Nel borgo del fantasy: Creature mitologiche: Licantropo e lupo mannaro


Lupo mannaro e licantropo non sono necessariamente sinonimi. Il primo viene descritto come un grosso lupo, muta-forma, con abitudini antropofaghe, che si trasforma contro il proprio volere e possiede poco discernimento. Il licantropo si trasforma ogni volta che lo ritiene opportuno mantenendo il suo raziocinio umano.

In medicina viene riconosciuta una sindrome psichiatrica rarissima, in cui la persona colpita assume atteggiamenti da lupo, in particolare durante un plenilunio.

                                                       

La figura di questa creatura feroce viene narrata in diverse mitologie antiche, ma anche nella Bibbia, dove il profeta Daniele narra la storia di Nabucodonosor, il re di Babilonia, che sarebbe stato maledetto e poi trasformato in lupo addirittura dall'Altissimo. Il profeta narra l'episodio in questo modo: Ehi fu cacciato dal consorzio umano, mangiò l'erba e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo: il pelo gli crebbe come le penne dell'aquila e le unghie come agli uccelli.

In questo brano, però, viene specificato, che dopo sette anni guarì e poté tornare a governare il suo popolo.

Nel poema epico l’Epopea di Gilgamesh, si racconta del re sumero che la dea Ishtar, signora della Bellezza e della Fecondità, avrebbe trasformato un pastore in un lupo.

Si tratta dunque dei primi due esempi di metamorfosi indotte, in seguito a maledizioni, da volontà divine. 


Anche nella nostra penisola, presso l'antico popolo etrusco, si venerava un dio che incarnava la figura dell'uomo lupo. Si chiamava Aita ed era il signore dell'oltretomba. Veniva raffigurato con indosso un'intera pelle di lupo e con la testa della belva a fargli da copricapo.

Figura analoga, nell'antico Egitt, si può dire che fosse Upuaut. Questa divinità, da non confondersi con Anubis, il dio dalla testa canina, era la guida per i morti e veniva raffigurato come un lupo.

La creatura licantropa più celebre nella mitologia greca era Licaone, figlio di Pelasgo e re di Arcadia.

Su questa figura mitologica sono state scritte varie leggende, ma la più nota narra che Licaone, avendo sacrificato un bambino a Zeus, venne punito e trasformato in lupo.

Anche in questa versione viene specificato che la mutazione poteva non essere definitiva se la bestia avesse rinunciato a nutrirsi di carne umana per almeno nove anni. Se al contrario, l’avesse assaggiata, sarebbe rimasto bestia per sempre.        
                                                         

Ovidio, nel suo Libro Primo delle Metamorfosi, narra del signore dell'Olimpo che si era recato come ospite dal re di Arcadia. Licaone, dubitando dello stato divino di Zeus, fece uccidere un prigioniero e ne servì le carni al dio. Quando se ne accorse Zeus si adirò talmente da far crollare la dimora e punì il sovrano mutandolo in lupo.

Nel leggendario popolare, nei racconti moderni e nel cinema fantastico e dell'orrore, viene narrato che la belva si possa uccidere soltanto con una lama d'argento o, altra ipotesi fantastica, che la creatura possa trasmettere la sua condizione feroce a un altro essere umano attraverso un semplice morso. 




Smarrita ha l’anima nel disumano limbo

seppur gli fu culla un materno grembo;

leva in ciel maledetta luna piena,

tossica è la linfa che scorre nella vena.

 

Zanne, artigli e irto è il pelo

calato sull’ego è sudario di gelo!

Brama di sangue appanna la mente,

artiglia, dilania le carne fremente.

 

Invoca l’algida luna perché interceda

a trovare ristoro con innocente preda.

Bava mannara e fameliche fauci

s’arrossa lo sguardo di ardenti braci.










Poesia pubblicata sul sito Scrivere
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