Pensioni, il conto degli interventi supera i tre miliardi di euro (LUISA GRION)
by triskel182
Certi solo i
fondi per l’Ape, lo scivolo ai lavoratori precoci può costare fino a 1,8 miliardi
La quattordicesima agli over 64 vale 800 milioni. Il governo: “Stime
preliminari”.
ROMA – A mettere in fila i costi dei «desiderata»,
di tutto quello di cui si parla e che sarebbe ottima cosa mettere in pratica
per far fare un salto di qualità alla previdenza italiana, ci vorrebbero più di
3 miliardi di euro. Una cifra che sembra difficile da raggiungere, visto che si
sta ragionando esattamente sulla metà. Bisognerà quindi tener conto delle
risorse effettive, delle prospettive di crescita interna e delle regole di
bilancio imposte dall’Europa. E poi scegliere, premiare alcune categorie e non
considerarne altre.
Nei tavoli di confronto aperti fra Ministero del Lavoro e
sindacati in tema di pensioni, sono circolate stime sui costi delle singole
operazioni. Valutazioni dalle quali partire – precisano fonti di governo – che
non corrispondono a quanto si potrà effettivamente mettere sul piatto.«Stime
grezze e preliminari» che varieranno in base ai confini da dare ai singoli
interventi. In ogni caso un conto «importante »: si va dagli 1,8 miliardi
prevedibili a regime per assicurare uno scivolo ai lavoratori precoci (una
platea fra i 60 e i 67 mila interessati), agli 800 milioni che servirebbero per
raddoppiare la platea (da 1,2 a 2,4 milioni) degli over 64 con quattordicesima.
Cifre che andrebbero ad aggiungersi ai 600-700 milioni necessari per garantire
l’Ape, la flessibilità in uscita (unica misura certa) da assicurare a certe
categorie, disoccupati in primis, e per definite classi di età. Un’operazione gestita
dall’Inps che per disegnarne la regia avrebbe a suavolta bisogno di 50 milioni.
La cosiddetta ricongiunzione gratuita, cioè la possibilità di mettere in fila i
contributi versati per la pensione in diverse gestioni, costerebbe 500 milioni
a regime. La cifra includerebbe anche il riscatto della laurea (senza la spesa
si abbasserebbe a 440 milioni). Per i lavori usuranti , ovvero per facilitare
il pensionamento di chi ha svolto attività particolarmente faticose – altra
ipotesi allo studio – le stime presentate dal governo si aggirano sui 72
milioni di euro a regime (20 milioni il primo anno) nell’ipotesi che fa leva
sull’adeguamento alla speranza di vita. Cifra che lieviterebbe a 220 milioni
considerando fra le attività usuranti anche quelle dell’edilizia, oggi escluse.
Infine la No tax area: allineare quella dei pensionati a quella dei dipendenti
(poco sopra gli 8 mila euro) costerebbe 260 milioni l’anno. Molto più alta la
spesa per portare tutte le detrazioni allo stesso livello (1,9 miliardi).Un
conto salato con risorse tutte da trovare. «O il governo fa uno sforzo o noi
decideremo cosa fare, certamente siamo pronti alla mobilitazione» avverte Ivan
Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil. Nello stesso sindacato, il
coordinatore dell’area della contrattazione sociale Nicola Marongiu, calcola
come «una cifra ragionevole su cui poter lavorare» sia, appunto fra 2 e i 3
miliardi. Tetto che non include l’intero elenco delle proposte e comunque ben
superiore al miliardo e mezzo oggi disponibile. Fiduciosa la Uil di Domenico
Proietti che «continuerà a lavorare per chiudere positivamente questo capitolo
importante per il Paese».
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