Nel borgo del fantasy: La leggenda dell'Araba Fenice





“Post Fato Resurgo” Dopo la morte risorgo. 
È il motto latino che riconduce all'Araba Fenice, quella creatura alata e mitologica chiamata anche Uccello di Fuoco, simbolo di resurrezione dopo la morte.
La leggenda narra che vivesse per cinquecento anni e che costruisse il nido sulla cima di una quercia o di una palma, vi accatastasse piante balsamiche come l’incenso, la mirra e la cannella e che vi si adagiasse al sole permettendo così la combustione delle erbe secche, come fossero una pira funeraria. Da quel particolare era nata la credenza popolare che quando il corpo di un’Araba Fenice ardeva, nell'aria si espandeva un profumo intenso e dolce.



Dalle quelle ceneri riemergeva una larva, di cui il sole si prendeva cura, sollecitandone la crescita tanto che, nell'arco di tre giorni si trasformava in una nuova creatura già in grado di volare fino a Eliopoli, la città dedicata al culto solare, per poi posarsi sull'albero sacro.
I primi riscontri su questo mitico volatile si trovano già nella Bibbia, nel libro dell'Esodo, ma esistono anche grandi autori del passato a nominarla nelle loro opere come Ovidio, Tacito e Metastasio.
Persino Dante le dedica dei versi:
“Che la Fenice muore e poi rinasce
quando al cinquecentesimo anno
appressa erba né biada in vita sua non pasce,
ma sull'incenso lacrima e d’amomo,
e nardo e mirra sono l’ultime  fasce...”



Nonostante se ne sia molto favoleggiato, ancora non è chiaro in quale genere porlo, considerato che in alcune culture veniva raffigurato simile a un uccello tropicale dal lungo collo dorato e dalle grandi ali, la testa coronata da tre piume colorate e dalla lunga coda variegata. In altri casi veniva dipinto come un pavone, un airone cinerino o un’aquila reale.
L'araba Fenice è considerata l'emblema della resilienza, ovvero la capacità di affrontare con positività ogni prova difficoltosa e avversità che la vita pone innanzi all'essere umano, e alla capacità di rialzarsi con coraggio e determinazione dopo una brutta caduta attingendo alle risorse che sono insite in lui.



Si narra inoltre, che questa favolosa creatura, che da sempre è sinonimo di forza e abnegazione, possedesse una grande resistenza fisica e, addirittura, che ogni sua lacrima avesse un potere curativo.
Essendo anche ritenuta domatrice del fuoco, era circondata da un’aura di indistruttibilità. 
In Cina è considerata simbolo di prosperità e armonia dell’universo. 
Ancora oggi per indicare una cosa o una persona senza uguali o talmente rara da essere introvabile, si cita spesso questo detto:
“È la fede degli amanti
come l'araba Fenice:
che vi sia ciascun lo dice,
dove sia nessun lo sa.”




Vivì Coppola


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