Salvini: il mio interlocutore è Berlusconi. Bossi? Guardo avanti»
L’INTERVISTA
Il segretario
della Lega: la nostra proposta di programma l’abbiamo e siamo pronti al
confronto. Rispetto Umberto, ma bisogna risolvere i problemi ereditati
Salvini, sta
per incontrare Berlusconi?
«Fermo là. Oggi dobbiamo partire dal terremoto,
visto che ancora si sta scavando. Chiedo che in tutte le feste della Lega parta
una raccolta di fondi a favore delle aree colpite: alla fine adotteremo una
scuola, come in Emilia. Poi, voglio farmi dare dello sciacallo...».
In che senso?
«Ho approfittato della vacanza per guardare qualche
numero: dopo il terremoto, in Emilia c’erano 28mila sfollati. Oggi, sono 9mila
gli emiliani che ancora non sono a casa loro. Su 15 miliardi di danni ai
privati, è stato risarcito il 10%, circa un miliardo e mezzo. Dei 3 miliardi di
danni alle imprese, poco più di 500 milioni».
Tutto per
prendersela con Matteo Renzi?
«Certo. Spero che il premier abbia il pudore di
proclamare una no tax area vera. In Emilia, sono andati a chiedere gli
arretrati a chi aveva subito il terremoto. Incredibile».
Il titolo del
«Giornale» dell’altro giorno era «Forza italiani Forza Renzi». In nome di uno
sforzo unitario. Quel titolo l’ha colpita?
«Un conto è essere uniti nel dolore. Un altro,
ripetere l’errore. Non vorrei che il premier, a cui su questa vicenda diamo
tutto l’appoggio possibile, rifacesse gli stessi errori. Quanto al Giornale… ha
dato voce alla parte di Forza Italia — del tutto minoritaria — che vuole
tornare all’inciucio. Sono i nostalgici dei bei tempi di Alfano, Cicchitto e
Verdini. Quelli che si sono subito accodati a Stefano Parisi».
Ecco, appunto:
Berlusconi ha incaricato Parisi di rinnovare il partito. E magari anche il
centrodestra.
«Il mio interlocutore nel centrodestra è Silvio
Berlusconi, non gente varia e eventuale. Io, Zaia, Maroni, e parecchi altri
abbiamo passato l’agosto a leggere e ragionare: la nostra proposta di programma
l’abbiamo e siamo pronti al confronto. Ma, appunto, il nostro interlocutore si
chiama Berlusconi».
Insomma, Parisi
continua a non entusiasmarla?
«Leggo che la prima uscita di Parisi sarà
all’appuntamento di Antonio Tajani sul futuro dell’Unione. Là si riunisce il
partito degli Alfano, della Merkel, dell’inciucio e di Renzi. Loro facciano
quel che credono, di certo non saranno i nostri alleati. A Berlusconi lo diremo
con assoluta chiarezza».
Il fondatore di
Forza Italia cosa dovrebbe rispondere?
«Con i Fratelli d’Italia c’è sintonia su tutto, dal
ritorno alla sovranità nazionale all’addio a Schengen. In Forza Italia,
bisognerà capire se prevalgono le nostalgie del passato incarnate da Parisi
oppure si pensa a scelte un po’ più coraggiose. Fatto salvo che ogni contenuto
di idee è ben accetto, se Parisi intende riproporre la formula di Milano, con i
Passera e gli Albertini, la nostra risposta è no. Continui a elaborare quel che
vuole, noi continuiamo a rappresentare la prima forza del centrodestra».
Sembra che in
Lega ci siano dubbi sulla strada da lei scelta. Anche Maroni ne ha espressi.
«Se lo dice lei… All’inizio di settembre la Lega si
ritroverà tutta. Dirigenti, parlamentari, capigruppo nelle Regioni... In quella
sede, metteremo giù le linee per le battaglie d’autunno. Detto questo, con
Maroni ho parlato poco fa e tutta questa agitazione in Lega non la vedo. Ne
leggo sui giornali di chi, appunto, ha nostalgia del passato».
Lo stesso Bossi
dice che lei «sta sbagliando tutto».
«Io porto a Bossi un rispetto infinito ma la gente,
da Nord a Sud, mi chiede di guardare avanti per risolvere i problemi che nel
passato non siamo riusciti a risolvere».
Neppure qualche
dubbio sulla «discesa al sud»?
«Non lascio, anzi, raddoppio: è un dovere morale.
Martedì sarò in Sicilia, poi in Calabria: la gente mi incoraggia a non mollare.
A Roma, 31mila voti conquistati in autofinanziamento non sono da buttare».
Il congresso
della Lega quando si svolgerà?
«Vedremo quando fissano la data del referendum.
Capito quello, il congresso può farsi entro l’inverno. Io continuo a sperare
che si voti l’anno prossimo: se Renzi perde, gli italiani devono tornare al
voto. Ma se così non fosse, noi un’educata calata su Roma la faremo».
Anche Berlusconi pensa a un governo di larghe
intese.
«La quarta supposta dopo Monti, Letta e Renzi?
Francamente, non per noi».
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