Il silenzio non sempre è d’oro, di Agostino Pietrasanta
Il silenzio non sempre è d’oro, di Agostino Pietrasanta
Domenicale ● Agostino Pietrasanta
Capisco, un nome che fa Zawiyad Abd Al-Rahman Milad non facilita la citazione, però se si ricorre alla relativa vulgata Bjia, con cui viene designato, la citazione si fa molto più facile. Eppure nessuno dei più prestigiosi quotidiani presenti sul nostro mercato sembra essersi opportunamente e adeguatamente accorto, al netto della mia sempre possibile disattenzione, del personaggio che si porta dietro; nessuno salvo il quotidiano di ispirazione cattolica.
Si tratta di un trafficante di esseri umani e ufficiale della ben nota istituzione che risponde al nome di “guardia costiera libica” ritenuta efficiente strumento di freno e regolamento alla migrazione dei popoli “diversi”. In realtà il Bjia è un feroce e crudele schiavista a cui, da alcuni anni, anche prima dei trionfi leghisti, ma soprattutto dopo, sia l’Italia, sia l’Europa istituzione civile per antonomasia e definizione, hanno riconsegnato disperati innocenti che erano riusciti a fuggire dai lager libici. Costoro sono stati sfruttati in modo inverecondo; hanno pagato per il riscatto dalla schiavitù e grazie agli accordi dei Paesi sedicenti civili col “negriero” sono stati riportati nei posti di un martirio senza fine: altro che a casa loro!
Ora la cosa colpisce in sé e colpiscono le mancate adeguate denunce. Dopo che, alcune settimane addietro, mi è successo di leggere qualcosa al riguardo, avrei sperato un riscontro di generale indignazione; ora mi redo conto che si trattava di speranze senza costrutto. Benché si sia saputo di una missione in Italia e precisamente in Sicilia per trattare dei problemi connessi al fenomeno migratorio e si sia anche scoperto che della missione ha fatto parte il soprannominato “negriero”, nulla è trapelato se non attraverso il quotidiano dei vescovi italiani: quotidiano che non sono uso a celebrare, ma ogni tanto o anche spesso e stavolta, tanto di cappello.
Purtroppo bisogna prendere atto che esistono ben rare sensibilità etiche quando si tratta di banali interessi di bottega a cominciare da quelli connessi al consenso elettorale, nonché a quello economico. La vicenda fa il paio col nostro comportamento nel traffico connesso con la vendita delle armi; Andreotti testimoniava, senza problemi o eccessive “prudenze” che in una occasione tragica in cui a un ambasciatore di nazione straniera aveva espresso solidarietà per lo scoppio di una bomba che aveva provocato alcuni morti nella capitale del suo Paese, aveva ricevuto ringraziamenti, ma anche informazioni di prima mano: la bomba era di fabbricazione italiana.
Ora, Andreotti non c’è più, ma noi, sullo specifico non ci facciamo problema. Dopo l’attacco della Turchia sul fronte siriano, abbiamo deciso di interrompere, assieme a altri Paesi “civili” i contratti per la cessione di Armi a Erdogan. E dunque i contratti futuri; mi chiedo però: e dei contratti in vigore che facciamo? Li vogliamo onorare? Poffarbacco, siamo non siamo persone serie e di parola?
Mi permetto di ricordare una passaggio contenuto in un drammatico discorso di Pio XII, datato pochi giorni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale: “…la politica emancipata dalla morale tradisce quegli stessi che così la vogliono” E non credo si riferisse solo a Hitler, il quale con l’attacco alla Polonia stava per aprire una delle pagine più tragiche e oscure della storia dell’umanità.
Purtroppo la storia non è maestra di vita.
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