Nel borgo del fantasy: Il mistero delle linee di Nazca
Colibrì, pesci, scimmie e balene. E ancora condor, fiori, un ragno di quarantacinque metri e una lucertola gigantesca di centoottanta metri.
Sono queste alcune delle misteriose linee di Nazca scoperte su un altopiano tra le città di Palpa e di Nazca, in Perù.
Considerata una grandiosa culla del mistero è stata eletta Patrimonio dell'Umanità ed è composta da oltre 13.000 linee per un totale di 800 disegni stilizzati.
L'ultimo a essere stato scoperto è quello di un misterioso animale dal manto maculato, un numero considerevole di zampe e un enorme lingua penzolante.
Chi ha tracciato questi giganteschi geroglifici datati tra il 300 a.C. e il 500 d.C.?
La questione è tuttora dibattuta e, anche in questo caso, le ipotesi degli scienziati sono molteplici e alcuni in totale disaccordo. C'è chi sostiene che gli autori siano gli stessi antichi abitanti della regione, altri sostengono invece che, essendo la zona considerata sacra e di conseguenza meta di pellegrinaggio, quei disegni siano stati tracciati con metodi scientifici da studiosi e personaggi altolocati dell’antichità.
Che siano stati tracciati da persone esperte lo si può dedurre dalla precisione millimetrica dei disegni, dalle proporzioni armoniose e dal fatto che siano visibili soltanto dall'alto.
In un'altra versione, del tutto fantasiosa, si narra che siano state le creature aliene a tracciare sapientemente queste linee geometriche.
Di questi arcani disegni si parla per la prima volta nel 1547 in un trattato scientifico stilato dal conquistador Pedro Ciezo de León.
Tra le varie ipotesi vi è quella dei sentieri cerimoniali, di un calendario astronomico e l'ultima, forse la più suggestiva, è che gli abitanti della regione, tracciando quelle linee, volessero mantenere un rapporto armonico con gli dei e scongiurare così ogni disgrazia o calamità.
Pare incredibile come queste linee, nonostante il trascorrere dei secoli, siano rimaste inalterate. Pare che la loro conservazione sarebbe dovuta al clima arido e mai ventoso della zona.
L'ultima ipotesi, più accreditata, sarebbe quella della scienziata italiana del Cnr, Rosa Lasaponara che grazie al satellite, è riuscita ad analizzare il suolo sotto la superficie della zona e ha scoperto un sistema idraulico di canali e di pozzi antichi alcuni millenni.
I Nazca, dunque, erano in grado di trasformare il deserto in un enorme giardino, con un sistema ingegnoso di acquedotti e di canali di irrigazione, da fare invidia ai tempi moderni.
In questo modo sarebbe svelato il mistero dei giganteschi geroglifici che, è quasi certo, fossero il ringraziamento che i Nazca rivolgevano agli dei.
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