La povertà acuisce l'emergenza abitativa


Alessandria: Renzo Penna Città Futura on-line
Il perdurare della crisi, la mancanza strutturale di lavoro, l’aumento della cassa integrazione, i tagli operati dagli ultimi governi allo stato sociale, l’insufficiente adeguamento delle pensioni, le difficoltà di bilancio dei Comuni per i ridotti trasferimenti dello Stato e delle Regioni che si riverberano e ridimensionano i servizi socio assistenziali e sovente azzerano i sostegni al reddito delle fasce più deboli della popolazione, rappresentano un insieme di cause che concorrono a ridimensionare il ceto medio, ad allargare l’area delle povertà e del disagio sociale.
In questo contesto il fenomeno dell’emergenza abitativa, del bisogno di case si acuisce, cresce nelle dimensioni e, non trovando risposte adeguate, rischia di esplodere, come sta accadendo anche ad Alessandria. Sono infatti 1500 le famiglie che nel 2013 si sono rivolte allo “sportello casa” del Comune per segnalare un disagio abitativo e chiedere un aiuto, riconoscendo la loro situazione di difficoltà. Numerose e in aumento, tra costoro, le donne sole con figli minori. Ma se nel 2012 le famiglie sfrattate per morosità sono state 83, lo scorso anno sono diventate 130 e di queste 108 con uno sfratto esecutivo. Di fronte a questa situazione la disponibilità delle abitazioni messe a disposizione dall’Agenzia territoriale per la casa e che l’Amministrazione comunale ha potuto assegnare è stata di soli 45 alloggi. Un indice che conferma la carenza di edilizia pubblica, mentre le abitazioni private non occupate o invendute risultano essere alcune
migliaia. Il Comune a Dicembre ha emesso un nuovo bando per le case popolari per aggiornare l’attuale graduatoria che registra 807 richiedenti.
La progressiva riduzione delle risorse da parte della Regione Piemonte a sostegno degli inquilini dell’Atc “morosi incolpevoli”, così come il dimezzamento dei contributi per il sostegno degli affitti delle abitazioni private, sta causando un pericoloso aumento delle occupazioni abusive che, da poche decine, hanno, nelle ultime settimane, raggiunto in città le cento unità. Gli attori del “Tavolo sociale” impegnato a fronteggiare l’emergenza del freddo (Cissaca, Asl, Caritas, Comunità San Benedetto al Porto…), con il coordinamento del Comune sono sin qui riusciti a contenere i maggiori disagi attraverso l’aumento dei posti letto del dormitorio di Via Mazzini - da 24 a 60 - l’apertura dell’Ostello femminile con 20 posti e numerosi interventi volti a scongiurare gli sfratti e ad aiutare i senza dimora. Ma con la fine dell’inverno la situazione rischia di diventare non più gestibile ed urge un maggiore intervento e una piena assunzione di responsabilità da parte della stessa Prefettura. In particolare per i diversi aspetti connessi all’abusivismo e al costo sociale a carico dei privati.               
E tutto questo accade anche se l’abitazione costituisce, per l’ importanza che riveste nella vita di ogni uomo, un bene primario che deve - o dovrebbe - essere tutelato in modo adeguato e concreto. E il diritto all’abitazione rientra, non a caso, tra i diritti inviolabili dell’uomo, garantiti dall’articolo 2 della Costituzione, e trova un riconoscimento espresso nell’art. 25 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e nell’art. 11 del patto internazionale dei diritti economici, sociali e culturali. In più occasioni, poi, la Corte Costituzionale ha affermato che rientra, tra i compiti della Repubblica, quello di favorire l’accesso alla abitazione ai cittadini più deboli. La difficoltà di avere una casa costituisce, insomma, una delle preoccupazioni alle quali le amministrazioni pubbliche devono - o dovrebbero - offrire risposte efficaci con i piani di edilizia economica e popolare.
I riferimenti costituzionali del “diritto alla casa” non mancano, sono gli art. 2, 3 e 32. Infatti le politiche legislative in materia abitativa sono basate sulla tutela dei diritti inviolabili della persona, tutela che è legata ai compiti che lo Stato ha nel rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale. Nella Carta dei valori, della cittadinanza e dell’integrazione dell’ aprile 2007 viene solennemente affermato: “L’Italia è impegnata perché tutti possano fruire di una abitazione adeguata ai bisogni della propria famiglia e a costi ragionevoli. Chi si trovi in stato di bisogno, o sia costretto a subire costi eccessivi per la propria abitazione, può rivolgersi alle autorità pubbliche o alle associazioni sindacali per ricevere assistenza o ottenere il rispetto dei propri diritti”.
Così, come per il primo articolo della nostra Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, anche per il diritto alla casa, la Costituzione, più che d’essere retoricamente declamata, ha bisogno d’essere concretamente applicata.

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