Boschi incostituzionale, Renzi si vende i poveri (Silvia Truzzi)
by triskel182
La ministra:
“Chi dice di votare No vuol buttare il lavoro del Parlamento”. Il premier:
“Mezzo miliardo a chi ha di meno”.
La frase – tenetevi forte – è questa: “Chi propone
di votare No al referendum e buttar via due anni di lavoro del Parlamento non
rispetta il lavoro del Parlamento”. Chi l’ha detto? Il ministro Maria Elena
Boschi. Per completezza, prima aveva dichiarato: “Abbiamo scelto di rispettare
in toto la procedura prevista dall’art. 138 della Costituzione per modificarla,
questo ha significato scegliere la strada più dura”. Che un povero cittadino si
domanda: di grazia, che procedura avrebbero dovuto seguire? Una
incostituzionale? Una illegittima?Del resto, il Parlamento che ha votato la
riforma, proprio legittimo non è (vista la sentenza della Consulta sul
Porcellum). Bisogna dire che negli ultimi tempi il ministro ci ha abituati ad
affermazioni bizzarre.
Il 18 luglio aveva spiegato come, con la nuova
Costituzione, saremo più forti nella lotta al terrorismo: “Abbiamo bisogno di
un’Europa più forte e in grado di rispondere unita al terrorismo
internazionale. E per riuscirci abbiamo bisogno anche di un’Italia più forte
verso l’Europa: una Costituzione che ci consenta maggiore stabilità”.
All’inizio di giugno disse che, a riforma attuata, davanti all’Italia si
sarebbe spalancato un luminoso destino di agi e fasti: il Pil in dieci anni
sarebbe aumentato del 6%. Quali fossero i modelli econometrici usati dal
ministro ancora non è dato sapere.Ma nemmeno il premier Matteo Renzi ha
chiarito da quale cilindro ha tirato fuori la sua affermazione di ieri: “Se
passa il Sì si eliminano costi per la politica per circa 500 milioni di euro
l’anno. Pensate come sarà bello dall’anno prossimo metterli sul fondo per la
povertà”. Peccato che, secondo le stime della Ragioneria dello Stato, i
risparmi saranno circa di 50 milioni all’anno. Cosucce. Naturlamente in serata
è arrivata la “precisazione” da parte dello staff del ministro Boschi: la frase
“è stata riportata male dalle agenzie. Non si riferiva ai cittadini che
legittimamente voteranno no ma solo a quelli che oggi propongono di ripartire
da capo, pensando di fare un’altra riforma in sei mesi”.La toppa è peggio del
buco. Il perché ce lo spiega Gaetano Azzariti, ordinario di Diritto
Costituzionale a La Sapienza di Roma: “Il governo, da quando ha deciso di non
‘personalizzare’, auspica una ‘discussione nel merito’. Eppure tutte queste
affermazioni sono solo propaganda. Non posso credere che un ministro della
Repubblica abbia pensato di delegittimare lo strumento referendario, previsto
dalla Costituzione! Non è vero che l’Italia non ha avuto riforme incisive anche
dopo esiti referendari negativi. Ne sono una prova la modifica del Titolo V e
la modifica dell’art. 81, approvata in sei mesi. Aggiungo: una delle ragioni
del No è che questa riforma comprime l’autonomia del Parlamento.
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