Da bambina avevo un animo sognatore e nei momenti in cui il mondo reale svaniva intorno a me, mi ritrovavo per incanto in groppa a un cavallo alato, a cui avevo dato addirittura un nome: Candido Sogno. Il mio pegaso era docile e ubbidiente e mi portava in volo nel mondo onirico, ovunque io desiderassi.
In una di queste magiche cavalcate mi raccontò la sua storia, la stessa che ora mi appresto a narrare a voi e che a quei tempi, mi era sembrata una bellissima fiaba.
Ditemi voi che ne pensate.
                                     
Secondo la leggenda più famosa Pegaso nacque nel momento stesso in cui Perseo staccò la testa della gorgone chiamata Medusa e, dall'impetuoso zampillo di sangue che fuoriuscì dall'orrenda ferita, nacque Pegaso. Ma un altro mito narra che il cavallo alato venne generato dall'unione di Poseidone con Medusa.
Comunque fosse, Pegaso nacque libero e selvaggio e solo di rado Zeus gli ordinava di trasportare per lui le sue folgori fino al Monte Olimpo.
Non esisteva nessuno sul pianeta che fosse in grado di catturare e addomesticare il selvaggio Pegaso, una creatura considerata troppo forte, agile e astuta per essere assoggettata facilmente.
Allora la dea Atena comparve in sogno a Bellerofonte, principe di Corinto ed eroe famoso per aver sconfitto la Chimera. Nel sogno, la dea gli fece dono delle briglie d'oro indicandogli anche la sorgente dove era solito abbeverarsi Pegaso e dandogli anche preziosi suggerimenti per la cattura del mitico cavallo alato.
“Dormi, principe della casa di Aiolo? Vieni, prendi questo incantesimo per il destriero e mostralo al Domatore tuo padre e come sacrificio ponigli un toro bianco.”
                                                             
Le parole risuonarono a lungo nella mente intorpidita dal sonno di Bellerofonte, fino a quando l'eroe si svegliò e trovò al suo fianco le briglie. Nonostante l’impresa apparisse assai difficile, ma certo di avere l’appoggio della dea, l’umano decise di tentare, appostandosi nei pressi della fonte.
L’attesa fu lunga ma, nel momento stesso in cui il cavallo alato chinò il lungo collo per abbeverarsi, il principe lo imbrigliò e la magia contenuta nei finimenti donati dalla dea gli permisero di imprigionarlo.
Secondo questa versione fu il signore dell'Olimpo ad addomesticare Pegaso, qualcun altro ha scritto che fu Bellerofonte stesso.
Comunque, fu proprio con l'aiuto del cavallo alato che l'eroe greco riuscì a prevalere sul mostro chiamato Chimera e a ucciderlo e, in seguito, fu sempre con il supporto di Pegaso che riuscì a sconfiggere le guerriere Amazzoni.
Ma il principe di Corinto era una persona molto orgogliosa e molto ambiziosa e un giorno sognò di giungere con il suo cavallo alato fino all'Olimpo, certo che, per i propri meriti, un posto tra gli dei gli spettasse di diritto.
Bellerofonte si mise a galoppare nel cielo deciso a raggiungere la dimora degli dei, suscitando così la collera e l’indignazione degli abitanti dell’Olimpo.  

Zeus venne avvertito dei propositi ambiziosi e avventati dell'umano e decise di punire la sua superbia inviando un tafano, che punse Pegaso. Il cavallo alato sgroppò tanto violentemente da disarcionare il suo cavaliere e provocarne la caduta nel vuoto.
In seguito alla morte di Bellerofonte, Pegaso fece ritorno nell'Olimpo per trainare il carro del tuono.
Si narra anche che Aurora, la dea dell'alba, amasse cavalcare Pegaso tendendo nel cielo la sua mitica fiaccola per scacciare le ombre e l'oscurità, in modo che la luce del giorno inondasse la terra.
Tutte le leggende sono concordi nel dire che Pegaso era ben voluto da tutti gli dei e che Zeus, per ripagarlo dei tanti servigi, lo trasformò in una costellazione, ben visibile dal pianeta terra nelle ore notturne.

                                                                                                       


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