Nel borgo del fantasy: Creature fantastiche: Streghe


Il termine strega deriva dalla parola greca “Strix” con la quale s’indicava il rapace notturno chiamato Barbagianni, il cui verso molto stridulo,  ha dato origine al termine.

Nelle credenze popolari, si trattava sempre di figure femminili, più o meno giovani dall'aspetto ammaliante o, al contrario, di autentiche megere dai volti orripilanti. Queste creature erano dedite alle arti magiche ed erano dotate di poteri soprannaturali.



Nella cultura pagana, per strega s’intendeva anche la persona che raccoglieva e studiava l’efficacia delle erbe sulle malattie ed è forse per questo motivo che molto spesso vengono raffigurate mentre preparano intrugli di ogni genere, pozioni per gli incantesimi e medicamenti vari.

Secondo la mitologia popolare la strega è una creatura da evitare perché può recare molti danni alle cose e agli esseri umani facendo ricorso a rituali malvagi, lanciando maledizioni ed evocando in supporto le forze del male.







Per alcuni secoli la Chiesa cattolica mise in atto e portato avanti una vergognosa e spietata caccia alle streghe. La Santa Inquisizione, l’organo addetto alle indagini, in quel disgraziato periodo, perseguitò migliaia e forse milioni di donne, con accuse infamanti, perverse e volgari ma, soprattutto infondate. Accuse campate in aria, spesso lanciate per antipatia o per ripicca e che causarono orribili torture con sofferenze indicibili  e finirono per portare sul rogo innumerevoli innocenti solo perché sospettate di stregoneria. 





Nell'immaginario collettivo e nelle descrizioni fantastiche, le streghe stringevano un patto con il demonio ed erano solite usare alcuni strumenti per mettere in atto i loro incantesimi.

Erbe: raccolte durante un plenilunio venivano utilizzate per alcuni riti benefici.

Candele: Durante i sabba, le streghe disegnavano un pentacolo sul terreno e accendevano le candele per potenziarne il potere magico.

Bottiglie di vetro e orci servivano a contenere i filtri magici e gli intrugli, in cui venivano aggiunti pezzi di unghie, capelli umani e lembi di stoffa trafitta di spilli.

Ghirlanda delle streghe: si trattava di un pezzo di corda a cui venivano attaccate penne di oca, corvo e cornacchie e serviva per lanciare il malocchio.  







Alcune leggende.

Nel piccolo borgo medievale denominato Castel del Monte, in Puglia, fino a una sessantina di anni fa, vi era la credenza che se un bambino si ammalava e la medicina non riusciva a trovare un rimedio efficace per la guarigione, la colpa era da attribuirsi alle streghe, che stavano succhiando sangue ed energia al piccolo ammalato.

Come si narra in alcune fiabe, le streghe hanno accesso nelle case attraverso il buco della serratura o dal comignolo del tetto, ed ecco spiegato il motivo per cui le persone ponevano scope di saggina dietro le porte, un mucchio di lenticchie o, a seconda dei luoghi, una manciata di granelli di sale.  La strega, dovendo contare a uno a uno  i grani, i legumi e i ramoscelli della scopa, alla fine perdeva la pazienza e se ne andava, molto prima del sorgere del sole, assai temuto per gli effetti nocivi e devastanti che i raggi avrebbero comportato alla sua  pelle.

Quando un bambino si ammalava a causa delle streghe, nel paese le persone ricorrevano al rito delle sette porte, che veniva recitato alla mezzanotte.

La madrina di battesimo prendeva in braccio il bimbo, seguita da amici e parenti e si aggirava per le vie deserte del paese. In caso di incontri fortuiti, occorreva rispettare il massimo silenzio, alla ricerca degli spiriti maligni e fintanto che non si fossero percorse tutte le strade che riportavano alla casa.

Un altro sistema per sconfiggere la malattia del bimbo era di vegliarlo per una 

decina di giorni e solo all'ultima notte, prelevati i suoi vestiti, le donne li 

portavano fuori dalla cinta delle mura e li bruciavano. 





La notte  in cui avveniva il più grande raduno di streghe era quella tra il 23 e il 24 Giugno, la notte di San Giovanni, detta appunto La notte delle streghe.

E non si tratta di un caso, quella notte coincide infatti con il solstizio d’estate in cui il sole, seconde antiche credenze, si sposa con la luna e inizia a morire.

Esiste un’antica leggenda in cui si narra che da alcuni tipi di erbe, raccolte quella notte e messe a macerare nell'acqua, se ne ricavi un infuso dai poteri straordinari, come quello di esaltare la bellezza, preservare dalle malattie e difendere dal malocchio, dalla sfortuna e dall'invidia.  

Una tradizione ancora in uso è quella del nocino di Benevento, il liquore delle streghe, che alcuni preparerebbero, appunto, nella notte di San Giovanni. Il noce è uno degli alberi sacri attorno al quale si riunirebbero le streghe, durante le notti del plenilunio, per i loro sabba. 





Le streghe di Mescete in Toscana.

Ai piedi del paese di Magliano tra gli alberi di castagno, tanto tempo fa si estendeva una sorgente di acqua purissima.

Si narra che in una notte di plenilunio, un abitante del luogo recandosi alla fonte, si trovò davanti a una scena incredibile. Davanti alle fiamme di un falò danzavano un gruppo di donne nude, dall'aspetto spiritato, che danzavano come se fossero possedute dal demonio.

Appena si accorsero dell’uomo, lo aggredirono e l’uomo riuscì a mettersi in salvo solo perché, con il suo coltello a serramanico riuscì a formare una rudimentale croce che mise in fuga le streghe. Da allora, chiunque dopo il tramonto avesse avuto la necessità di recarsi alla fonte , ci andava portando con sé un oggetto sacro. 



                       

Invocazione delle streghe alla luna


Dodici rintocchi risuonano nella notte

ed espande nella radura un verso  lugubre di civetta,

bagliori di  fuoco baluginano nel mantello,

voci con tono rancido scandiscono ritornello:

“Tu che  perlacea da lassù rimiri, magica luna,

regina del ciel che specchi in questa laguna

raduna intorno a te le più brillanti stelle

e occhio benevolo poni su queste tue sorelle.”

Vivì Coppola

              



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