bellezza e nella beatitudine, ma avevano già da molto lasciato alle spalle la giovinezza e la maturità, i loro volti mostravano pienamente questo passaggio, la loro bellezza fisica aveva ceduto il passo al fascino dell’invecchiamento.
Non avevano paura di ciò, non temevano di perdersi perché sapevano che il loro amore non sarebbe mai tramontato, si sarebbero rivisti in qualche posto sconosciuto al di là del tempo, di questo erano certi. Tanti anni erano trascorsi, così decisero di tornare in Italia, con molta tristezza lasciarono quel paese incantato, dove incrociarono i loro destini di giovani innamorati. Il distacco, la partenza, fu lacerante, lì lasciavano i momenti più belli, dinanzi a quei territori immersi nella natura ancora vergine, avevano potuto vivere la loro passione, la gente, le case, i mercati, gli animali al pascolo, i bambini da curare, tutto era stampato nella loro mente e lo sarebbe rimasto fino alla fine. Arrivarono nella loro nazione d’origine e scelsero di vivere a Pratola Peligna nella valle Abruzzese, ma come spesso accade nel percorso esistenziale, non ebbero molto tempo per gustare assieme la permanenza, la vita per Luca si era interrotta all’improvviso, non c’era possibilità di ritorno. Affranta dal dolore, Greta rimase sola, ma non si perse mai d’animo, sapeva che alla fine avrebbe ritrovato il suo amato che la stava aspettando. Nonostante sentisse in ogni istante dentro di sé un vuoto minaccioso e ostile, trovò la forza per insegnare ai giovani tutto quello che aveva appreso con Luca, parlò di loro, dell’India, della miseria, del dolore, del loro amore. I ragazzi la ascoltavano volentieri, correvano in tanti a sentire le sue lezioni di vita, le sue parole piene di saggezza, piene d’amore, quando parlava, le tornava alla mente il volto sorridente di Luca, così trasaliva e alcune lacrime scendevano dai suoi occhi stanchi, insisteva nel dire, non lasciate che la vostra giovinezza vada in frantumi, fatene un buon uso, cercate l’armonia, cercate l’amore, non perdetevi nei vizi, nelle facili lusinghe del relativismo, cogliete la spiritualità che aleggia nell’aria, nel mare, nella natura.
Siate sempre fieri delle vostre idee, ma sappiate rispettare anche quelle altrui, rifuggite dal cinismo e dall’indifferenza, ma soprattutto considerate la sconfitta come un’esperienza fruttuosa da cui ripartire per un nuovo percorso, non lasciate che la resa sia il vostro approdo, non fate della dignità merce di scambio, ma soprattutto è necessario che crediate che può sempre esistere un mondo migliore, la speranza non deve mai abbandonarvi.

           Quelle parole furono le ultime che Greta pronunciò ai giovani del paese, non ebbe più tempo per altri discorsi, andò finalmente a riposare accanto all’amore della sua vita, per tutta l’eternità.


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