IL VERNACOLO PISANO, di Silvia De Angelis
Il vernacolo
è una lingua naturale, la lingua madre degli abitanti di una località. E quello
pisano, secondo quanto scritto da Dante Alighieri è uno dei cinque fondamentali
vernacoli dell’area linguistica della Toscana, che ha profonde e antiche radici
in questo pezzetto di terra dove è nato a immagine e somiglianza della gente
del luogo ove si esprime.
Infatti a
Pisa, città di studi, d’arte, di nobili tradizioni si parla un vernacolo che
pur tenendo conto della sua matrice popolare, mai scade nel becero. E' il
vernacolo che si scrive , quello della battuta di spirito, che al pisano non
manca e quando ci vuole ce la mette, ma è anche il vernacolo della protesta a
viso aperto o della sottile ironia, quando le cose non vanno come dovrebbero; è
quello tenero e struggente dei ricordi, degli affetti familiari, della
nostalgia per una Pisa che fu grande ed irripetibile.
Anche Renato
Fucini, maremmano di nascita, subì il fascino di questo particolare mondo,
tutto pisano di dire le cose.
Dopo aver
peregrinato per la Toscana, fatta esperienza delle diverse parlate decise di
scrivere I suoi celebri sonetti in vernacolo pisano, dando così il via a una
letteratura vernacola che ha una sua dignità e che pur avendo superato di gran
lunga il secolo di storia è tutt’ora straordinariamente vitale.
Il vernacolo
è un linguaggio che molti pisani ancora sentono sulla pelle e che consente loro
di dire quel qualcosa che hanno da dire nel modo in cui lo sentono e ,lo
vogliono dire…
(Athos
Valori)
Ar vernàolo,
a questa lingua antìa,
io provo a
fanni ‘na radiografia.
Per noi
pisani, tanto pe’ chiarì,
è la parlata
‘he si parla ‘vi
inventata da
noi tant’anni fa.
E ‘n modo
tutto nostro di parlà,
di dì le
‘ose ‘ome le voi di’,
di sputà ‘r
rospo! D’un tenèllo lì!
Io l’ho
‘mparata da mì mà e mì pà
senza
bisogno di stalla a studià :
a me è
bastato di stalli a sentì!
La Ci, come
si sa, si fa sparì’,
ci garba
l’Erre, ‘r Sì si fa sonà’.
E c’è quer
nun so che che ni si dà’!...
Se quello
gliè di ‘vi e ni dà la via
‘un è ‘na
lingua, gliè ‘na sinfonia
. A dà’
retta a ‘n gruppetto di briai
sta per
morì’, ma…nun morirà mai! (Athos Valori)
Questa
lirica, riferita al vernacolo pisano, narra d’ una lingua antica e d’un modo di
parlar chiaro. Il vernacolo si apprende nell’infanzia , ascoltando parlare i
propri genitori. Sue caratteristiche sono la sparizione della lettera C nella
pronuncia ed il rafforzamento della lettera R. Nell’insieme, il vernacolo, ha i
toni d’una sinfonia. Dicono che morirà, ma ciò non succederà mai
Commenti
Posta un commento
Grazie per il tuo commento torna a trovarci su Alessandria post