Mettere in sicurezza il Paese

Mettere in sicurezza il Paese
La priorità, superata l'emergenza, è quella di ricostruire le zone colpite e consentire all'economia di rialzare la testa. I terremoti non si possono prevedere ma con un piano di interventi salveremmo vite e ridurremmo i costi.
Un altro terremoto, una costante per un Paese come il nostro all’interno del quale intere porzioni di territorio sono a rischio sismico. Il bilancio, non ancora definitivo, è drammatico: centinaia di morti e interi  Comuni rasi al suolo, mentre si continua a scavare tra le macerie nella speranza di salvare ancora qualche vita umana, grazie alla solidarietà e al lavoro straordinario di Protezione  Civile, volontari e forze dell’ordine.
Un altro pezzo dell’Italia è in ginocchio e nei prossimi  giorni, superata la fase della emergenza, si farà  la conta  dei danni provocati da questa immane tragedia. Sui volti di bambini, donne, uomini e anziani abbiamo visto il dolore, la disperazione e la mancanza di speranza per quanto riguarda il futuro. Quello che è successo all’indomani dei terremoti, tranne alcune eccezioni non gli è certo di aiuto. Infatti, nella maggioranza dei casi gli impegni a voltare pagina sono stati contraddetti da una ricostruzione che si è protratta più del dovuto, è stata fonte di corruzione e di speculazioni e non ha messo in sicurezza quei Paesi. Guai se fosse così anche questa volta.
La priorità, superata l’emergenza, è quella di ricostruire le zone colpite e consentire all’economia di quelle zone di rialzare la testa. Ricostruire e mettere in sicurezza gli edifici pubblici e privati perché in quei Comuni si continuerà a convivere con il rischio terremoto così come in altre parti d’Italia. I terremoti non si possono prevedere ma si possono prevenire. Di più: prevenire costa molto di meno che ricostruire.

In questi anni sotto le macerie di edifici pubblici e privati crollati sono morte più di 5.000 persone e lo Stato ha speso più di 150 miliardi di euro. E laddove. come a Norcia in Umbria, dopo l’ultimo terremoto che si è verificato una manciata di anni fa, si è ricostruito con criteri antisismici le scosse di questi ultimi giorni non hanno per fortuna provocato vittime.
I nostri ingegneri sono all’avanguardia nel progettare sistemi antisismici sia sugli edifici vecchi che su quelli di nuovissima costruzione, ma poi un Paese a rischio sismico come l’Italia non li applica, come è avvenuto per quella scuola di Rieti di recente costruzione, che se fosse stata realizzata sulla base delle norme antisismiche non si sarebbe accartocciata.
Questo è il più importante e urgente investimento da fare: realizzare un grande piano per la ricostruzione di quei borghi, per l’adeguamento sismico degli edifici ubicati nelle zone a rischio sismico e per la difesa dell’assetto idrogeologico per mettere in sicurezza il Paese contro i danni da alluvione. Un piano fatto di investimenti pubblici e di incentivi ai privati con cui mettere in sicurezza case, aziende e uffici pubblici e creare nuove occasioni di lavoro.
La flessibilità all’Europa deve essere chiesta e ottenuta per questo: per mettere in sicurezza ospedali, scuole  e gli altri edifici pubblici e per incentivare i privati a dotare  le abitazioni più vecchi di sistemi antisismici per impedire che una tragedia come quella verificatasi in queste ore possa ripetersi. È un problema di risorse ma prima di tutto di volontà.















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