“RI-CONOSCERE MICHELANGELO”, UNA BELLA IMPRESA!
by Cristina Biolcati
Per tutti gli appassionati d’arte, ed in particolare di scultura, ecco una notizia da non perdere. Dal 18 febbraio al 18 maggio 2014, in occasione dei 450 anni dalla morte di Michelangelo Buonarroti (1475- 1564), la Galleria dell’Accademia di Firenze ospiterà la rassegna “Ri-conoscere Michelangelo. La scultura del Buonarroti nella fotografia e nella pittura dall’Ottocento ad oggi”.
Molti sono stati, in questo lasso di tempo, gli scultori, pittori, fotografi ed artisti che hanno trovato nelle opere del genio di origini fiorentine un riferimento iconografico.
La mostra affronta senza dubbio un tema complesso: il rinnovato interesse e l’ammirazione per questo grande artista, e il fascino che egli ha esercitato sui posteri.
L’accento cade sul fatto che la fotografia abbia avuto un ruolo determinante nel consolidare la fortuna critica e iconografica del genio di Michelangelo, soprattutto nella celebrazione del suo mito. Troviamo infatti la produzione fotografica realizzata da alcuni tra i più noti professionisti del XIX e del XX secolo.
L’esposizione è caratterizzata da diversi modi di tradurre e riproporre la scultura di Michelangelo. La fotografia intesa come documentazione, la specifica interpretazione nel confronto con la scultura, e la totale autonomia che si materializza nel creare nuovi punti di vista dell’opera d’arte.
Sembra nascere un legame profondo fra storici e fotografi: due categorie che diventano artefici di un confronto nella
ricerca artistica.
Presenti fotografie di Giuseppe Pagano, David Fin e Aurelio Amendola, interpreti chiamati a “coadiuvare” gli storici dell’arte e detentori di teorie ed analisi stilistiche.
Molti sono gli artisti del Novecento che hanno risentito nella loro opera la presenza di Michelangelo. Potremmo citare, ad esempio, Medardo Rosso, Henri Matisse, Carlo Mollino; fino a raggiungere nella ricerca fotografica la contemporaneità di Helmut Newton.
Il percorso della mostra termina con i riferimenti al tema della copia e del multiplo nell’epoca della riproducibilità.
Singolare come proprio il concetto di “copia” sia stato alla base dell’arte stessa di Michelangelo. Lui che, quando scolpiva il marmo, lavorava come se la figura esistesse già dentro al blocco ed egli dovesse solo rimuovere l’eccesso di materiale per liberare le forme.
“Io intendo scultura quella che si fa per forza di levare: quella che si fa per via di porre, simile alla pittura” dichiarava.
E ancora: “Non ha l’ottimo artista alcun concetto ch’un uomo solo in sé non circoscriva col suo soverchio, e solo a quello arriva la mano che ubbidisce all’intelletto”.
Prepariamoci quindi, a “togliere” tutto ciò che ruota attorno al mito e a riscoprire la figura di questo grande del Cinquecento.
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